CAPITOLO 4

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Mi sto truccando quando Anna entra nella mia stanza. Mi informa della cena di lavoro di stasera e poi se ne va. Oggi mi ha promesso di spiegarmi tutto, dal orario della colazione a quello della cena. Apro l'armadio e mi metto una gonna nera che arriva a metà coscia, un maglioncino lilla e un paio di stivaletti neri. Prendo il telefono e richiamo Rosm. Non capisco perché non mi ha risposto e neanche richiamato. Risponde al terzo squillo.

<Pronto?> dice una voce assonnata dall'altra parte.

<Rosm, sono Jane. Mi vuoi dire che succede?> appena sente la mia voce, fa cadere qualcosa o cade proprio lei dal letto. Riesco solo a sentire un susseguirsi di rumori.

<Niente. Scusa per ieri, ma ho avuto molto da studiare e oggi ho il test di biologia.> dopo aver detto ciò chiude la chiamata ed io rimango come una scema. Se non la conoscessi direi che mi sta nascondendo qualcosa. Lascio il telefono e scendo per la colazione, sto andando verso la cucina quando una voce, la sua voce mi blocca.

<Dove stai andando?> mi volto e lo vedo. Indossa una camicia bianca e dei pantaloni scuri. Rimango a fissarlo fino a quando non mi piazza la mano davanti la faccia e la muove.

<Si, beh io sto andando in cucina. Per fare colazione.>

<Cosa ti fa credere di dover fare colazione in cucina?> ma stiamo scherzando? Ieri mi hanno fatto fare lì colazione e oggi si preoccupa di dove io la debba fare. Patetico.

<Beh, forse il fatto di averla fatta lì ieri.> non mi risponde, ma aspetta che lo preceda. Cammino lentamente e quando sono avanti a lui sento i suoi occhi che mi scrutano con insistenza. Pare che voglia studiarmi attentamente. Facciamo ingresso assieme e ci andiamo a sedere.

<Stasera verranno i Taylor ed i Martinez per una cena di lavoro. Naturalmente non ti presenteremo ancora come la fidanzata di Damon.> io rimango ad ascoltarlo, ma non spiccico nemmeno una parola. Rimango silenziosa per un bel po', però poi mi viene in mente una domanda da fare.

<Signor Parson, volevo chiederle se potevo ritornare in quella stanza piena di libri.> non c'è niente da fare e l'unica cosa che posso fare per non tagliarmi le vene dalla noia è leggere.

<Certo, puoi andarci quando vuoi e poi ti prego di chiamarmi Richard.> finisco di mangiare e vado in quella camera. Predo lo stesso libro di ieri e continuo a leggerlo seduta sul divanetto. Finisco tre capitoli e poi lo rimetto a posto. Certo mi piace leggere, ma non posso leggere solamente. Improvvisamente lo sguardo va verso il bellissimo pianoforte nero. Mi siedo sullo sgabello e lo apro. Osservo attentamente i tasti bianchi e poi quelli neri; lentamente inizio a pigiarli con delicatezza, sperando di non farmi sentire. Alle medie imparai a suonare una melodia ad una mano, ma non so neanche se me la ricordo. Inizio a premere i tasti e mi rendo conto di non averla scordata. La porta viene aperta da Damon, che mi fissa. Sinceramente mi irrita questo suo modo di fare.

<Sai suonare?> dice appoggiato allo stipite della porta con le mani nelle tasche dei pantaloni.

<No, ecco, in realtà non lo so fare.> mi vergogno così tanto. Ora penserà chissà cosa. Vedo che viene verso il pianoforte e si siede affianco a me sullo sgabello. Inizia a suonare una melodia bellissima. Rimango lì ferma ad ascoltare quel suono angelico. Il mio sguardo punta prima sulle sue mani che si muovono perfettamente asincrone e poi sul suo volto, tremendamente concentrato a ricordarsi quali note suonare. La melodia finisce ed io gli devo sembrare un pesce fuor d'acqua.

<Sei bravissimo. Dove hai imparato a suonare così?> lui mi guarda. Abbasso la testa, non voglio che mi guardi arrossire. Sono sempre stata molto timida.

<Ho imparato a nove anni e da quel momento in poi non ho più smesso.> lentamente mi prende la mano destra e l porta sulla tastiera. Io lo guardo confusa e lui mi intima ad imitarlo. Lentamente mi insegna la scala, gli accordi e gli arpeggi. Non è molto difficile, serve solo tanta tecnica. Dopo aver finito si alza bruscamente e se ne va. Io rimango stupefatta dal suo cambiamento di umore. Mi alzo anche io e scendo giù in cucina da Anna.

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