Punzecchiandola con le lance, i soldati costrinsero Yu a sdraiarsi sul pavimento, a faccia in giù, la schiena inarcata all'indietro per via della canga.
Una delle due guardie le si avvicinò per ammanettarla. Non appena si chinò su di lei Yu provò a reagire con una mossa di arti marziali, ma il soldato schivò con facilità quel debole tentativo di attacco.
Le schiacciò la schiena con le ginocchia, le afferrò le braccia e le serrò i polsi nelle manette.
— Non va proprio come ti aspettavi, vero? — sogghignò il Maestro delle Torture. — Il tuo corpo non si muove più come prima. Il tuo qi è addormentato. Ricordatelo bene. Con me le tue arti marziali non funzionano.
Le si avvicinò con un fazzoletto di stoffa.
— Durante l'udienza del processo, ai prigionieri è vietato parlare — spiegò. —
La imbavagliò, poi cominciò a carezzarle il viso con le mani. Erano unte di una crema viscida che le faceva pizzicare la pelle. Bruciava.
Yu cercò di ritrarsi, ma tra la canga e il bavaglio e le manette, non aveva possibilità di movimento.
— Resta ferma — ordinò il Maestro delle Torture. — Tanto te la spalmerò comunque, che ti piaccia o no.
Al termine dell'operazione, Yu fu fatta rialzare e condotta fuori dalla cella, lungo un corridoio poi un altro. Era così debole che uno dei soldati dovette prenderla per un braccio e sostenerla.
Dopo un breve tragitto arrivarono in una sala delle udienze col soffitto retto da colonne. Yu era già stata in quel luogo. Lo yamen del signor Zhang, a Canton.
Alla sua sinistra, una fila di funzionari di grado inferiore stava seduta a terra con degli scrittoi in grembo, mentre sul palchetto in fondo alla stanza un trono ospitava il magistrato superiore. Li Wei.
Erano passati otto anni dall'ultima volta in cui si erano visti, e il tempo gli aveva giovato: si era fatto più forte, il viso aveva perso la delicatezza dell'infanzia ed era vigoroso e affilato.
Indossava una lunga veste di seta blu, e un cappello tondo dello stesso colore da cui spuntava la treccia.
Yu provò un tuffo al cuore, perché nonostante tutto aveva sperato che l'eunuco l'avesse ingannata e che il suo amico d'infanzia non c'entrasse nulla con quella storia.
Era convinta che il legame con Wei fosse impossibile da spezzare. Quando aveva ricevuto una lettera da lui, aveva messo in gioco tutto per accorrere al suo richiamo.
Invece, era stato solo un inganno.
E quando Wei la guardò, a Yu si ruppe qualcosa, dentro. I suoi occhi erano lontani, come se lei non fosse lei, ma solo un'estranea.
— Ho portato la prigioniera — annunciò il Maestro delle Torture con la sua vocetta da bambino. — È la donna che chiamano Lama Volante.
— Lama Volante — mormorò Wei. — Non è stato facile condurti davanti alla giustizia.
Yu avrebbe voluto rispondergli ma il bavaglio glielo impediva. Lottò per ricacciare indietro le lacrime: non avrebbe mai dato a Wei la soddisfazione di vederla soffrire.
Ebbe inizio il processo, uno dei funzionari cominciò a leggere la lista delle accuse a suo carico.
— Lama Volante — disse — è colpevole di atti di pirateria in tutta la provincia di Canton e oltre, sia direttamente che indirettamente, per tramite di quella che viene chiamata Flotta Rossa o Flotta di Sangue. Ha portato il terrore sui nostri fiumi e in mare aperto, attaccando navi di mercanti cinesi, di mercanti stranieri, navi appartenenti a sua maestà il Figlio del Cielo Imperatore della Cina. È accusata di aver saccheggiato villaggi e isole, di aver rubato oro e argento e altre ricchezze. Di aver torturato e assassinato uomini e donne, vecchi e bambini. Si è macchiata di atti di stregoneria, tagliando i capelli a ignari viandanti per rubare loro l'anima. Tali anime sono state usate per riti maledetti e oscuri, contrari alla morale e all'umana specie. Usando la magia ha scatenato tifoni e tempeste sulle nostre coste, producendo danni incalcolabili a navi, porti, e coltivazioni...
