CAPITOLO PRIMO

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NOTA

Non fermatevi al primo capitolo, poi diventa più divertente :)

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Quando mi sveglio, l'altro lato del letto è freddo. Allungo le dita per cercare il calore di Prim, ma trovo solo la tela grezza della fodera del materasso. Avrà fatto un brutto sogno e si sarà infilata nel letto della mamma. Ma certo. Oggi è il giorno della mietitura.

Mi sollevo su un gomito. Nella stanza c'è abbastanza luce per vederle. Prim, mia sorella minore, è sdraiata su un fianco, rannicchiata contro il corpo di nostra madre, le guancie vicinissime.

Nel sonno la mamma sembra più giovane, un po' consumata, ma non troppo male in arnese.

Il viso di Prim è fresco come una goccia di pioggia e incantevole come la primula da cui ha preso il nome.

Una volta anche mia madre era bellissima. O almeno così dicono.

Seduto, di guardia accanto alle ginocchia di Prim, c'è il gatto più brutto che io abbia mai visto. Naso schiacciato, un orecchio mozzo, occhi color purè andato a male. Prim l'ha chiamato ranuncolo perchè dice che il suo pelo giallastro ha lo stesso colore di quel fiore. Mi odia. O almeno non si fida di me. Anche se sono passati anni, credo che si ricordi ancora di quando Prim lo portò a casa e io cercai di affogarlo dentro un secchio. Un gattino rognoso, la pancia gonfia di vermi, pieno di pulci. L'ultima cosa che mi serviva era un'altra bocca da sfamare. Ma Prim iniziò a implorare e si mise anche a piangere e dovetti farlo restare.

Alla fine fu meno peggio del previsto. Dopo che mia madre l'ebbe sverminato, scoprimmo che era un cacciatore di topi di prima categoria. Ogni tanto prende anche qualche grosso ratto. Certe volte, quando pulisco la preda, lascio a Ranuncolo le interiora.

E lui ha smesso di soffiarmi contro.

Interiora e niente soffi. È la cosa più vicina all'amore che ci sarà mai tra noi.

Sollevo le gambe dal letto e scivolo direttamente dentro gli scarponi da caccia. Pelle morbida che si è adattata ai miei piedi. Mi infilo i pantaloni e la maglietta, ficco la lunga treccia scura dentro il berretto e prendo la borsa del foraggio.

Sul tavolo, sotto una ciotola di legno, per proteggerlo da topi e gatti affamati, c'è una forma piccola e perfetta di formaggio di capra avvolta in foglie di basilico. È il regalo che mi ha fatto Prim per il giorno della mietitura. Mi infilo in tasca il formaggio e sgattaiolo fuori.

La nostra parte del distretto 12 è detta "il Giacimento" e di solito a quest'ora brulica di minatori diretti al turno della mattina. Uomini e donne con le spalle curve e le nocche gonfie. Molti hanno rinunciato da tempo a grattarsi via la polvere di carbone da sotto le unghie rotte e dai volti rugosi.

Oggi, però, le strade nere sono deserte. Le persiane delle tozze case grigie sono chiuse. La mietitura non inizierà prima delle due. Tanto vale dormire. Se ci riesci.

La nostra casa è quasi sul confine del Giacimento. Devo superare solo qualche cancello per raggiungere lo squallido campo che tutti chiamano "il Prato". A separare il Prato dai boschi, e di fatto a circondare tutto il distretto 12, c'è un alta recinzione di rete metallica sormontata da filo spinato.

In teoria dovrebbe essere elettrificata ventiquattro ore al giorno, come deterrente per i predatori che vivono nei boschi, branchi di cani selvatici, qualche puma, orsi, che in passato minacciavano le nostre strade.

Ma dato che, se ci va di lusso, abbiamo solo due o tre ore di elettricità verso sera di di solito la si può toccare tranquillamente.

Io, in ogni caso, impiego sempre qualche secondo per controllare se si sente o no il ronzio della corrente.

I 74° Hunger Games: GalenissDove le storie prendono vita. Scoprilo ora