Arrivammo e Parigi e salimmo sull'auto che ci avevano preso per arrivare nell'ufficio.
J: hai intenzione di ignorarmi per tutto il tempo?
C: si...
J: ti sfido.
C: perché?
J: perché dobbiamo lavorare insieme e condividere la stessa camera d'hotel.
C: cosa?! Perché la stessa?! Non potevi chiedergliene due?! Ma poi perché in hotel?! Per sei mesi?!?
J: non ho deciso io.
C: e io ci credo.
J: te lo giuro.
Arrivammo in ufficio dove ci spiegarono le cose essenziali, tipo gli orari, le cose da fare, l'hotel e poi ci diedero l'indirizzo e la macchina. Hotel Ritz.
Era molto bello. Entrammo e il ragazzo all'hotel ci guidò in camera. Era enorme! Gigantesca, penso la più grande in cui sia mai stata in vita mia. Io e Jaden sistemammo le valigie dopodiché andammo a fare un giro per la città. Visitammo il Louvre. E poi tornammo in Hotel.
La sera saremmo andati a cena con tutti i colleghi. Eravamo tutti abbastanza eleganti. Io avevo un abito di pajettes lungo e molto morbido mentre Jaden aveva uno smoking classico.
A cena c'era un ragazzo che continuava a fissarmi. Era Russo ma parlava inglese abbastanza bene. Jaden continuava a fulminarlo con gli occhi, ma lui se ne fregava.
Arrivò la fatidica domanda da parte della moglie del capo dell'azienda.
"Ma voi da quanto state insieme?"
Stavo per rispondere quando Jaden mi precedette.
"Da un paio di anni ormai...."
Disse, sapendo che non avrei mai replicato per la mia timidezza. E infatti mi limitai a sorridere e annuire.
La sera tornammo in camera e ci addormentammo senza nessuna complicazione. La mattina ci preparammo e andammo al lavoro.
J: non vanno bene questi armadi... non stanno bene con il resto della stanza!
Sbuffai.
C: sono quelli che ci stavano meglio
J: allora forse è il caso che ci ripensi, e fai qualcosa che sia in linea con la stanza che ho progettato.
C: potresti anche fare la stanza rispetto ai mobili che ho disegnato...
J: oh mio diooo... la stai paragonando alla nostra storia?...
C: esatto... sei sveglio!
J: sei simpatica!
C: molto.
J: non ce la faccio! Mi stai tirando fuori!!! E vuoi sapere perché ti ho mollato?!
C: forza sputami la merda di verità in faccia! Non aspetto altro.
Si avvicinò a me e era a pochi centimetri dal mio viso
J: perchè sei difficile ragazza! Con una qualsiasi altra ragazza sarebbe molto più facile. Motivo per cui stavo con Cynthia. Tu sei strana, difficile, complicata, alle volte incomprensibile però non so perche m-
Si fermò di colpo.
C: perché ti attraggo? Io lo so il perché. Lo so benissimo.
J: ti prego...
Stavo ormai sussurrando sulle sue labbra, continuando a sfiorarle.
C: perché sono l'unica con cui provi certe sensazioni che non ti sai spiegare neanche tu.
Aveva gli occhi chiusi, sembrava pendere dalle mie labbra.
J: più è difficile da scartare, più è speciale il contenuto.
Questa era la frase che gli aveva detto la nonna al telefono.
C: ora, quando mi rivorrai, ti manderò a cagare. Perché tu non puoi capire cosa mi hai fatto passare.
J: ti prego... io ho bisogno di te....
Aveva gli occhi chiusi. E teneva salde le mani sui miei fianchi.
C: oh no... ti meriti di capire che cazzo mi hai fatto...
Avevo il controllo e mi piaceva.
J: cosa ti ho fatto... ho bisogno di sentirti sulle mie labbra
C: mi hai fatto soffrire. Mi hai fatto licenziare. Notti intere a piangere sulle parole della tua cazzo di canzone.
J: ti prego sbabbi... perdonami.
C: ci penserò.
Mi staccai e tornai a lavorare. Aveva un'espressione distrutta.
Dopo l'intensa giornata di lavoro tornammo in hotel e ci preparammo per andare a cena insieme da soli sta volta.
Andammo in un ristorante carino. Dopo aver cenato andammo in centro a fare un giro. Ero felice. Per la prima volta dopo tanto tempo, mentre camminavamo attraverso quelle che ancora piene di vita sorridevo e scherzavo con un ragazzo che mi aveva stravolto la vita. Ci fermammo a prendere il gelato.
J: gusto?
C: stracciatella e Fragola...
J: che schifo mio dio!
Fece finta di vomitare ma lo spinsi dentro.
Dopo alcuni minuti tornò fuori con due coni.
C: tu che gusti hai?
J: vediamo se indovini...
Mi avvicinò il gelato e assaggiai i gusti uno alla volta.
C: mmm cioccolato... e che schifo, dimmi che non è il pistacchio....
Lo vidi sorridere e annuire.
Andammo a sederci su una panchina e mentre mi gustavo il mio gelato Jaden continuava a rompere.
"Ma come lecchi bene...."
E io lo spingevo delicatamente giù dalla panchina. Ridevamo e scherzavamo proprio come un tempo.
Mi piaceva ridere con lui. Mi piaceva stare con lui. Mi piaceva lui. Anzi no non mi piaceva, io lo amavo da impazzire...
Tornammo in Hotel e ci mettemmo a letto. Sta volta abbracciati. Più vicini. Più felici