Davanti alla porta della torre c'erano altri soldati in armatura. Vedendosi passare davanti una ragazzina fradicia e in lacrime, sollevarono un sopracciglio, ma non dissero niente e non provarono a fermarla.
Tanto non ci sarebbero riusciti.
Yu corse e corse, sentiva solo la sua paura e il tonfo dei piedi scalzi contro il selciato. In effetti, ora le strade non erano più di terra battuta, ma acciottolate.
Si fermò.
Tirò su col naso.
Si trovava in una via molto grande, costeggiata da palazzi severi con le pareti bianche di mattoni e i tetti e davanzali di legno scuro.
C'era poca gente in giro, come se il posto meritasse silenzio e una certa solennità. D'altronde nella città vecchia abitavano solo i mercanti più ricchi, i signori manciù e gli alti ufficiali cinesi.
Anche i ragazzini che avevano aggredito Yu dovevano appartenere a qualche famiglia importante.
Le immagini di quello che era appena successo la assalirono di nuovo, come un incubo: le mani che la strattonavano, i sogghigni, i denti di lupo.
— Però sei scappata — si disse.
Accelerò il passo e sbucò in una strada ancora più grande, tre o quattro volte l'altra.
Si guardò intorno alla ricerca di qualcuno a cui chiedere informazioni, vide un monaco taoista che chiedeva l'elemosina sul ciglio della strada. Un tipo del genere non le avrebbe fatto troppe domande.
Il monaco era poco più di un ragazzo, e Yu si accorse che al posto dell'occhio sinistro c'era un'orribile cicatrice scura.
— Scusa — domandò Yu. — Puoi dirmi dove mi trovo, e come arrivare ai laghetti vicino alla porta di nord-est?
Il ragazzo puntò su di lei l'unico occhio che ancora gli restava.
— Questa è la via della benevolenza e dell'amore — rispose. — È la strada principale di Canton e taglia a metà tutto il centro, perciò se ti perdi cammina fino a tornare qui e ritroverai subito l'orientamento.
Il monaco non parlava in cantonese ma in mandarino, come le persone istruite. Lei faceva fatica a capirlo.
— Il posto che cerchi è abbastanza vicino, se corri. Prendi la prima strada qui a sinistra e vai sempre dritta.
— Sinistra? — domandò Yu. — Grazie. Vorrei darti una moneta, ma non ce l'ho.
— Non preoccuparti. Vai.
Yu si mise a correre di nuovo, seguendo le indicazioni del monaco.
Arrivò così in un quartiere della città dove c'erano solo pochi palazzi sontuosi, e dappertutto giardini abbelliti da pagode, ruscelli attraversati da ponti di legno, laghetti su cui nuotavano calme le ninfee.
Era tutto così tranquillo che Yu finalmente si calmò, e dimenticò Bai Bai che la aspettava al suo ritorno, e l'aggressione di Huiliang.
Trovò Wei e suo nonno sulle rive di uno stagno. Il vecchio Peng stava seduto su un sasso e sembrava addormentato. Wei invece stava in equilibrio al centro del lago.
Yu strabuzzò gli occhi: riusciva forse a camminare sull'acqua?
Poi notò che la punta del piede appoggiava su un sasso affiorante dalla superficie, mentre l'altra gamba era sollevata, piegata all'altezza del ginocchio.
Il ragazzo fece un salto altissimo, sembrò quasi fermarsi aggrappato al cielo, poi atterrò su un altro sasso.
Yu uscì dal suo rifugio tra gli alberi e si fece avanti. Non rivolse a Wei neanche un cenno di saluto per paura di distrarlo, invece andò dal vecchio Peng e notò che sì, in effetti, dormiva. Gli toccò il ginocchio.
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La più grande
AdventureVerso la fine del 1700, la giovane Shi Yu lavora in una locanda vicino al porto di Canton, nel Sud della Cina. Non sa ancora che il suo destino è di diventare la più grande piratessa di tutti i tempi. (ATTENZIONE: "La più grande" è un romanzo pubbli...