Piccolo avviso: questo capitolo è scritto in terza persona, per motivi che vi saranno ovvi a breve. Grazie per l'attenzione, buona lettura.
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La stanza era piuttosto fredda, per essere costantemente tenuta a temperatura controllata e ottimale. Probabilmente a causa di tutto il metallo, del bianco spento delle pareti e di tutto il poco arredamento.
Non c'era nulla di colorato, in tutta la stanza. Le lenzuola grigio-celestine spente, come il cielo prima della pioggia, le persone pallide e smunte.
Una tenda di tessuto bianco separava un letto dall'altro, ma la maggior parte erano tirate aperte, probabilmente per agevolare il lavoro degli infermieri. Nessuno sembrava essere particolarmente infastidito dalla compagnia, comunque, e la maggior parte dei pazienti dormiva beatamente sotto l'effetto di antidolorifici, sedativi, calmanti o effetti collaterali di altri medicinali.
L'unico punto di colore, erano loro due, Bakugou e Midoriya, gli unici in quella stanza coi loro vestiti, e non un camicino blando. Oltre a loro, i capelli verdi e folti di Inko, per una volta sciolti invece che raccolti nel solito chignon morbido, a tingere tutto il cuscino.
Bakugou si sarebbe volentieri alzato da quella sedia. Era lì da diverso tempo, ormai, e non era mai stata comoda. C'erano però tre cose a impedirlo.
La prima, le occhiate che lanciava il personale che entrava occasionalmente per qualche controllo. Lasciavano intendere che non vedevano l'ora di mandarli a casa per lavorare in pace, e se si fosse alzato lo avrebbero preso come un segno di cedimento. Inammissibile.
La seconda, un'altra testa verde e folta dormiva profondamente sulla sua spalla, in un sonno indotto da qualcosa di più potente dei farmaci per i quali dormiva Inko: stanchezza e sollievo, dopo l'iniziale spavento. Il drastico calo di adrenalina nel momento esatto in cui erano entrati in quella stanza, vedendo la donna apparentemente in salute, attaccata solo a macchine di controllo e nulla che dovesse tenerla in vita o darle supporti particolari.
I medici avevano detto che non era affatto in pericolo, e dopo qualche ora in cui sarebbe stata tenuta d'occhio sarebbe potuta tornare a casa senza problemi.
Un piccolo malore causato dall'età, nulla di più.
"Una donna intelligente, sua madre. Le faccia i complimenti." Aveva commentato un paramedico. "Appena ha sentito che qualcosa non andava ha chiamato subito i soccorsi, con calma, ha spiegato la situazione e ci ha permesso di arrivare in men che non si dica, preparati per il caso."
Il sospiro di sollievo di Midoriya, che guardava orgoglioso e sollevato la madre addormentata, aveva espresso tutta la sua gratitudine verso il ragazzo che l'aveva portata in salvo.
"Puoi anche andare a casa, Kacchan." Aveva poi suggerito, dopo qualche tempo passato seduti su due seggioline identiche a fianco a Inko. "Qui va tutto bene. Resterò finché non si sveglia, così la porto a casa. Poi ti faccio sapere."
Ma Bakugou non ne aveva voluto saperne di lasciarlo lì da solo ad aspettare.
Il che rappresenta il terzo motivo per cui non poteva alzarsi.
"Resto. E non fare storie." Aveva sentenziato. E non avrebbe cambiato idea.
Delle linee insolite cominciano ora ad apparire sugli schermi collegati ai sensori sulla pelle di Inko. Bakugou se ne accorge subito, sono ore che le fissa senza che quelle cambino di una virgola. I grafici colorati si muovono più velocemente, le linee basse si alzano un po'.
Un sospiro e un mugugno provengono dalla donna, che inizia a muovere le dita e strizzare gli occhi.
Bakugou affina i sensi, ben attento a cogliere ogni potenziale segno di anormalità in questo risveglio, pronto a chiamare chi di dovere, a segnalare qualsiasi pericolo. Ma fortunatamente, Inko sembra semplicemente svegliarsi da un riposo beato.
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Per merito d'un treno • Katsudeku
Fanfiction✖✖No quirk au✖✖ Deku e Bakugou si rincontrano all'università dopo cinque anni in cui si sono separati, per frequentare scuole superiori diverse, ma Midoriya inizierà a rendersi conto che il suo vecchio amico è molto cambiato. Più calmo e pacato, spe...