Parte VI

1K 35 0
                                    

(Martina)

Siamo rientrati da un po' in hotel, ognuno nelle proprie stanze. È stata una giornata tutto sommato divertente, mi sono distratta e ne avevo bisogno ma c'era sempre un problema irrisolto che rimbombava nella mia testa: Daniela. Non si era fatta sentire tutto il giorno, non aveva risposto al mio messaggio e questo stava cominciando ad innervosirmi. Le litigate ci stanno, ma ignorare la persona che dici di amare mi sembra poco sensato. Decido di chiamarla. Avrà sbollito la sua rabbia, spero. Lascio squillare il telefono e attendo; ad ogni squillo la mia ansia sale sempre di più. Non ricevo risposta, mestamente sento la chiamata chiudersi. Sospiro innervosita. Perché deve comportarsi così? Riprovo, i secondi passano, gli squilli si esauriscono di nuovo nel nulla. Sento il groppo in gola fare la sua comparsa, ma non voglio concedermi il lusso di piangere o stare male, non ora, non così. Amo Daniela, davvero. E quando ami qualcuno metti da parte l'orgoglio perché sai che è più importante la sua presenza del proprio ego. Almeno io la penso così, ma forse la cosa non è reciproca. Tento comunque la strada del cellulare, è l'unica che ho: le scrivo un messaggio. È importante per me, è la persona senza cui so di non saper andare avanti, è la prima persona che ho amato davvero, ma adesso è la persona che mi sta ferendo inesorabilmente. Messaggio ricevuto, non ancora letto ovviamente. Lancio via il telefono e mi affaccio alla finestra per prendere un po' d'aria. Talisa è sotto la doccia quindi dovrei star per conto mio per un po'. Non mi va di farmi vedere vulnerabile e non mi va di spiegare nulla a nessuno. Mi concedo a pochi. Anzi mi sono concessa solo a lei, Daniela. Ma adesso che lei non c'è non so cosa fare. Non è di certo la prima volta che litighiamo e non è la prima volta che sento questa sensazione di malessere fisico e psicologico ma adesso è tutto amplificato. E domani cominciano le lezioni. Dovrei restare concentrata e invece sono qui a farmi mille paranoie perché la mia ragazza ce l'ha con me. Ho bisogno di aria, la finestra aperta non mi basta più. Non è ancora l'ora del coprifuoco, posso scendere fuori dall'hotel a prendere una boccata d'aria. Esco dalla stanza di fretta e sbatto contro una figura.

-Cazzo- esclamo.

-Scusa- sento contemporaneamente alla mia imprecazione molto fine. È Gaia.

-Stavo venendo a ridarti il giacchetto- aggiunge lei guardandomi. Scusa Gaia ma adesso non riesco a reggere il tuo sguardo.

-Devo andare- le dico andando via.

-Martina- mi chiama mentre mi allontano. Non posso girarmi, non adesso. Ho bisogno di aria. Corro via per le scale ed esco velocemente dall'hotel. Mi guardo intorno e vedo un po' di gente rilassarsi ai tavolini. Troppa gente per i miei gusti. Mi avvio per la strada, non so dove mi porta ma sentire l'aria fresca mi permette di respirare meglio. Continuo a camminare fino a che non mi ritrovo davanti un parcheggio poco lontano dall'hotel. Mi siedo sul muretto, non c'è nessuno a parte qualche ragazzo qua e là che torna a casa o chi fuma. Mi infilo il cappuccio della felpa e lascio che le lacrime seguano il loro corso. Piango non so nemmeno io perché, piango probabilmente per tanti motivi. Piango per la mia ragazza, piango perché sto per cominciare un'esperienza che so mi cambierà la vita, piango perché mi manca la mia famiglia, mi manca avere un supporto, piango perché voglio essere in grado di cavarmela e di dimostrare di sapercela fare, piango perché ho un carattere complicato e so che avrò dei litigi, piango perché ho solo 19 anni ma non voglio fallire. Piango perché non riesco a controllare le emozioni in questo momento, piango perché sento la pressione, piango perché a volte ne ho bisogno anch'io. Non oppongo resistenza alle lacrime, non avrebbe senso, sarebbe una battaglia persa in partenza. Sento una notifica. Mi scapicollo per prendere il telefono: è un messaggio di Daniela.

"Ti devo parlare" recita.

Provo a ricompormi lestamente, mi asciugo violentemente le lacrime che non smettono di colare e cerco di respirare regolarmente. Sospiro mentre la chiamo, l'ansia mi sta divorando. Sento che accetta la chiamata ma non parla. Restiamo qualche istante in silenzio, io faccio ancora fatica a trattenere le lacrime ma accenno un misero "ciao".

Vienilo a riprendereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora