The Happiest Day

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Il giorno dopo Sascha si svegliò stranamente di buon umore: si era alzato presto egli stesso, aveva aperto le finestre e si era bevuto un caffè ammirando il sorgere del sole. Non era mai successo nel corso della sua vita di svegliarsi così, apprezzando in quel modo la vita. Erano rari i momenti in cui si sentiva così, e tutti lo notavano dal sorriso che si presentava sul suo viso e lo faceva rinascere.

"Riccardo?" Chiese ad una guardia mentre entrava nel salone, sistemando gli ultimi bottoni della propria camicia.

"Si trova nelle celle del seminterrato signore, come avete ordinato."
Sascha annuì, accorgendosi che, esattamente come il giorno precedente, le notizie sull'arresto di Stefano erano ancora al centro dell'attenzione.

Le cameriere e gli altri dipendenti facevano finta di nulla quando passavano di fianco alla televisione, quasi come se le loro orecchie non fossero in grado di sentire. Tutto per compiacere il Re.

"Portatelo qua." Disse il corvino, continuando ad osservare il comportamento degli altri.

"Sentitemi tutti! Oggi avete la giornata libera, andate a divertirvi signori, non lo fate da molto tempo!" Urlò allo staff, che rimase stupito alle parole del corvino. Alcuni addirittura iniziarono a saltare dalla gioia, lasciando qualsiasi cosa avessero in mano.

"Lucas, fai portare qui una macchina, andremo in aeroporto." Affermò subito dopo, per poi prendere dalla tasca il cellulare ed uscire sul balcone. Quel posto gli rammentava Stefano ogni volta che ci metteva piede, gli ricordava quando ci si recavano prima che lui andasse in Germania, ma anche quando erano piccoli.

Digitò il numero del castano e portò il telefono all'orecchio.

"Pronto?" Sentì dall'altra parte.

"Solo pronto?" Sascha si aspettava un saluto più caloroso.

Uno dei motivi per cui era così contento quel giorno, era che aveva ricevuto una chiamata da Giuseppe, dove gli era stato comunicato che era riuscito a dimostrare l'innocenza di Stefano. Il corvino era felice quando aveva sentito la notizia, solo su sarebbe aspettato la candida voce di Stefano a dirglielo.

"Sascha?" improvvisamente il suo tono di voce cambiò, diventò più dolce, soffice. Come se il suo tono di voce fosse comparabile alle carezza che riceveva dal corvino.

"Si, sono io." Rispose lui, con tono rassicurante. "Sto arrivando da te." Disse poco dopo. In quell'istante il suo sorriso divenne ancora più grande. La possibilità di poterlo vedere accendeva dentro di sé un tale desiderio, e la speranze era sempre lì da qualche parte a sostenere quella possibilità.

"Non puoi... Verrò io."

"Ma devo portare Riccardo..."

"Lascia che sia scortato dalle guardie. Sascha lo sai che ti amo, ma non possiamo farci vedere così tanto insieme, altrimenti rischiamo di far capire ag-"

"che stiamo insieme. Ho capito." Completò il corvino deluso.

"Ti vergogni tanto di noi?" Chiese dopo qualche secondo, anche se dato il silenzio che si era imposto tra i due, sembrava esser passata un eternità.

"No. Ma entrambi sappiamo che non possiamo mettere a rischio ciò che abbiamo ereditato. Ciò che siamo. Tu sei il re di Spagna Sascha, ed io d'Inghilterra... Ti sei mai chiesto se sei disposto a rinunciare a tutto questo per me?" Piano piano la voce del castano diventava più bassa, e lui poteva sentire il suo cuore accelerare ad ogni parola. Non avrebbe dovuto aver paura della risposta, eppure la mano tremava mentre sosteneva il cellulare fra le mani.

Sascha era appoggiano alla ringhiera, e guardava la casetta sull'albero con aria sognante.

Non l'aveva mai fatto. Perché era stato cresciuto pensando che sarebbe sempre stato destinato ad essere Re, e aveva paura di rinunciare a quella visione di sé stesso. Aveva altrettanta paura del giudizio degli altri. Cosa avrebbero detto?

Era il motivo per cui lui è Stefano s'immaginavano insieme in un'altra vita, perché in quella presente non esisteva un solo scenario dove loro potevano stare insieme.

Il silenzio era durato fin troppo, perciò non sapendo cosa rispondere, decise semplicemente di essere onesto: "Non ho mai avuto il coraggio di farlo. Una volta però l'ho sognato... Io e te, in un posto lontano, tu che corri verso di me dopo essere uscito dal mare, io che ti prendo al volo e giro con te fra le mie braccia. La verità è che non ho il coraggio di rinunciare a te, ma non riesco nemmeno ad immaginarti tra le braccia di qualcun altro."

Disse, tutto d'un fiato.

"Nemmeno io..." Si limitò a dire il castano, mentre dentro di sé sentiva mille pensieri prendere possesso della sua mente. Avrebbe voluto rispondere  'io si, io ne sarei capace per te.' ma sentire le parole del corvino lo avevano demotivato, e, si rendeva conto che alla fine non erano l'uno diverso dall'altra. Sapevano ciò che volevano, sapevano di amarsi. Sapevano anche che non vivere quell'amore lì avrebbe uccisi lentamente, facendo del loro amore non vissuto il loro unico più grande rimpianto. Eppure non avevano il coraggio di osare.

"Sascha!" il corvino sentì la voce di Alessia farsi spazio nelle sue orecchie. Si girò e la vide avvicinarsi.

"Devo andare." Sussurrò al castano. "Ti chiamerò più tardi."
Chiuse la chiamata e mise il cellulare in tasca.

"Devo parlarti" Disse la ragazza, ponendosi esattamente davanti a lui.

Lui annuì, e le fece cenno di continuare.

"Ho chiesto alle ragazze di riorganizzare il matrimonio per dopodomani. So di non avertelo chiesto, ma abbiamo aspettato fin troppo no?"

Sascha gli leggeva negli occhi l'impazienza di sposarlo e l'amore che provava per lui. Certamente non era lo stesso di Stefano, era più infantile, ingenuo. Infatti lei era forse l'unica ad esserle una persona così vicina e cara, e a non essersi accorta di quello che c'era tra lui e Stefano.
Giulio l'aveva capito, e Sascha sapeva che anche la madre di Stefano lo aveva capito. Alessia però era talmente persa nei suoi sogni e le sue fantasie, che non si era nemmeno accorta di star vivendo nella realtà.

"Dovremmo perlomeno aspettare che arrivi Stefano, sai, è il Re." propose Sascha, rivolgendole un sorriso forzato.

Purtroppo non se la sentiva di far finta che tutto andasse bene, la telefonata di prima non era andata come desiderato e il massimo che riusciva a fare per proteggere la ragazza in quel momento, era fare un falso sorriso.

"Sono sicura che a Stefano la cosa non recherà alcun disturbo. Insomma, l'ultima volta si è presentato all'ultimo minuto." Alessia alzò le spalle, convinta delle proprie parole.

"E poi Stefano arriverà in tempo, non preoccuparti di lui, è in buona compagnia.." Gli disse facendogli l'occhiolino.

Sascha non capì.

"Buona compagnia?" Chiese, confuso.

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Quando Stefano tornò nel suo hotel, la guardia gli disse che aveva ospiti. Il castano lo guardò stranito: non aveva invitato nessuno, e inoltre non conosceva nessuno a Berlino che potesse fare visita.

Per un momento, un solo secondo, il suo cuore aveva perso un battito mentre la mano era appoggiata alla maniglia, perché la mente si era messa ad immaginare che fosse Sascha ad aspettarlo lì.

Le persone spesso pensano che cuore e ragione siano due cose opposte, la verità è che l'una completa l'altra. E mentre il cuore si lascia andare all'emozione, la mente ha già pianificato ed immaginato tutto il resto.

Quando aprì la porta della stanza e vide Kate seduta sul letto, la delusione si fece spazio in lui, e pensò che effettivamente lei era l'ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere lì.

𝓖𝓲𝓸𝓿𝓪𝓷𝓲 𝓐𝓵𝓲 𝓟𝓮𝓻𝓭𝓾𝓽𝓮  [𝑺𝒂𝒔𝒄𝒉𝒆𝒇𝒂𝒏𝒐] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora