26 - Ups

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"Scusa, mamma. Domenica torno sicuramente."

"Sì, sì, tranquillo. Non succede niente."

"Scusa."

"Izuku. Sto bene. Ci vediamo quando torni, non c'è fretta."

Annuisco sconsolato, anche se lei non può vedermi.

"Dai, ti lascio alla tua serata, che Chiyo-san viene a cena tra poco." Continua allora mia madre. "Un bacio."

"Ciao, mamma, buonanotte."

Guardo la chiamata chiudersi, è lei a mettere giù. Sospiro, piuttosto mogio. È passata quasi una settimana da quando si è sentita male, e sono tornato a casa solo una volta, martedì.

Mi sono ripromesso di andare a trovarla più spesso, da quando si è sentita male, per aiutarla nelle faccende e non lasciarla da sola, ma il mio proposito non è durato molto.

La chiamo ogni giorno, e lei mi dice che sta bene, che la fatica più grande che fa è spostare il cesto del bucato e che ha tutti i pomeriggi il club del libro, o la sessione di cucito con le vicine, o le passeggiate con gli amici di quartiere.

So che è vero, e so che ha tanta compagnia, ma non posso fare a meno di preoccuparmi. Sono l'unica famiglia che le rimane.

"Tutto ok?"

La voce bassa e grattante di Kacchan mi chiama dall'ingresso.

Annuisco con una smorfia, ripongo il cellulare in tasca del giubbino mentre lo raggiungo.

"Vorrei essere più presente." Dovrei.

Sono perfettamente cosciente del fatto che nulla mi trattiene dal tornare a casa più spesso, se non tutti i giorni. Tecnicamente, all'inizio dell'anno scolastico il piano era proprio quello.

Il motivo delle mie emozioni negative è proprio il fatto che in realtà mi sento colpevole.

Ovviamente, avevamo preso in considerazione l'opzione di prendermi qualcosa di economico in affitto qui in città, prima di incontrare Kacchan, ma io le ho detto che prendere il treno non sarebbe stato un peso, e preferivo tornare a casa.

So che prima o poi dovrò trasferirmi, non posso vivere con lei per sempre, ma questo non mi fa sentire meno in colpa.

Kacchan mi circonda con un braccio, senza dire nulla, ed è come se intuisse e assorbisse le mie preoccupazioni. Gli sorrido mentre usciamo e lui chiude la porta a chiave.

Appena usciamo, ci troviamo davanti Kaoruko-san, la dirimpettaia, che rientra in casa dopo una giornata di lavoro. Cucina molto nel tempo libero, e spesso ci regala alcuni dei suoi esperimenti, sempre ben riusciti.

La salutiamo avviandoci alle scale, ma lei ci guarda con un sorriso ampio e imbarazzato. Mi rivolge uno sguardo amichevole di saluto, poi guarda Kacchan.

"Bakugou-san, ho visto la tua intervista, che sorpresa! Ho letto il tuo libro almeno tre volte... non mi sembra vero che l'autore viva qua davanti a me!" I suoi occhi brillano mentre parla.

Già, capisco la sensazione.

Kacchan la ringrazia, piuttosto a disagio. Dopo di me, questa è la prima volta che incontra un fan in veste d'autore. È qualcosa a cui dovrà abituarsi, immagino.

"Ecco, speravo di... sì, sai," una risata impacciata le porta via le parole. "speravo di poterne approfittare... per farti qualche domanda, ecco, mi piacerebbe parlarti di alcune cose, ogni tanto. E poi, se potessi firmare la mia copia!" Esclama alla fine, rossa sulle guance.

Kacchan, interessato, accetta. Non credo sia entusiasta all'idea di dare autografi, quanto al sentire l'opinione diretta di un fan oltre la mia. Dopo aver annuito ripetutamente alle rassicurazioni della vicina, che assicura che non sarà un fastidio per lui e che non lo assillerà, usciamo.

Per merito d'un treno • KatsudekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora