Parte XIV

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(Martina)


Mi risveglio dal vortice nero in cui sono piombata, senza rendermene conto, trovandomi a respirare nel tessuto della maglia di qualcuno. Mi serve qualche secondo per capire cos'è successo ma realizzo di stare ancora tra le braccia di Gaia, non mi sono mossa e nemmeno lei da quanto riesco a percepire con i miei occhi ancora chiusi e appiccicaticci. Sento la sua mano ancora scorrere di tanto in tanto sul mio braccio, segno che è sveglia. Forse il mio momento di crollo non è durato così tanto. Riprendendo coscienza di me mi si ripresentano anche i sintomi della mia crisi: sembra che il cervello sia pronto a scoppiare da un momento all'altro e faccio fatica ad aprire gli occhi ma è confortante essere stretta a lei. Mi dà un senso di pace e le mie fragilità, seppur palesandosi a gran forza, trovano il modo di ricomporsi lentamente, la sua stretta avvolgente mi lascia un fremito che mi scuote dalle sensazioni nere e mi colora tenuamente l'anima. Dopo tanto dolore, questo suo conforto penetra fin dentro le ossa e mi lascia respirare in pace.

-Ben svegliata scricciolo- mi desta dalla mia quiete lasciandomi un impercettibile bacio tra i capelli. Non le sfugge nulla. In tutta risposta mi stringo di più a lei accucciandomi e vergognandomi di essere crollata in quel modo. La sento ridere leggermente al mio gesto prima di far scivolare le sua dita sul mio palmo, quello sano. Non credo si sia accorta della mia destra gonfia. Buon per me. Alzerò lo sguardo prima o poi, ma non ancora, sto ancora troppo bene così, chiusa in lei, per emergere nel mondo reale, quello che mi ha preso a pugni ripetutamente in queste ultime ore.

-Se mi dai cinque minuti ritorno subito da te- mi dice Gaia spostandosi e rompendo, mio malgrado, il contatto tra noi. Avrei gradito restare così com'ero ma lei non era d'accordo. Mi lascia un bacio veloce sulla fronte e fugge via, mollandomi confusa. Torna qui ti prego. Ho bisogno di sentire ancora quel calore e quella sicurezza che esprimi. Passano pochi minuti e vedo la sua testa far di nuovo capolino nella mia stanza con un panno in mano e riprende la sua posizione sul mio letto.

-Dai a me- eh? La guardo confusa. La guardo per la prima volta negli occhi da quando è entrata. La guardo e non posso non notare il suo sopracciglio leggermente inarcato e quell'espressione seria sul suo volto. I suoi occhi non si staccano dalla mia figura nemmeno per un secondo, come a non volermi perdere d'occhio e perdo un battito quando mi prende la mano.

-Ahia- mi esce spontaneo. Oh. Ecco a che si riferiva.

-Dobbiamo disinfettare Marti. Vieni- mi trascina in bagno. Sì, mi trascina perché sono praticamente un'ameba in questo momento. Potrebbe fare qualsiasi cosa e io non avrei la testa per oppormi.

-Pizzicherà- mi avvisa lei mentre comincia a pulirmi le nocche. Sono minuti dolorosi, lo ammetto. Quei taglietti infami fanno un male atroce e qualsiasi cosa stia facendo alla mia mano mi provoca bruciore.

-Cazzo- mi ritraggo ma lei mi tiene ferma.

-Non ti azzardare- mi bastona di rimando continuando nel suo lavoro. Tono secco di chi non accetta obiezioni. Meglio ascoltarla. La lascio finire chiudendo gli occhi. Il mal di testa non mi ha ancora lasciata in pace e la mia semi conversazione con Daniela, per quegli sprazi che ricordo lucidamente, ritorna a importunarmi come una cantilena fastidiosa nel mio cervello. Il mio soliloquio viene interrotto da un impacco ghiacciato che sento sulla mano e che mi fa saltare sul posto. Da dov'è uscito?

-Tienilo lì e non voglio sentire storie. Chiaro Beltrami?- è una domanda retorica, lo so ma annuisco lo stesso. È leggermente autoritaria quando vuole. Giusto un pizzico.

-Mi ha mollata- sputo fuori di getto e senza pensarci quando torniamo sul letto, ancora una di fianco all'altra mentre guardo il muro davanti a me, impassibile all'apparenza. L'ho detto e mi viene il groppo di nuovo perché esternandolo a voce alta realizzo che è successo davvero.

Vienilo a riprendereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora