23 - Menta

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Mi sveglio con un respiro pieno e lungo, riempo i polmoni e ossigeno il cervello.

Mi stiracchio sorridendo. Alzarsi dopo essersi addormentati con un bacio della buona notte è sempre più bello.

Resto qualche secondo seduto sul letto, gli arti abbandonati e la schiena curva, aspetto le mie terminazioni nervose si colleghino e mi diano l'okay per poter iniziare la giornata.

Quando questo succede, i miei sensi riprendono a funzionare e la mia testa smette di pulsare, il vago ronzio cotonato nelle mie orecchie si spegne.

Barcollo in piedi, seguendo l'unico rumore in casa: Kacchan che mescola il suo caffè.

Il cucchiaino contro il vetro è un suono inconfondibile, cristallino e vagamente allegro, e attrae a sé i miei unici due neuroni già attivi.

Entro in cucina, probabilmente in modalità zombie, con gli occhi ancora semichiusi.

"Buongiorno." Mi saluta Kacchan, dall'altro lato del tavolo, poi sorseggia il suo caffè. Ricambio biascicando un 'buongiorno' con un sorriso.

Se l'ha già girato, significa che quello è il secondo sorso, e quando avrà finito di parlarmi lo finirà in una sola ingollata.

Vagamente soddisfatto della mia attenta deduzione, noto poi qualcosa di strano, mentre attraverso la cucina per prendere un bicchiere d'acqua per mandare via dalla bocca il saporaccio della prima mattina.

La tazzina di vetro contiene del liquido verde. L'ultima volta che ho controllato non era proprio quello il colore del caffè. Sto forse sognando?

"Kacchan?" Chiamo allora, bevendo la mia acqua con disinvoltura. Sì, ho controllato che fosse del colore giusto. Sì, lo è.

Lui distoglie lo sguardo dal giornale, piegato alla larghezza di una singola colonna, e mi guarda in attesa. Su una guancia ha il segno delle pieghe del cuscino. Sono solo troppo intontito per trovarlo buffo o dolce.

"Il tuo caffè è verde." Lo dico con cautela, come se gli stessi comunicando una qualche spiacevole notizia. Una parte di me si chiede se non stia provando a suicidarsi bevendo uno shottino di detersivo.

Lui mi fissa per qualche secondo, le sopracciglia sollevate, poi grugnisce una specie di risata, quasi facendo cadere la bevanda in esame.

"Cazzo, Deku, ma che è quell'apprensione?" Divertito, solleva la tazzina di fronte a me. "Non è caffè, imbecille. È sciroppo alla menta."

Tra me e me, finalmente, qualcosa ingrana. Il colore e la bevanda si incastrano, e la risoluzione di questo bug sembra funzionare per me come un riavvio del sistema.

Ora lucido, sbatto le palpebre più volte, riprendendo il filo della situazione.

"Menta?"

Lui annuisce, facendo girare il liquido. "Sì."

Osservo ipnotizzato la miscela verde compatto.

Okay, sono lucido, ma ancora lento. Non ho ancora fatto colazione. C'è una domanda logica, giusta, e una stupida e inutile.

Indovinate quale chiedo?

"Hai messo il latte?" Beh, che dire. In fondo aveva un fondamento anche quella. Era troppo scuro e uniforme, non sembrava nemmeno diluito.

Lui mi guarda, interdetto. "No."

"L'acqua?"

"No."

Ah. Quindi stava tranquillamente sorseggiando sciroppo concentrato senza fare una piega. Quanto zucchero c'è dentro quella roba? E quanti coloranti, per di più. Improvvisamente, l'ipotesi del detersivo diventa la più vicina alla realtà.

Per merito d'un treno • KatsudekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora