16 - Carioca

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Procedendo con la cernita (che come preventivato è stata assolutamente inutile, e ho tenuto ogni singolo artefatto ritrovato in quelle scatole) ho perso tutta la mattinata.

Inebriato dalla boccata d'infanzia che ho appena preso, decido di uscire per una passeggiata nella mia città natale, come non faccio da un po'.

Anzi, in realtà non sono mai stato il tipo da uscire a camminare e basta. Ho sempre avuto una meta. Stavolta voglio solo godermi il tempo libero, l'ultima oretta prima di sedermi a tavola con mia madre.

Una giornata all'insegna del passato, dopo questa svolta inaspettata nella mia vita.

Prima di mettermi in cammino, controllo l'ora sul telefono.

Mi ritrovo davanti l'ultima applicazione che ho usato, e che ho dimenticato di chiudere.

La chat mostra il mio messaggio, la foto di quel disegno fatto assieme e la scritta "ritrovamenti archeologici". Mostra anche come Kacchan non l'abbia ancora visto.

Gliel'ho inviato senza nemmeno pensarci troppo, anzi, a dirla tutta non mi ricordavo nemmeno di averlo fatto. Chissà cosa penserà quando lo vedrà.

Chissà cosa sta pensando adesso, se anche lui ripensa agli eventi di ieri, o se è talmente impegnato da non darci affatto peso.

Sospiro, mi metto a camminare con calma. Percorro lentamente le strade che conosco da una vita; attraverso il ponticello di legno, passo davanti alla mia scuola elementare, poi alle medie, e mi fermo a salutare la signora del fruttivendolo all'angolo.

Era davvero tanto che non osservavo queste strade, senza correre da un punto all'altro in tutta fretta.

Ogni singolo punto conserva un ricordo, e sono legato a ogni marciapiede e a ogni tettoia, tutto questo è parte di me, e di tutte le persone che hanno preso parte alla mia vita.

Immagino mia madre fuori da scuola che mi aspetta per riaccompagnarmi a casa, e un me di quattro anni che corre da lei.

Iida che arriva primo, come sempre, alle corse di atletica leggera delle medie; lo vedo chiaramente sulla pista.

E sulla via del ritorno vedo Kacchan che se ne va a casa dopo la scuola, di spalle poco distante,  lungo la strada che io ho iniziato ad evitare proprio a causa sua.

Sembra più grande di come lo ricordavo alle medie, forse averlo rincontrato sta distorcendo i miei ricordi. Eppure sembra così reale...

La visione si ferma, si volta verso di me.

E solo adesso mi rendo conto che non è la mia immaginazione a giocarmi brutti scherzi, ma la realtà.

Arrossisco immediatamente, senza un motivo preciso, per la sua sola presenza e per il fatto che lo stavo praticamente fissando da un minuto buono. Si era sentito tanto osservato da voltarsi.

"K-kacchan! C-che ci fa qui?!" Fingo un sorriso disinvolto, cosa in cui sicuramente fallisco, e mi avvicino a lui in fretta.

Con una piega profonda in fronte, lui si limita a fare un gesto alla sua destra. Ma certo, casa sua, proprio quello che stavo immaginando: tornava a casa dopo la scuola.

"Oh... giusto. Scusa."

Non immaginavo che tornasse a casa anche lui, vivendo ora in città. Eppure era piuttosto scontato che ogni tanto tornasse a fare un saluto alla sua famiglia.

Il silenzio fra di noi si fa imbarazzante, abbasso lo sguardo e sento le mie guance colorirsi.

"Ho visto il messaggio." Dice poi, e io impiego qualche secondo a capire di cosa sta parlando. Dopo di che si volta e riprende a camminare. Mi fa cenno di seguirlo con una mano, l'altra in tasca. "Vieni."

Per merito d'un treno • KatsudekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora