CAP 3

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DAPHNE'S POV:

"DAPHNNEEEEEEE, DAI CHE E' TARDI E ALEX CI STA ASPETTANDO!" urlò mio zio dall'ingresso di casa.

"Eccomi!" affermai andandogli incontro.

Indossavo dei leggins di jeans chiari che fasciavano perfettamente le mie gambe magre, un paio di Vans azzurre, una maglia lunga e bianca a maniche corte con una scritta blu e una borsa bianca. I capelli preferii lasciarli sciolti.

Zio prese in braccio una pianta (il cui nome non ricordo perché aveva un nome alquanto strano), poi la lasciò sui sedili posteriori della macchina, si sedette al posto del guidatore e accese il motore della macchina non appena i sedetti accanto a lui.

"Allora, dove stiamo andando?" gli chiesi durante il tragitto.

"Stiamo andando a casa di Alex.. È rimasto nella casa di  Richard perché Rex non voleva allontanarsi da quella casa.." mi spiegò. "Ecco, siamo arrivati." Disse parcheggiando la macchina davanti alla casa, per poi spegnere il motore.

La casa, esternamente, sembrava diversa, completamente nuova.

Suonai il campanello e Rex ci venne ad aprire.

"Ciao bello!" lo salutai accarezzandogli la testa, ma sembrava che lui fosse più attratto da mio zio che aveva la pianta in braccio. Rex, infatti, lo prese per la giacca e lo trascinò verso l'ingresso della casa.

"Calma Rex! È una pianta, esattamente un ficus benjamin!" si lamentò mio zio.

"Già Rex, è un ficus benjamin!" dissi facendo una caricatura della voce di zio, per poi chiudere la porta e dirigermi anch'io verso l'ingresso della casa.

Percorsi il corridoio ridipinto di un giallo molto chiaro, che illuminava quel piccolo percorso che portava nel soggiorno che aveva anche il ruolo di piccola palestra: c'era un divano di pelle di un marrone chiaro posto davanti ad un mobiletto nero dove erano stati posati dvd, libri e altre cianfrusaglie e, proprio sopra, sul muro, c'era una tv. Tutto il resto della stanza era occupata da attrezzatura da palestra: una cyclette, pesi, tapis roulant e due sacchi da boxe, di cui uno da terra e uno appeso a delle catene sul soffitto.

"Hey!" ci salutò Alex fermando il suo allenamento al sacco appeso dal soffitto, per voltarsi verso di noi e dirigersi dalla nostra parte. Indossava dei pantaloncini ed era a peto nudo, perlato dal sudore che grondava dalla fronte e giocherellando con le fasciature che aveva alle mani.

"Ti ho portati un piccolo pensiero!" disse zio porgendogli la pianta.

"Grazie Christian, puoi poggiarla lì.." rispose Alex segnando una porta lì vicino.

"Allora, avete trovato qualcosa di interessante?" chiese Alex.

"Diciamo di no, visto che QUALCUNO aveva da fare" rispose zio, riferendosi a me e io gli risposi sospirando e scuotendo leggermente la testa.

"E comunque, mentre ero a fare le MIE COSE,  ho fatto delle ricerche su questo presunto fidanzato delle vittima, come ci ha detto la bambina ieri.." Affermai estraendo dei fogli dalla borsa porgendoli ad Alex.

Mentre zio mi diceva qualcosa, notai che, dietro di lui, Rex tirò il sacchetto da boxe da terra per poi lasciarlo improvvisamente e andò a toccare violentemente zio che cadde a terra.

Io e Alex ridemmo per la scena e, mentre Alex aiutava zio ad alzarsi, io mi sedetti sul bracciolo del divano e cominciai a raccontare.

"Il signore in questione si chiama Mark Fischer, è di Vienna ed è un importante imprenditore edile. Si sposò con Kristen Franke, ma il matrimonio è durato solo un anno perché, a quanto pare il signore era un Don Giovanni: pub e ragazze diverse ogni sera. Dopo la separazione, Fischer ha continuato a fare il Don Giovanni mantenendo, però, la moglie. Non ha avuto figli né dal matrimonio né dalle relazioni extraconiugali.."

"Ottimo lavoro!" si complimentò Alex. "Ti meriti una cena" mi disse sorridente.

"U-una ce.." ma fui interrotta da zio.

"Hey hey, pian pianino, eh!" disse ad Alex.

"Zio, mi ha offerto una cena!" mi difesi.

"Non se ne parla!" continuò.

"Sono grande abbastanza per decidere da sola, no?" lo provocai.

"Ma io ti ho.."

"Geloso" gli dissi con un ghigno incrociando le braccia.

"Dai Christian, poi l'accompagno a casa, tranquillo." Intervenne Alex.

Zio si rassegnò e accettò che io uscissi con Alex.

"Allora facciamo stasera e passo io da te alle 20:30?" propose.

"No, passo io dall'ufficio.. Devo lasciare dei documenti.." gli risposi sorridendogli.

"Noooooooooo! Veramenteee? Uscirai con quel figone del tuo collega?" mi disse Charlotte e io accennai un sì con la testa.

Ero con lei al centro commerciale, seduta al tavolino del bar.

"Bene, allora bisogna comprare qualcosa di crino, no?" disse trascinandomi via dal tavolino.

"Ma.. non paghiamo?" chiesi.

"Oh, mi conoscono: sono la figlia del titolare!" mi rispose.

Dopo poco entrammo n un negozio di vestiti.

"Sappi che non indosserò vestiti inguinali!" le dissi e Char mi fece l'occhiolino.

"Ragazze, avete bisogno di una mano?" ci chiese una commessa.

"Sì, ci può far vedere dei vestiti carini, con la gonna corta da sopra il ginocchio e con una scollatura, ma non troppa.."

Un amore inaspettatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora