CAPITOLO VENTISETTESIMO

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Ibridi. Nessun dubbio in proposito. Non li avevo mai visti, ma non sono certo animali creati dalla natura. Somigliano a grossi lupi, ma quale lupo rimane agevolmente in equilibrio sulle zampe posteriori? Quale lupo usa la zampa anteriore, come se avesse un polso, per far segno al resto del branco di avanzare? Queste cose riesco a vederle da lontano. Da vicino, sono sicura che le loro caratteristiche si riveleranno anche più minacciose.

Cato è andato dritto filato verso la Cornucopia e io lo seguo senza farmi domande. Se pensa che sia il posto più sicuro, chi sono io per mettermi a discutere? E poi, anche se riuscissi ad arrivare agli alberi, per Gale sarebbe impossibile correre più veloce di quegli esseri, con quella gamba... Gale! Ho appena appoggiato le mani sul metallo della coda appuntita della Cornucopia, quando mi ricordo che faccio parte di una squadra. Lui è una quindicina di metri dietro di me, corre più in fretta che può, ma gli ibridi lo stanno raggiungendo. Lancio una freccia nel branco e uno cade, ma ce ne sono in abbondanza per rimpiazzarlo.

Gale mi fa cenno di salire sul corno.
-Va', Katniss!-
Ha ragione. A terra non posso proteggere entrambi. Inizio a salire, arrampicandomi sulla Cornucopia con le mani e coi piedi. Sulla superficie d'oro ci sono striature e giunture cui aggrapparsi. Ma dopo un giorno sotto il sole dell'arena, il metallo è abbastanza bollente da provocarmi delle scottature alle mani.

Cato è steso su un fianco, proprio in cima al corno, a sei metri da terra, e ansima per riprendere fiato mentre vomita oltre il bordo. È la mia occasione per ucciderlo. Mi fermo a mezza via e preparo un'altra freccia, ma quando sto per tirare sento urlare Gale.

Mi volto di scatto e vedo che ha appena raggiunto la coda della Cornucopia e che gli ibridi gli sono alle calcagna.
-Arrampicati! - grido. Gale inizia a salire, intralciato non solo dalla gamba, ma anche dal coltello che ha in mano. Lancio la mia freccia nella gola del primo ibrido che mette le zampe sul metallo. Mentre muore, la creatura si dibatte alla cieca, ferendo inavvertitamente alcuni dei suoi
compagni. A quel punto vedo gli artigli. Dieci centimetri, e affilati come rasoi.
Gale raggiunge i miei piedi e io gli afferro il braccio e lo tiro su. Poi mi ricordo di Cato che aspetta in cima e mi volto di scatto, ma lui è piegato in due dai crampi e, a quanto pare, più
preoccupato degli ibridi di quanto lo siamo noi. Tossendo, grida qualcosa di incomprensibile. Il rumore degli ibridi che fiutano e grugniscono non aiuta.
-Cosa? - gli urlo.
-Ha detto: «Sono capaci di arrampicarsi?» - risponde Gale, attirando di nuovo la mia attenzione verso la base del corno.

Gli ibridi stanno iniziando a radunarsi. Quando sono tutti riuniti, si alzano senza fatica sulle zampe posteriori, il che conferisce loro un inquietante aspetto umano. Hanno tutti uno spesso mantello, alcuni il pelo liscio e lucente, altri arricciato, e i loro colori variano dal nero a una specie di biondo. C'è qualcos'altro in loro che mi fa rizzare i peli dietro il collo, ma non riesco a capire cosa. Mettono i musi sul corno, fiutano e tastano il metallo, raspano la superficie con le zampe e poi si scambiano acuti guaiti. Dev'essere il loro modo di comunicare, perché il branco retrocede come per fare spazio. Poi uno di loro, un ibrido piuttosto grosso e dal pelo biondo morbidamente ondulato, prende la rincorsa e salta sul corno. Le sue zampe posteriori devono essere incredibilmente forti, perché arriva a tre metri sotto di noi, con le labbra rosa tirate all'indietro in un ringhio. Per un istante resta appeso lì, e adesso capisco cos'è che mi ha turbato prima. Gli occhi verdi che mi fissano torvi non sono simili a quelli di nessun cane o lupo o canide che io abbia mai visto. Sono inequivocabilmente umani.

Quella rivelazione si è appena registrata nella mia mente, quando noto il collare col numero 1 ornato di gioielli, e mi rendo conto dell'orribile realtà. I capelli biondi, gli occhi verdi, il numero... È Lux.

Un grido mi sfugge dalle labbra e ho difficoltà a mantenere l'arco in posizione. Ho aspettato a tirare, ben consapevole che la mia riserva di frecce sta diminuendo, per vedere se la creatura è davvero in grado di arrampicarsi. Ma adesso, anche se l'ibrido ha iniziato a scivolare all'indietro, incapace di trovare un appiglio, anche se riesco a sentire il lento stridore degli artigli, simile a
quello di unghie su una lavagna, scocco la freccia verso la sua gola. Il corpo si contorce e cade pesantemente a terra con un tonfo.

I 74° Hunger Games: GalenissDove le storie prendono vita. Scoprilo ora