Parte IX

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(Martina)

Ormai non mancava molto all'ora di cena: la scorsa ora l'ho passata a strimpellare con la chitarra e a ripensare al foglietto di Gaia. "Me ne offri una", leggevo e rileggevo. Cosa avevo io da incuriosirla? Lei ne ha tante. Sicuramente è bella. Porco cane se lo è. Bella nel senso più intenso e profondo del termine: non è un semplice aggettivo con lei. I suoi occhi sono magnetici, il suo corpo è da far girare la testa a chiunque, la sua voce è paradisiaca e poi quando sorride si illumina ancora di più; ogni cosa su di lei risalta e urla di meraviglia. Ahimè gli occhi ce li ho anch'io e non notare la sua bellezza sarebbe decisamente da ipocriti. Eh sì, l'ultima ora l'ho passata con questi pensieri, alternati a Daniela. Sono così diverse loro due. Dio Gaia quando entra in stanza porta allegria, mette di buon umore, sorride, gioca, scherza, parla con quel suo modo strano ma che ti attrae, riesce a mettere a proprio agio chiunque, o quasi. Daniela la conosco da un bel po', bellissima, affascinante, quando vuole sa essere dolce ma ciò che mi rimbomba nella testa non sono i suoi pregi adesso: mi viene in mente soltanto la nostra litigata. Direi che è il momento di smetterla di arrovellarmi il cervello e un certo brontolio mi riporta all'unica cosa che non mi tradirebbe mai nella vita: il cibo. Noto che Talisa non è ancora rientrata, beh la ritroverò giù a questo punto. Come stamattina, c'è ancora poco movimento nei pressi del ristorante ma alcuni compagni sono già lì, intenti a raccontarsi la giornata. Decido di unirmi a loro e socializzare un po'. Il caos a cena era abbastanza prevedibile, ognuno raccontava ciò che gli era capitato durante il giorno e si percepiva allegria e gratitudine per quella grande opportunità. Tra racconti e impressioni il tempo sembrava volare davanti a tutto quel ben di Dio pronto per noi.

Non mi sono dimenticata di Gaia, è lì che parla con tutti, lontana da me, ma quando ha fatto il suo ingresso in sala con Giorgia ha puntato il suo sguardo su di me e mi ha sorriso timidamente. Ogni tanto si volta a guardarmi, come per assicurarsi che stessi lì. Beh forse allora è arrivato il momento di offrirti quella sigaretta Gaia. Quando incrociamo di nuovo gli sguardi (sì, la sto guardando, lo ammetto) dico "vieni?" sperando che capisca in quella confusione. Mi guarda stralunata, sa che voglio dirle qualcosa, ma non capta. Ha un'espressione adorabile sul volto. No Martina finiscila. Scuoto la testa sorridendo e provo a gesticolare un qualcosa che dovrebbe significare un "seguimi" mentre mi alzo e mi avvio fuori dal ristorante fermandomi sulle scale vicino l'ascensore, le stesse di ieri sera. Non passa molto che noto una chioma sbucare dall'interno della sala e la figura guardarsi intorno.

-La vuoi questa sigaretta?- intervengo spaventandola. Si gira di scatto verso di me portandosi la mano sul petto in maniera teatrale.

-Mi hai fatto prendere un colpo- commenta.

-Per così poco- dico mentre si avvicina.

-Allora?- continuo tirando fuori il mio pacchetto.

-Vieni, ti porto in un posto- mi risponde e si allontana verso l'uscita.

-Cosa sei Maps adesso?- la prendo in giro.

-Non sei divertente-

-In realtà sono uno spasso- riprendiamo le battute che ci siamo scambiate ieri a parti invertite e si crea subito tranquillità tra noi. Non so dove stiamo andando, mi limito a seguirla fino a che non la vedo fermarsi davanti un cancello chiuso.

-Mi vuoi imprigionare?- dico non capendo cosa vuole fare. E poi come ha trovato questo posto?

-Zitta e dammi una mano- intima lei e la vedo salire su un muretto pronta a scavalcare quel cancello.

-Che cazzo fai?- è impazzita?

-Non dire parolacce- non sembra minimamente toccata dalla mia preoccupazione, anzi mi redarguisce sul mio linguaggio. Roba da matti.

Vienilo a riprendereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora