𝑡𝑟𝑒

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Prima della seconda fermata Adam scopre che la sua vicina di posto si chiama Julia.

La loro conversazione non inizia in modo casuale o spontaneo, ma più semplicemente la ragazza, che porta con sé una pesante busta di stoffa, alla prima curva lo urta con quest'ultima e Adam, preso alla sprovvista e decisamente sulla difensiva, si volta di scatto con gli occhi sbarrati e i palmi aperti davanti a sé.

"Merda! Scusami," esclama la ragazza, guadagnandosi qualche occhiataccia dei più anziani seduti nei posti più avanti. "Scusa," ripete poi, mordendosi le labbra, con il capo un po' più incassato nelle spalle e la voce più bassa.

Adam si prepara al peggio, aspettando che la ragazza lo riconosca da un momento all'altro come il sospetto omicida, come colui che corrisponde all'identikit di uno degli omicidi da prima pagina, eppure... nulla. Non succede nulla di diverso da come ci si immaginerebbe un incontro casuale su un mezzo pubblico. Ed è solo in quel momento, dopo secondi di interminabile silenzio e occhiate prima preoccupate e poi incuriosite, che Adam nota la busta piena di dischi che la ragazza ora ha apoggiato sulle gambe.

"Li stavo mettendo in ordine alfabetico, non ho molto tempo," precisa lei, prendendo dalla busta un 33 giri di Bobby Darin. "Sono per mio fratello, fa quindici anni tra qualche giorno."

Adam accenna un sorriso, fa per rispondere ma la ragazza lo precede di nuovo:

"Sai, lui vive a West Linn, non è molto lontano ma devo sempre prendere il bus e- ah, perdonami, parlo sempre troppo."

"Beh, io parlo troppo poco," risponde Adam, ancora un po' incerto su come dovrebbe comportarsi, mentre lei gli porge la mano.

"Io sono Julia," esclama.

"Adam," risponde d'impulso, mentre subito una vocina dentro di sé, la voce della sua coscienza, gli grida di star zitto e interrompere quell'imbarazzante conversazione. Che senso ha scappare da un'accusa per omicidio se poi vai a dispensare informazioni personali alla prima sconosciuta di bell'aspetto che ti rivolge la parola?

"Allora, Adam," riprende Julia, interrompendo senza saperlo il suo flusso di pensieri. La ragazza posa il disco sopra la busta, che traballa instabile ad ogni scossone del bus. "Tu invece dov'è che sei diretto?"

"Seattle," Adam esclama la prima città che gli viene in mente per non pensare a quanto sia alto il volume della voce di questa Julia. Almeno la metà dei passeggeri avrà sentito il suo nome, ma una fitta alla testa gli impone di smetterla di preoccuparsi.

"Seattle?" ripete lei, e ci mancava solo che avesse l'abitudine di ripetere quello che le dicono.

Ma Adam si rende conto della cazzata che ha detto solo quando Julia spalanca gli occhi verdi e glieli punta addosso, facendolo subito sentire in soggezione e sotto interrogatorio. Pessima sensazione, vista la situazione in cui si trova.

"Beh, ma questo autobus viaggia solo nello stato dell'Oregon."

"Ma certo," replica Adam, e quasi non la fa finire di parlare, "c'è qualcuno ad aspettarmi da... da queste parti," si mantiene sul vago, e mentre cerca di non andare nel panico lo sguardo gli ricade sul disco che Julia ha preso dalla busta poco prima.

"Allora, a tuo fratello piace Bobby Darin?"

A sentire quel nome la ragazza si illumina, e subito prende il vinile tra le mani, stringendo la copertina rovinata agli angoli.

"Oh no, mio fratello non fa che ascoltare Elvis Presley e Little Richard," e a sentire quei nomi arriccia appena il naso, "Ascolta solo rock'n'roll," sbuffa, come se quel genere musicale nato da pochi anni fosse una specie di insulto.

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