England And London

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Mancava poco più di una settimana per il viaggio imposto al principe Spagnolo, che sarebbe dovuto recarsi nella capitale inglese per discutere di diplomazia.
Era sempre stato incuriosito dalla sua fama, dal suo finto fascino finché non mise piede sulla terra Inglese. Sentiva il cambiamento nell'aria, nei movimenti della gente, nelle strutture della città. Mai aveva pensato che trasferitosi per quel poco tempo presso il Regno Inglese si sarebbe innamorato di una città talmente grande, fin troppo per lui che aveva sempre immaginato di odiarla fin dal primo secondo.

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"No ti prego, no"

Le tapparelle venivano alzate con decisione, stesso modo con cui il sole pentrava nella stanza.

"Mi dispiace disturbare il suo sonno principe, ma è stato esplicitamente chiesto da sua Maestà, che la richiede nel suo ufficio con urgenza" Gli disse Edward, il suo maggiordomo, con estrema classe e dedizione.

Era un uomo sulla quarantina, ancora ben piazzato, a cui ormai la vita non aveva niente da dare. La moglie gli era stata portata via in una notte della primavera precedente, insieme al figlio che portava in grembo, Jonathan. Ma ancora, tra i suoi baffi lunghi, si poteva scorgere un leggero sorriso, perché lui invece aveva ancora molto da dare alla vita, anche dal palazzo Inglese, sede dei regnanti.

Il ragazzo, che si era nascosto con la testa sotto il cuscino appena il sole lo aveva disturbato, sbuffò sonoramente prima di mettersi a sedere.

"Ci sarà mai un giorno in cui quell'uomo dorme? Gli fa schifo il sonno!?" Alzò gli occhi al cielo ed uscì dalle coperte, ciò non significava che non era scocciato dal solito comportamento invasivo del padre, ma che rispettava le sue decisoni, come sempre.

Edward cercò di far finta di non aver ascoltato, ma come al solito, adempì al suo compito: "Signore, sa che suo padre non apprezza questi linguaggi"

"Lui non apprezza tante cose." Puntualizzò il giovane principe recandosi nel suo bagno personale.

Già erano entrate -subito dopo che si era alzato dal letto-, le donzelle che si occupavano di riporre in modo ordinato il suo letto e la sua camera.

Il castano si guardò allo specchio, quasi fiero, ma ancora infastidito. Da lì a poco sarebbe arrivato il nuovo regnante Spagnolo per stipulare gli accordi di cui la Spagna aveva tanto bisogno. Era per quello che suo padre lo desiderava, ne era sicuro, ma sapeva anche che il Re detestava aspettare.

Fece un respiro per tentare di calmarsi e sorrise a se stesso allo specchio. La sua vita non era così bella e ricca come tutti immaginavano, ma era composta di ore e ore di preparamento ad essere il prossimo Re, altre a raffinare le proprie conoscenze e il proprio linguaggio ed altre ancora con il padre e i suoi compari, ad "Imparare lezioni di vita".

Se ne ricorda una in particolare, detta da un uomo, il Lord di Cardiff:"Va bene se hai tante corteggiatrici, illudile pure, l'importante è che ne ami una e una soltanto e che quell'amore rinasca tutti i giorni"

Aveva pensato a lungo a quella frase, per molti giorni a seguito dell'accaduto, sempre con qualche alcolico liquido tra le mani mentre respingeva tutti i sensi di colpa.

"Mi voleva, sua Maestà?" Gli sorrise e fece un debole inchino frettoloso, per poi tornare in piedi dritta e congiungere le mani dietro la schiena.

"Si Stefano, ho bisogno di te di sotto, è arrivato il nuovo Re Spagnolo e sembra impaziente, vorrei che tu ti occupassi di accoglierlo e dargli un degno benvenuto"

Detto ciò, il Re Inglese, gli fece un cenno e lo congedò.

Era il solito movimento della testa che stava a dire: "mi fido di te", quasi come se fosse una missione in guerra.

Il ragazzo si girò e chiese alla prima guardia che vide di accompagnarlo dal loro ospite.

Quest'ultimo era ancora davanti alle porte del palazzo che parlava con una delle guardie che lo aveva scortato fino a lì. Dietro di lui Stefano poté vedere la macchina con cui era stato portato allontanarsi e le guardie chiudere le ampie porte del palazzo alle loro spalle.

Fu come un colpo di fulmine, il principe spostò lo sguardo sul nuovo arrivato per scrutarlo, analizzarlo, e l'altro fece lo stesso.

Poi un gran sorriso si fece strada nel volto del Sovrano Spagnolo.

Stefano in quel momento capì perché la frase di Lord Henry non gli quadrava.

Lui non era in grado di amare una donna, non ne sarebbe mai stato capace, ma un uomo, quello si, decisamente.

Così anche sul viso di Stefano spuntò un adorabile e lieve sorriso.

"È un onore rivederla, Sua Maestà" Stefano si inchinò, questa volta in modo più devoto.

"Stefano..." Ridacchiò l'altro, intimandolo a tirarsi su.

"Quasi non ricordavo il tuo viso..." Gli sussurrò, scosso da questo pensiero.

Anche solo pensare di non ricordare quel volto così angelico e bello, gli faceva provare una strana sensazione di rigetto, che preferiva non sentire ancora.

Quasi non ricordava il suo viso, la sua voce, i suoi occhi o i suoi modi di fare, eppure aveva vissuto per anni con quel ricordo sbiadito, sperando di poterlo far tornare più vivido. E mentre Stefano firmava delle carte che il segretario gli aveva mandato, si augurava di non aver più bisogno di un ricordo per tenerlo vicino a sé, ma che potesse averlo davanti ai suoi occhi, perché fosse davvero reale.

"Tutto bene?" Gli chiese il castano mentre lo osservava curioso.

Sascha sembrava essersi perso nel suo mondo.

"Sisi Stefano, tutto bene." Disse deciso, per poi sfoggiare un altro dei suoi sorrisi più belli.

Sarebbe stato un lungo soggiorno, ma almeno avrebbe avuto la giusta compagnia.

Per te insieme ai giardini appena fioriti mi addolorano i profumi di primavera.

Ho dimenticato il tuo volto, non ricordo le tue mani, come baciavano le tue labbra?

Per te amo le bianche statue addormentate nei parchi, le bianche statue che non hanno voce né sguardo.

Ho dimenticato la tua voce, la tua voce allegra, ho dimenticato i tuoi occhi.

Come un fiore al suo profumo, sono legato al tuo ricordo impreciso. Sto vicino al dolore come una ferita, se mi tocchi mi sciupi irrimediabilmente.

Le tue carezze mi avvolgono come i rampicanti i muri all'ombra.

Ho dimenticato il tuo amore eppure t'indovino dietro a tutte le finestre.

Per te mi addolorano i pesanti profumi dell'estate: per te torno a tendere agguati ai segni che precipitano i desideri, le stelle in fuga, gli oggetti che cadono.

-Pablo Neruda

Spazio Autrice.

Eccomi con una nuova storia, di nuovo una Saschefano, mi mancavano.

Dovrei però accennare che questa è altro che una revisione, o meglio dire una rivisitazione, della storia "King of this world" che spero vi piaccia.

𝓖𝓲𝓸𝓿𝓪𝓷𝓲 𝓐𝓵𝓲 𝓟𝓮𝓻𝓭𝓾𝓽𝓮  [𝑺𝒂𝒔𝒄𝒉𝒆𝒇𝒂𝒏𝒐] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora