Me Here And You There

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"Avete visto il cancelliere?" Chiese il castano alle guardie, sorgendo a mala pena la testa fuori dalla porta.

Loro scossero la testa, pur non smuovendo un centimetro del resto del corpo.

"Ok..." Si chiuse la porta alle spalle ed iniziò a camminare nel corridoio. "Tornò fra poco." Avvisò alzando la voce mentre si allontanava.

Gli era stato detto che avrebbe dovuto aspettare il cancelliere e che sarebbe arrivato da lì a poco per discutere di ciò che era successo nella maniera più "onesta" possibile.

Mentre ogni piede si abbatteva sul pavimento con decisione per compiere un passo, le sue spalle potevano sentire il vento gelido della solitudine che le accarezzava. Non era abituato a vedere posti così grandi essere talmente deserti. Al palazzo, ogni corridoio era sempre pieno di gente, mentre in questi, più andava avanti e più gli sembrava di essere sperduto in un bosco dove prima o poi l'avrebbero ucciso degli animali selvaggi. Fu costretto a fermarsi d'improvviso quando sentì dei versi provenire dalla sua destra. Il castano si appoggiò con le spalle al muro, sperando di non essere stato scoperto, e poi, con la massima accuratezza, controllò cosa stava succedendo.

Non era niente di stupefacente: due ragazze che si nascondevano in un corridoio appartato per avere un momento privato. Ciò che lo stupì è che lo costrinse a spalancare gli occhi fu l'identità di una delle due ragazze. Infatti una di esse, era proprio la figlia del cancelliere.

Stefano si ritirò nuovamente e ancora nascosto, ridacchiò, cercando di non fari sentire. Proprio in quel momento si accorse che anche lui avrebbe potuto farlo, che c'erano un sacco di cose che avrebbe potuto fare e che, essendo giovane, gli sarebbero state perdonate. Ma lui aveva sempre riconosciuto la cosa giusta da fare, e non era mai riuscito a vincere quella sensazione che lo portava ad essere sempre un bravo ragazzo. Eppure in quel momento in un certo senso se ne pentiva.

"Una vita che non puoi avere è una vita che non ti appartiene."
Una volta lo aveva detto a Sascha, mentre bruciava le lettere scritte per lui. Da quando stava con Sascha però, aveva raggiunto un livello di libertà mai sentito prima. Come se ormai il giudizio degli altri non contasse nulla. Il fatto è che, più è impossibile ottenere qualcosa, e più la si vuole.

Un sorriso le spuntò sul viso pensando al corvino, e decise che forse era meglio andare via prima che venisse accusato anche di pedofilia.

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"Quindi non è di Stefano la firma?"

Giuseppe scosse la testa.

Quando si trattava di riconoscere e confrontare le calligrafie, il duca era più che esperto.

"Puoi dimostrarlo in tribunale?"
Gli chiese Sascha. Un luccichio strano scsturiva dai suoi occhi, tanto che persino Giuseppe era riuscito a percepire la speranza che la sua voce trasmetteva.

"Si, posso." Disse deciso il duca, convinto che sentirselo dire ad alta voce avrebbe calmato il corvino.

"Allora dovrei chiederti un favore..."

"Dopo ciò che ha fatto il Re per me, credo di poter farvi anche più di un favore." Disse indicando l'anello che portava al dito.

Sascha sorrise guardandolo mentre si metteva in mostra. "Dovrai andare in Germania, e testimoniare per Stefano. Ti farò arrivare il vero colpevole poco dopo."

Giuseppe annuì, totalmente d'accordo.

"Bene allora." Disse in un sussurro il corvino. "L'autista ti sta aspettando fuori dal palazzo, ti porterà direttamente in aeroporto."

𝓖𝓲𝓸𝓿𝓪𝓷𝓲 𝓐𝓵𝓲 𝓟𝓮𝓻𝓭𝓾𝓽𝓮  [𝑺𝒂𝒔𝒄𝒉𝒆𝒇𝒂𝒏𝒐] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora