XVII

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«Mi raccomando, cronometra. In due minuti salgo e scendo.» dissi sicura a Jungkook, mentre mi infilavo l'imbracatura per l'arrampicata.

Lui mi guardò di sottecchi, pensava non ce l'avrei fatta! Da non credere.

«Hey, non mi guardare in quel modo!» lo ammonii.

«In che modo?» si affrettò a chiedere lui, alzando le mani in segno di resa.

«In quel modo! Tu pensi che io non ne sia capace.»

«No, assolutamente. Sono solo curioso.»

«Mh, ok. Allora facciamo una scommessa. Se ci riesco, tu dovrai fare qualcosa per me, se invece ci metterò più di due minuti, io farò qualcosa per te. - annunciai, porgendogli la mano - Affare fatto?»

Jungkook mi sorrise incredulo, probabilmente anche lui ora mi credeva pazza. Benvenuto nel club.

«Affare fatto.» mi disse infine, dandomi un'energica stretta di mano.

Iniziai ad arrampicarmi molto velocemente, come un piccolo ragno che percorre la sua ragnatela. Paragone disgustoso, ma era così che mi sentivo. Percepivo quella strada come la più sicura, come se fossi stata io a costruirla... probabilmente perché non avevo fatto altro per un mese.

Quando arrivai in cima sorrisi. Quella scena si era già verificata una volta. Io a più o meno quindici metri di altezza e un bel ragazzo che mi aspettava a terra, osservandomi. Era esattamente così che mi sentivo quando stavo con lui, a quindici metri sopra ogni preoccupazione, dolore o negatività. Lassù si respirava un'aria così pura che mi faceva sentire incredibilmente libera.

Ma quello, non era il momento adatto per pensare. Iniziai la mia discesa impiegando tutte le mie forze, ero determinata a portare a termine la mia impresa.

Quando toccai terra mi voltai verso Jungkook, era rimasto completamente senza parole. Aveva gli occhi sbarrati e la bocca spalancata.

«Cos'è quello sguardo allucinato?» gli chiesi.

Lui si affrettò a chiudere la bocca, ma il suo sguardo continuava ad essere terribilmente fastidioso.

Ehi? C'è qualcuno? Terra chiama Jungkook.

Gli sventolai la mano davanti agli occhi, sembrava paralizzato.

«Hai... hai impiegato un minuto e cinquantatré secondi» mi disse sbalordito.

Tesoro, non faccio mai promesse che non posso mantenere.

Ero molto soddisfatta.

«Sicura che non ti abbia aiutato qualcuno al mio posto, mentre ero via?» mi chiese.

«Hey! Mi offendi! È tutta opera mia e della mia forza di volontà.» replicai, facendomi valere.

«Non era mia intenzione offenderti, ma ora che ci penso... Ti è capitato di allenarti con... insomma... qualcuno?» disse passandosi la mano dietro al collo, quasi imbarazzato oserei dire.

Misi le braccia conserte e mi soffermai per un momento a guardarlo, ero compiaciuta e allo stesso tempo divertita dalla sua improvvisa gelosia.

«Che cosa intendi?» chiesi, facendo finta di niente.

«Sai cosa intendo.» mi disse serio.

«No, in realtà credo proprio di non saperlo.» feci spallucce.

Si, era molto divertente prendermi gioco di lui.

Scosse la testa facendo un piccolo sbuffo. Chiaro segno di frustrazione e poco controllo delle proprie emozioni. Quella scena era persino meglio delle serie tv che si guardava Lynda.

Double Life - Jeon JungkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora