Loren, Nate ed io stiamo piangendo come dei disperati: essendo minorenne, verrò affidata ad un orfanotrofio anche lontano da Los Angeles.
All'età di dieci anni, io e Loren ci siamo dovute trasferire da Napoli per venire qui in America a causa del lavoro dei nostri genitori.
L'ultima cosa che voglio è cambiare qualcosa di me un'altra maledettissima volta.
E comunque no, non posso andare a vivere a casa di parenti perché non potrebbero prendersi cura di me per molto tempo (e come "parenti" intendo la madre di mia madre che sta in Italia). Tra due settimane ci sarà il funerale dei miei genitori. Non ce la farò mai.
<<A-ascolta-mi, qual-unque cosa a-accada, i-io ci s-sarò sempre per t-e, so-rella m-ia>> dice Loren col viso rigato dalle lacrime. Sto morendo dentro. <<Lo so, ti voglio un bene di pazzi" dico abbrancandola, cercando di reprimere le lacrime.
Nate mi si avvicina e vedo che ha gli occhi e il viso rossi e la bocca gonfia, tipico segno di un pianto.
Mi prende e mi abbraccia forte, sento la mia maglia bagnarsi di lacrime. Sto così male che che potrei vomitare.
Dopo avrei chiamato anche la nonna, chissà come starà distrutta dopo la morte della figlia.
<<Kiara, dobbiamo andare, altrimenti rischiamo di perdere il volo>> dice la signora che era arrivata dall'orfanotrofio per accompagnarmi e che aveva pagato il mio biglietto.
<<Scrivetemi>> dico, mentre mi allontano. I miei amici sono distrutti.
<<TI VERREMO A TROVARE>> mi urlano insieme da lontano. Sorrido, pur sapendo che non lo faranno.
Loro mi vogliono bene, lo so, ma i genitori non farebbero fare ai loro figli un viaggio del genere.
Genitori...
Cerco di non pensarci mentre faccio perquisire le mie valigie. Devo chiamare la nonna.
<<Pronto?>>
<<Nonna>> dico con la voce tremante.
<<Kiara! Oh mio Dio, sono così felice di sentirti>> dice lei piangendo. Lo sto facendo anche io, ma silenziosamente.
<<Mi stanno portando in un orfanotrofio di una città lontanissima, dista circa 12 ore, in California>>
<<Amore mio, quanto vorrei essere lì e stringerti forte>>
<<Ci vediamo al funerale>> dico senza fiato. Dall'altra parte del telefono cala il silenzio.
<<Si>> dice mia nonna prima di riattaccare. Mi sento male.
Non le ho chiesto di venire a trovarmi perché so che non è nelle condizioni di farlo, non voglio essere un peso per nessuno. L'aereo arriva e vado al posto che mi è stato assegnato, quello vicino al finestrino. Vicino a me si siede la signora che mi accompagna.
Prendo il cellulare e lo collego alle cuffie, facendo poi partire una playlist a caso. Amo la musica quasi quanto amo la danza, è una parte essenziale della mia vita. Ascolto la musica per riempire i vuoti di silenzio, per sovrastare il casino che ho nella testa, ma soprattuto, ascolto la musica per sentire parole che non mi hanno mai detto...
<<Scusi, come farò con la danza? Devi e voglio continuare>> dico alla signora vicino a me.
<< Tranquilla, da noi c'è di tutto, compresa una scuola di ballo gratuita>> risponde lei sorridendomi. Giro la testa verso il finestrino senza ricambiare il sorriso .
Il viaggio lo passo dormendo con la musica in testa.
*dopo parecchio tempo*
<<Kiara svegliati, siamo arrivati>> mi dice la signora che credo si chiami Nina.
Mi sveglio e vedo che siamo atterrati, prendiamo tutto e scendiamo dall'aereo.
<<È questa la città?>> chiedo.
<<No, per arrivare a destinazione dobbiamo prendere un taxi>>
Non dico niente fino all'uscita dall'aeroporto, quando vedo che Nina inizia a sbracciarsi per prendere un taxi. Alzo gli occhi al cielo.
Entriamo nella macchina e Nina dice la destinazione, paga e partiamo.
Arriviamo alla meta dopo una mezz'oretta, quando Nina mi guarda e dice...
<<Ti do il benvenuto a Beacon Hills!>>