22 - Avances

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"Ah, è vero." Commenta lui, e sento le vibrazioni della sua voce contro la pelle. "Proprio bello."

Rosso come i suoi occhi, balbetto una conferma, cercando di emergere da quella situazione. Non che mi dispiaccia, pensandoci, ma è comunque imbarazzante in luogo pubblico come quello.

È lui a ributtarsi indietro sullo schienale di legno, però, prima che io possa fare qualcosa.

Allunga un braccio verso Yu, che corricchia sui tacchi con un vassoio vuoto verso il bar. Lei, immediatamente chiamata dal suo sguardo, si dirige verso di noi con un estremamente finto sorriso di cortesia.

"Sì?"

"Un caffè." Ordina lui, e lei piroetta via.

Il caffè è un'altra delle cose che mentre per lui sono un'abitudine a me proprio non piacciono.

È troppo amaro, e poi mi rende ansioso e nervoso.

Ciononostante, guardare Kacchan berlo è una delle mie cose preferite del mattino, ora.

A casa, nella tazzina di vetro, se lo prepara da solo, ma si siede comunque al tavolo della cucina per sorseggiarlo in santa pace.

Io allora mi siedo di fronte a lui, senza disturbarlo, e lo guardo. Il fumo della bevanda bollente gli appanna gli occhiali, mentre lui tenta di leggere il giornale attraverso la patina.

Dopo il primo sorso, lo poggia e lo gira col cucchiaino, anche se lo prende amaro, per cinque giri lenti e completi. Batte piano il cucchiaino sul bordo della tazzina, lo appoggia di lato e prende un altro sorso. Poi appoggia il giornale e butta giù il resto del caffè con gli occhi chiusi.

Mi rendo conto di quanto a fondo lo conosca ora, dopo meno di un anno da quando ci siamo rivisti, rispetto a quanto poco avessi capito di lui anni fa, dopo una vita passata crescendo assieme.

Mi chiedo anche se sia davvero necessario osservarlo così attentamente mentre fa qualcosa di così normale come bere un caffè.

Poi mi torna in mente come Yu si fosse persa a guardarlo togliersi gli occhiali.

Una parte decisamente nascosta del mio cervello suggerisce la risposta, cristallina nella mia mente come un'insegna bianco su nero.

Ah. È sexy.

Avvampo immediatamente, ma non posso cancellare quel pensiero, e non posso cancellare il fatto di sapere che è vero.

Qualunque cosa faccia, la fa con una calma mortale, movimenti fluidi e mai di troppo, è semplicemente bello da vedere. Un adone in tutto e per tutto.

Bevuto il suo terzo caffè della giornata, quindi, lasciamo passare ancora qualche minuto, poi ci alziamo per andare a pagare e goderci finalmente la musica da vicino.

In cassa, stranamente, troviamo Yu. Il solito ragazzo, invece, è in giro fra i tavoli. Capita di rado che si scambino le mansioni, forse per cambiare un po'.

Allegramente, ma sempre in modo platealmente finto, ci annuncia il totale, che paga lui dopo aver vinto contro di me un incontro di sasso carta forbice.

Ma mentre lei gli allunga lo scontrino, si sporge pericolosamente in avanti, e il fastidioso rumore del lattice che si tira mi ferisce le orecchie.

"Nè, Katsuki-kun..." Il fatto che di colpo abbia cambiato onorifico non suggerisce nulla di buono. "Mi chiedevo, ecco, se avessi voglia di accompagnarmi a casa dopo, visto che probabilmente farai tardi ad ascoltare il concerto..."

Più che ingelosito, questa volta, sono schifato. Ma come si fa a essere così spudorati?

L'espressione di Kacchan, però, mi preoccupa di più.

Per merito d'un treno • KatsudekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora