CAPITOLO QUARTO

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Dal Palazzo di Giustizia alla stazione il viaggio è breve, non sono mai stata su un'automobile. Nel Giacimento viaggiamo a piedi.

Ho fatto bene a non piangere, la stazione brulica di giornalisti e le loro telecamere simili ad insetti sono puntate dritte sulla mia faccia. Ma ho molta esperienza nel cancellare le emozioni dal mio viso, e così faccio anche adesso. Colgo una mia immagine su un grande schermo televisivo e noto compiaciuta che sembro quasi annoiata, quando in realtà, nel mio petto c'è un tornado di emozioni.

In quel momento vedo Gale, ritto e teso come una corda di violino, gli occhi grigi sono duri e pieni di rabbia, lo sguardo diritto davanti a sè. Non si volta quando gli passo a fianco e non sembra minimamente spaventato dalla presenza di così tanti cameramen. Dov'è finito il Gale spaventato della mietitura?

Finalmente abbassa lo sguardo e i suoi occhi incontrano i miei. Un lieve sorriso compare sulle sue labbra, per poi essere prontamente sostituito dall'espressione arrabbiata di poco prima.

In questo momento penso che Gale ha molte più possibilità di me di ritornare vincitore. Gli anni passati nei boschi a cacciare e a posizionare trappole e la notevole forza sono di sicuro punti a suo favore, una volta catapultati nell'arena. Lo vedo mentalmente uccidere l'ultimo tributo rimasto e ritornare vincitore al distretto 12, ricco e pieno di ammirazione.

Finalmente ci è permesso entrare nel treno. Gli sportelli si chiudono e il treno comincia subito a muoversi. Raggiunge in fretta la velocità di 400 chilometri orari, togliendomi momentaneamente il fiato. Il nostro viaggio verso Capitol City durerà meno di una giornata.

Il treno dei tributi è persino più lussuoso della stanza al Palazzo di Giustizia.  Ognuno di noi ha un suo appartamento,  che comprende una camera da letto, uno spogliatoio e un bagno personale con acqua corrente calda e fredda. A casa non abbiamo l'acqua calda, a meno che non la facciamo bollire.

Ci sono cassetti pieni di vestiti, ed Effie mi dice di fare quello che voglio, di mettere quello che voglio, è tutto a mia disposizione. Devo solo essere pronta per la cena, tra un'ora.

Mi cambio l'abito e faccio la mia prima doccia. È una sensazione bellissima, sembra di stare sotto una pioggia d'estate, solo più calda. Mi vesto infilandomi una camicietta e un paio di jeans.

All'ultimo momento mi ricordo della spilla d'oro che mi ha dato Peeta.  La studio con attenzione per la prima volta. È come se qualcuno avesse modellato un piccolo uccello d'oro e ci avesse posizionato un cerchio attorno, collegandoli solo per la punta delle ali.

Sento un lieve bussare alla porta, poi la faccia di Gale compare nello spiraglio aperto.

-Posso entrare?- chiede.

Faccio segno di sì con la testa e lui si siede sul letto, di fianco a me, dopo essersi chiuso la porta alle spalle.

-Cos' è?- domanda riferendosi alla piccola spilla che ancora tengo in mano.

-È una ghiandaia imitatrice- è una sorta di schiaffo morale contro Capitol City.  Durante la rivolta, il governo della capitale fece allevare vari tipi di animali geneticamente modificati,  da usare come armi. In genere erano definiti ibridi, o ibridume. La ghiandaia chiacchierona aveva la facoltà di memorizzare e riferire intere conversazioni umane. Erano uccelli viaggiatori, e solo i maschi furono liberati nelle regioni popolate dai ribelli. Gli uccelli, dopo aver memorizzato i discorsi, volavano nei centri dove venivano ascoltati e registrati. La gente ci mise un po' a capire come le conversazioni private venissero trasmesse; poi, ovviamente, i ribelli rifilarono a Capitol City una menzogna dopo l'altra, e tutta la storia divenne una barzelletta. I centri furono chiusi e gli uccelli abbandonati a se stessi.

I 74° Hunger Games: GalenissDove le storie prendono vita. Scoprilo ora