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Ci sono due cose da tenere a mente: la prima è che Tem Williams ha sempre ragione. La seconda è che tutto ciò che state per leggere è una bugia.


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Silenzio. Sta vivendo l'incubo, di nuovo. Non può essere. Non è mai stato lì. Silenzio. C'è di nuovo qualcuno che si intromette nella sua mente.

Adam apre gli occhi e si ritrova steso sul pavimento del motel. Legno marcito da tempo, sente il tanfo di una stanza chiusa da settimane mentre pian piano riacquista consapevolezza del suo corpo. Dove si trova, dove si trova. Dove cazzo si trova.

Non riesce ad alzarsi, o non vuole, o forse c'è qualcuno o qualcosa che gli ordina di star fermo. Fissa il soffitto e andrà tutto bene. Le ragnatele e le macchie bagnate. Le perdite del bagno del piano di sopra. Ci sarà qualcuno nella vasca da bagno al momento, forse. Forse no. Forse dovrebbe andare a controllare, sia mai che qualcuno si addormenti nella vasca e sprofondi e affoghi e poi darebbero tutti la colpa a lui. Perché lui sapeva, aveva visto le macchie.

Adam mette da parte questo pensiero quando alza le braccia, piano, come se qualcuno lo stesse istruendo sul da fare. Non ha più bisogno di qualcuno che gli dica come fare, ora è esperto abbastanza da farlo da solo. Porta le braccia perpendicolari al corpo, si stiracchia, poi le piega piano e appoggia i palmi sugli occhi. L'ha già fatto mille volte. Da bambino qualcuno gli ha insegnato questo giochino e non ha più smesso. O almeno crede sia andata così.

Adam inizia a premere i palmi delle mani sugli occhi. Una volta ha premuto così forte che non ha visto più niente per qualche minuto. Ecco, non gli andrebbe davvero a genio perdere la vista, altrimenti non potrebbe più guidare. Anche se a pensarci tutto sarebbe molto più facile così. In ogni caso decide di non premere i palmi sugli occhi per troppo tempo.

La prima cosa da fare, se quando ti svegli non hai più ricordi, è il gioco. E questa è l'unica regola che è sempre riuscito a ricordare.

Il telefono squilla per l'ennesima volta mentre Adam toglie le mani dagli occhi.

Vede le costellazioni davanti a sé.

È ora di andarsene.

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Riapre gli occhi e si ritrova al bar del motel. È piccolo e non molto fornito, ma Adam si accontenta. Mentre sorseggia il suo whisky on the rocks cerca di ricordarsi cosa sia successo nelle ultime tre ore. Quando si trovava nella sua stanza non era ancora buio, questa è l'unica cosa che gli torna in mente, a costo di un mal di testa che comincia subito a tormentarlo. Ora saranno le nove di sera e la gente inizia a radunarsi attorno al bar o ai pochi tavoli lì presenti.

Due uomini si siedono sugli sgabelli accanto al suo, e tra un sorso e l'altro Adam riesce a distinguere qualche stralcio di conversazione.

"Non lo scopriranno mai, fidati. Devono ancora fare l'identikit."

"L'identikit? Non c'erano testimoni, o sbaglio?"

"Ogni giornale s'inventa qualcosa," e qui l'uomo fa una pausa, alza le spalle, "Non ci sono giornalisti degni di questo nome a Portland."

L'altro resta in silenzio, e quando il barista gli si avvicina ordina un whisky on the rocks. Adam abbassa lo sguardo sul proprio drink. Oh, stanno bevendo la stessa cosa.

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