Andò avanti così per un bel pezzo, snocciolando la più lunga serie di fantasticherie che Yu avesse mai sentito.
Quando il funzionario ebbe finito di leggere, tacque, e il secondo nella fila cominciò a elencare tutte le testimonianze di mercanti o cittadini comuni che, sotto giuramento, confermavano le accuse precedenti.
Se Yu non fosse stata indebolita dal veleno, legata e oppressa, avrebbe potuto trovarlo addirittura divertente.
Un certo Shao Mengyao della città di Qingdao, ad esempio, raccontava che una notte Lama Volante aveva aggredito sua moglie, Shao Baozhai, per tagliarle una ciocca di capelli. Grazie a questa stregoneria la donna aveva perso ogni voglia di vivere, smettendo di mangiare e bere e morendo nel giro di due giorni. Lama Volante aveva poi intrappolato l'anima della defunta in una delle sue navi, rendendola così imbattibile in combattimento.
Era tutto ridicolo, e tra parentesi, Yu non sapeva nemmeno che esistesse al mondo una città di nome Qingdao. Di sicuro non ci era mai stata.
Eppure Li Wei non disse che si trattava di un'assurdità e restò impassibile ad ascoltare.
Quando il lungo elenco di testimonianze finì, si alzò e decise semplicemente che era ora di pranzo, l'udienza sarebbe ripresa più tardi.
Tutti i funzionari seguirono Wei fuori dalla stanza, Yu restò sola con il Maestro delle Torture e i soldati.
Un servitore portò loro tè e piattini da mangiare, a lei non offrirono nemmeno un goccio d'acqua. Yu aveva sete. Bruciante, assoluta. Ma questo non sembrava importare a nessuno.
Dopo una lunga pausa, Wei e i funzionari ritornarono.
— Maestro delle Torture — disse Wei — secondo l'accusa la prigioniera ha commesso molti crimini e le testimonianze li confermano. Abbiamo anche una confessione?
L'eunuco si prostrò a terra, poi porse a Wei un plico di fogli.
— Certo, signore. Scritta di mio pugno, e da lei controfirmata.
Yu questa volta non riuscì a trattenersi e mugolò: era assurdo, lei non aveva firmato proprio nulla! Nessuno le aveva chiesto di confessare alcunché!
Uno dei soldati la colpì con il manico della sua lancia, per costringerla a fare silenzio.
— Dunque — esclamò Wei. — In presenza di testimonianze, e della confessione della prigioniera che ammette le sue colpe, il caso è purtroppo molto semplice da giudicare. Il sottoscritto magistrato Li Wei della prefettura di Canton condanna la piratessa nota col nome di Lama Volante alla morte per strangolamento.
Yu mugolò, ancora nessuno le prestò attenzione.
— L'esecuzione avverrà nel primo giorno propizio secondo il calendario, vale a dire fra tre giorni da oggi. Per evitare pericoli di fuga, alla prigioniera dovranno essere imposti immediatamente i tatuaggi penali sulla fronte, e data la sua conoscenza nelle arti marziali, manterrà la canga fino al momento della morte.
L'uomo che un tempo era stato suo amico, colui che le aveva dato il primo bacio e per Yu era stata forse l'unica persona nella vita a meritare una fiducia incondizionata e assoluta, la guardò un'ultima volta.
Poi esclamò, semplicemente:
— L'udienza è tolta.
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La più grande
AdventureVerso la fine del 1700, la giovane Shi Yu lavora in una locanda vicino al porto di Canton, nel Sud della Cina. Non sa ancora che il suo destino è di diventare la più grande piratessa di tutti i tempi. (ATTENZIONE: "La più grande" è un romanzo pubbli...