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Erano passati quattro anni da quando Yu si era trovata per l'ultima volta su quel tetto, però ricordava ancora ogni dettaglio: a nord gli appartamenti del signor Zhang, a est la stanza di Wei.

— Per tutti i diavoli — commentò Tigre Scarlatta. — Il tuo amico dev'essere il cugino dell'imperatore...

Yu si affacciò sul grande cortile centrale. Una serva stava curando i fiori, un uomo uscì da una porta a sud ed entrò in un'altra a ovest.

Wei invece non c'era.

E qualcuno aveva tagliato il castagno d'India che coi suoi rami l'aveva aiutata a scendere.

— Non devono vederci — si raccomandò la ragazza. — E non devi uccidere nessuno. Hai capito?

Tigre Scarlatta digrignò i denti.

Saltarono a terra e restarono acquattati dietro un arbusto di mirto crespo, gonfio di fiori viola.

Controllarono che la serva china sulle sue aiuole non si fosse accorta di niente, poi Yu scattò verso la porta più vicina.

Ricordava i lunghi corridoi, le statue, i panneggi di tela, le finestre di carta opaca. Invece, non sapeva più come arrivare fino alla camera di Wei. Procedette a tentoni, aprendo porte e superando salottini, sale musica, stanze private.

Era l'ora del riposo pomeridiano perciò la casa era silenziosa, solo un paio di volte lei e Tigre Scarlatta dovettero nascondersi per evitare qualche servo di passaggio.

A un certo punto si ritrovarono in una grande sala col soffitto retto da colonne. In fondo c'era un palchetto con uno scranno dorato, a lato uno sgabello con uno scrittoio.

— Che posto è questo? — domandò Yu.

— La sala delle udienze dello yamen — rispose Tigre Scarlatta. — È dove il magistrato processa quelli come noi, prima di condannarci a morte. Il tuo amico è un funzionario?

— No — rispose in fretta Yu. — Cioè, sì. Cioè...

Tigre Scarlatta la spinse con violenza, facendola cadere, poi si gettò a terra anche lui con una mezza capriola. Quando si rialzò stringeva in pugno le sue lame lu jiao dao.

Yu impiegò un istante per capire: nella stanza era comparso un uomo. Indossava abiti di seta nera e impugnava una sciabola.

Partì all'attacco di Tigre Scarlatta con una serie di mosse velocissime. Già dopo la prima sequenza di colpi Yu capì che il suo amico non aveva speranze: aveva la forza di una belva, ma l'altro era chiaramente un maestro di arti marziali. In un attimo superò la guardia di Tigre e con un calcio lo spedì lungo disteso sul pavimento, poi gli si avventò contro per finirlo con una sciabolata.

Yu si mise in mezzo, sfoderando la spada, ma non si era mai esercitata davvero con un'arma e lo sconosciuto la disarmò con un unico movimento.

Tentò un affondo e Yu parò incrociando le braccia sotto il polso dell'avversario.

Quello allora si fermò, fece un passo indietro e lasciò cadere la sciabola.

— Shi Yu... Sei proprio tu? Sono Li Wei.

Yu guardò il giovane che le stava davanti, alto e robusto, con due baffetti dritti che gli scendevano fin quasi al mento. Non assomigliava per nulla al ragazzino con cui era cresciuta, che era magro e gentile.

— Non ti ho riconosciuta subito — disse Wei. — All'inizio ho pensato che tu e il tuo amico foste dei ladri, che vi foste introdotti nello yamen per rubare. Per questo vi ho attaccato. Tu... sei cambiata molto, e... Ma la mossa con cui hai parato il mio colpo è inconfondibile: l'Onda che Ferma gli Scogli. Ce l'aveva insegnata il nonno, ricordi?

La più grandeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora