DAPHNE'S POV:
Il mattino successivo mi svegliai con un profumo di caffè. Mi guardai intorno: quella era la stanza di Alex, non la mia, e tutto ciò che era accaduto il giorno precedente non era stato un incubo. Mi volevo alzare, ma qualcuno me lo impediva. Alex mi teneva stretta a sè, come se volesse proteggermi.
"Alex, Alex.." lo chiamai, e lui aprì gli occhi.
"Buon giorno" mi sorrise
"Buon giorno" risposi.
"Stanotte hai pianto nel sonno" mi disse, prima che gli chiedessi il perchè dell'abbraccio. "Così, per non svegliarti, ti ho abbracciata, ti ho sussurrato che tutto andava bene, che c'ero io con te e ti sei pian piano tranquilizzata. Ti ha fato fastidio?" Mi chiese infine.
"No, è che questo è un sogno ricorrente che mi perseguita: sogno di stare in una stanza buia con una persona a me conosciuta e che mi vuole fare del male, ma non so riconoscere la persona, ma ricordo che, fuggendo, tocco i muri e riconosco che è una stanza della casa di Char" raccontai "Ma tu mi hai calmata" affermai abbracciandomi di più a lui. Sentivo il cuore di Alex battere e lui che mi accarezzava dolcemente la testa.
"Ora è tutto ok" mi disse calmandomi e stringendomi di più a lui.
"Però devi promettermi una cosa" dissi alzando la testa e guardandolo negli occhi. Alex fece un cenno con il capo e capii che dovevo continuare. "Non dire niente a nessuno di questo sogno. Tanto meno a mio zio" lo supplicai.
"Va bene.. ma perchè a tuo zio no? Insomma.. è tuo.. zio e.." cominciò, ma lo fermai.
"Perchè no, Alex" lo supplicai ancora.
"Ok" mi sorrise e mi lasció un bacio tra i capelli.
"Che dici di andare a fare colazione?" Mi propose alzandosi.
"No." Risposi rimanendo a letto.
"Muoviti, dormigliona!" Mi stuzzicò "O devo usare le maniere forti?" Disse venendo verso di me muovendo le dita delle mani.
"Sono svegliaaaa!" Affermai sedendomi sul letto, in tempo per sfuggire al solletico. "Però potresti prestarmi un paio di pantaloni? Di certo non posso presentarmi in mutande con i tuoi in cucina!" Mi giustificai.
"Apri l'armadio. Lì ci sono i pantaloni. Prendi quello che vuoi" disse ucendo dalla stanza e chiudendo la porta.
Sbuffai alzandomi e aprendo l'armadio.
"Mmh, vediamo un po'.. questi no, questi troppo larghi, questi troppo colorati.. ah, ecco! Questi ti piacciono Rex?" Chiesi al cagnolone che era vicino a me. Lui abbaiò e lo presi come un sì.
ALEX'S POV:
Non appena uscii dalla camera, andai in cucina dove mamma stava cucinando la colazione e papà stava leggendo il giornale sorseggiando la sua tazza di caffè.
"Buon giorno, famiglia!" Dissi sedendomi al tavolo.
"Buon giorno tesoro" disse mamma metendomi davanti un piatto di pancakes "Dormito bene?" Chiese tornando ai fornelli.
"Bhè, questa domanda dovrei farla io, visto che siete voi miei ospiti.."
"Benissimo! Ieri sera hai raccontato una barzelletta a Daphne? La sentivo ridere come una pazza!" Rise mamma.
"No signora, suo figlio ha avuto la bellissima idea di farmi il solletico!" Rispose Daphne al mio posto. Mi voltai e la ritrovai sulla soglia della cucina. Alla fine aveva indossato un paio di pantaloncini da basket che indossavo per fare palestra.
Si avvicinò e mi lasciò un dolce bacio sulla guancia e si sedette accanto a me.
"Se ti abbiamo dato fastidio, non lo faccio più e minaccerò Daphne in un altro modo" dissi a mamma, guardando Daph, che rubò un pancake dal mio piatto con la forchetta.
"Hey, il mio pancake!" Le dissi.
"Se vuoi, te ne preparo qualcuno" chiese mamma gentilmente alla ragazza.
"No, grazie signora, faccio colazione in ufficio" disse alzandosi e andando in camera per cambiarsi.
"E tu non vai a lavoro?" Mi chiese papà, interrompendo la sua lettura.
"No, oggi ho il giorno libero, mentre Rex andrà a lavoro con Daphne." dissi portando alla bocca una fetta di pancake.
"Io vado!" Disse Daphne dal corridoio.
"Daph!" La chiamai e lei corse da me.
"Dimmi" disse non appena fu in cucina. Indossava i jeans, la maglia e le converse del pomeriggio precedente.
"Dimentichi qualcosa?" Le chiesi guardandola.
"Giusto! Rex, vieni! Oggi vieni con me a lavoro!" Chiamò il cagnolone.
"Daph.." la canzonai.
"Cosa c'è? Alex, sai che quando sono in ritardo dimentico le cose!" Si lamentò.
Mi alzai da tavola, mi avvicinai a lei, le diedi un bacio a stampo, le sussurrai buon lavoro e le sorrisi.
"A stasera, commissario!" Mi rispose allontanandosi e scuotendo leggermente la testa, per poi uscire di casa.