Parte XIII

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(Martina)

Sapevo che avrei ceduto per prima. Stavo solo domandandomi quanto effettivamente avrei potuto resistere prima di fare la cazzata della giornata. Almeno una al giorno è d'obbligo, altrimenti non posso ritenermi soddisfatta. E quella di stamattina è davvero una grande cazzata. Stanotte ho dormito malissimo, con mille pensieri che frullavano nella testa senza trovare un senso logico esatto per me e senza nessuno con i quali condividerli. Due persone continuavano a tormentarmi, una in positivo, l'altra da farmi sentire male. Gaia e Daniela. Sempre loro. Ammetto che senza la presenza del mio capitano avrei avuto molte difficoltà a cenare ieri e a provare a riprendermi dalla sconfitta in puntata. Mi è stata tutta la sera accanto tenendomi d'occhio e facendomi ridere. Ma la notte è un'altra cosa. La notte è un disastro perché lei non c'è e tutto ciò che porta di positivo con la sua presenza si affievolisce lasciando spazio ai miei pensieri che ritornano violentemente in prima linea come uno schiaffo in piena faccia. Uno schiaffo che adesso porta il nome di Daniela. La mia ragazza? Chi può dirlo. È passata una settimana ormai e da lei non ho ricevuto alcun segnale. E da imbecille quale sono ho pensato bene di farmi viva io, mandando a puttane tutta la forza d'animo che avevo avuto negli ultimi giorni. Avevo l'esigenza di sapere, sentivo la necessità di capire di quanto tempo avesse ancora bisogno prima di chiarire. Il tempo passato a contrastare la voglia di riavere la mia ragazza accanto e l'orgoglio personale è andato a rotoli nell'istante esatto in cui ho aperto gli occhi stamattina dopo una nottata di arrovellamenti mentali. Dovevo capire e la situazione si era fatta insostenibile per me. Con quel mio semplice "Ciao. Volevo solo sapere di quanto tempo avessi ancora bisogno" sapevo che avrei rovinato tutto. Ma sono un disastro e non ho potuto farne a meno. Il problema è che quando amo lo faccio davvero e questo stato di limbo perenne mi sta mandando al manicomio. Reggere ancora una condizione del genere non può essere per me possibile. Messaggio semplice e coinciso, messaggio che sapevo avrei potuto evitare, fregandomene e facendomi una vita senza aspettare gli altri, senza mettere prima lei di me, ma messaggio che in cuor mio sapevo di dover inviare perché i miei nervi avevano ormai raggiunto il limite e perché la mia storia con lei non è una sciocchezza da mandare a monte in un batter d'occhio.

In attesa di una risposta, se mai dovesse arrivare, opto per una doccia, con l'intento di sciogliere la mia irritazione e ripulire le mie paure e le mie angosce con gli scrosci d'acqua. Ma nulla avrebbe mai potuto prepararmi agli eventi successivi e di questo, in cuor mio, immaginavo già. La mia sensazione era decisamente nera. Il suono del cellulare mi porta a lanciarmi in stanza e acchiappare quel dannato aggeggio come se fosse l'unica cosa che mi permettesse di respirare in quel momento. Vedo la notifica che volevo, quella che aspettavo, quella che ho bramato per una settimana, vedo finalmente il suo nome. Ma quello che vedo dopo è il cuore distruggersi davanti ai miei stessi occhi come mai avrei creduto fosse possibile. Tutto mi sarei aspettata ma mai avrei immaginato di vedere tra le altre quelle maledette parole: "sarà difficile per entrambe, ma credo che sia meglio chiudere qui". Avevo sperato e creduto per tutta la settimana che sarebbe stato un litigio passeggero, che in qualche modo lo avremmo superato. Ma quella scritta rimbomba amplificata nella mia testa come un martello, come se mi stesse urlando quelle frasi dentro le orecchie con un megafono e sento gli occhi pizzicarmi con fastidio mentre freneticamente provo a chiamare più e più volte il numero di quella che dovrei adesso considerare la mia ex.

È un gioco? Deve esserlo per forza. Non può succedere davvero. Non senza una spiegazione. Non così. Sento come se stessi per esplodere in un vortice senza uscita prima di disintegrarmi e non esistere più. E la sensazione pressante sul mio cuore di un massiccio troppo pesante da sopportare aumenta man mano che Daniela evita le mie chiamate. Due anni buttati via? Non può farlo davvero. Sono in confusione, non ho pensieri connessi mentre le scrivo faticosamente di richiamarmi, mentre le chiedo se mi ama, mentre butto fuori qualsiasi cosa che sento senza che effettivamente abbia un controllo su quello che dico. Tutto in cinque minuti. Tutto all'aria come un bolla di sapone che inevitabilmente scoppia senza lasciare traccia di sé, se non un'umidiccia, invisibile scia che ti fa scivolare se non presti attenzione. Così mi sento scivolare io, senza possibilità di agganciarmi a qualcosa. Senza un sostegno pronto a reggermi, senza aver prestato attenzione a quella corda sulla quale camminavo e che mi sentivo farsi sempre più sottile  mandandomi nel vuoto. Ai miei messaggi confusionari lei mi distrugge ancora e ancora con quel "non provo più quello che provavo prima. Avresti dovuto mancarmi ma non è successo. Non voglio continuare più. Non posso. Sarebbe sbagliato nei tuoi confronti". No Daniela. Sbagliato è quello che stai facendo tu. Con un messaggio sta gettando via ogni cosa. Un messaggio? Questo è quello che sono stata per lei. Nemmeno il coraggio di dirmelo in faccia. In una settimana ha cambiato i sentimenti per me? Non ci credo. Non posso farlo. Follia.

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