Almeno Abbiamo Tentato

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Non c'era tentazione alla quale non potesse resistere quando si trattava di lui. Gli occhi fissi sul tavolo, i denti che mangiavano le unghie e il piede che sbatteva per terra a intervalli regolari rappresentavano la preoccupazione del ragazzo. E come avrebbe fatto a stare seduto proprio di fronte a lui senza fare niente?

Il corvino sbuffò e si alzò di scatto. Stefano non se n'era neanche accorto.

Il ragazzo camminava a passo svelto e deciso, come se il mondo fosse sotto il suo controllo. Si sentiva così quando la rabbia prendeva possesso delle sue azioni.

Sascha mise la mano sulla spalla del Duca che stava parlando proprio con lo stesso cameriere di prima.

"Ci ho messo veramente poco a trovarvi. Possiamo parlare?"
Le intenzioni iniziali di Sascha erano di farlo tornare protestante ma non sicuramente a parole. La sua espressione era estremamente seria, e forse fu per questo che Giuseppe annuì, quasi impaurito.

"Bene."

Sascha fece accennò al balcone, completamente deserto e perfetto per la loro conversazione.

Il corvino si appoggiò sulla ringhiera e prese dalla tasca un pacco di sigarette.
Poi sospirò e ne mise una fra le labbra. Nel frattempo Giuseppe lo osservava, cercando di capire non solo ciò che stava facendo, ma anche che persona era.

"Non ho mai creduto a chi d'improvviso cambia bandiera velocemente. In fondo si deve avere almeno un minimo atteggiamento che mostri di essere predisposti."

"Di quale bandiera state parlando?"
Chiese il Duca allarmato.

Sascha ridacchiò: "In questo caso la bandiera è la religione, ma se preferisce potrei anche suggerire il fatto che lei sia gay. In fondo si vede lontano un miglio."

Giuseppe spalancò gli occhi. Aveva vissuto per anni con l'ansia che lo seguiva proprio come la sua ombra, ma ora era arrivato l'effettivo momento che gli aveva sempre procurato quell'ansia.

Il corvino nel frattempo continuava a fumare, lasciando che il Duca si disperasse. Dentro di sé rideva, ma non voleva dargliela vinta così facilmente.

"Io non sono gay. Sono sposato e queste sue accuse sono di cattivo gusto." Tentò il Duca.

Sascha non riuscì più a trattenere le risate. "Non ho intenzione di minacciarvi, non vi preoccupate. Non sono quel tipo di persona ma in queste circostanze vorrei tanto esserlo. Vorrei anche che lei meditasse su qualcosa... La religione al giorno d'oggi ha poca importanza, soprattutto per un uomo del suo calibro. Insomma lei è... Un Duca, ha una moglie, dei figli e tanto denaro. Non gli manca niente che la religione gli possa dare. Perché perdere tanto? È questo che non capisco."

Giuseppe si calmò dopo le prime parole di Sascha, prima lo stava studiando per capire che tipo di persona era. È vero che le apparenze ingannano perché dal suo atteggiamento e dall'ira con cui compiva ogni suo movimento, il Duca avrebbe giurato che fosse esattamente quel tipo di persona.

Infine anche Stefano sembrava esser stufo della situazione. Non aveva mai deluso il padre così tanto. Eppure ora si ritrovava costretto a mettere piede nella stessa stanza di suo padre, senza nemmeno poterlo guardare negli occhi. Ma più rimandava quel momento, e così diventava anche più lontano il momenti in cui avrebbe superato tutto ciò.

Raggiunse la sala dove il padre passava tutta la giornata. Come se non bastasse, quest'ultimo era solare e contento. Questo rendeva per Stefano ancor difficile confessare il suo fallimento.

"Stefano!" Giulio lo vide entrare e quasi nascondersi dietro una delle colonne.

Il castano non riusciva neanche a fingere un sorriso, ma Giulio ancora non si accorgeva di ciò che stava accandendo.

𝓖𝓲𝓸𝓿𝓪𝓷𝓲 𝓐𝓵𝓲 𝓟𝓮𝓻𝓭𝓾𝓽𝓮  [𝑺𝒂𝒔𝒄𝒉𝒆𝒇𝒂𝒏𝒐] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora