1. Parli del diavolo

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«Mai più. Non so se mi hai capita, proprio mai. Spero tu mi stia ascoltando» sbuffo irritata, mentre Grace riduce in poltiglia l'ennesima mela con un gesto secco del coltello.
Ecco, questi sono esattamente i momenti in cui mi viene da sbatterle la testa contro una padella.
«Certo che ti sto ascoltando. Ti assicuro che ho sentito tutta la parte sul ragazzo francese» ridacchia lei, mentre un pezzetto di mela le sfugge dalle mani, finendo sul pavimento.
«Non é questo il punto Grace. Il punto è che-»
«Sei innamorata persa di lui, e vuoi appostarti davanti al supermercato, uhm?» mi anticipa distrattamente.
«No, vedi che non mi ascolti?!» la mia mano sbatte sul tavolo di legno, mentre lei apre un pacchetto di zucchero. «Se mai lo rincontrerò lo prenderò a pugni»
«Certo» mormora ironica.
«E poi», ignoro il suo sarcasmo e continuo a parlare, cominciando a sbucciare una mela. «È stato un maleducato. Non tornerò mai più in quel supermercato. Quindi, o ci vai tu o moriremo di fame» concludo, lasciando cadere il coltello sul tagliere con un gesto teatrale.
Beh, se comprare cibo è compito di Grace moriremo tutti di fame; io, Mops e pure lei.

«Non farne un dramma. Io te l'ho sempre detto che parli troppo. Non è una novità» replica con flemma, accendendo il gas sotto la casseruola.
Amanda, sta' calma.
Ricordati che devi arrivare al tuo primo giorno di lavoro con la fedina penale pulita.
Pulitissima.
«Beh, vi odio tutti. Tu e quel ragazzo vi siete messi contro di me. Io non parlo troppo, cerco solo di-»
«Parli troppo. Lo sanno tutti», Grace mi sorride innocente e strofina le mani in uno strofinaccio.
«Mops ti sbranerà nella notte, e io non farò nulla per fermarlo» ringhio soddisfatta della mia minaccia.
«Immagino. Sette chili di pura ferocia canina. I barboncini sono così aggressivi, del resto. È molto spaventoso mentre dorme a testa in giù con la bava sul muso, poi» ride lei, mentre io lancio un'occhiata a Mops, che russa sdraiato sul divano.
«Alla signora del terzo piano fa paura.» replico alzando le spalle. «Comunque, quell'idiota francese si meriterebbe di essere sbranato e ucciso da Mops. Lo odio» asserisco convinta.
«Ma non lo conosci neanche» obietta la mia coinquilina, lanciandomi un'occhiata indecifrabile.
«E allora? Si vede lontano un chilometro che è uno stronzo. Menomale che tra quattro milioni di persone probabilmente non lo incontrerò più» sbuffo tagliando una mela a metà con enfasi.
«Stai istigando il Karma» ridacchia Grace.
«Dico sul serio. Quando vedevo un bel ragazzo sul bus non lo incontravo più, e ora dovrei ritrovarmi tra i piedi quel francese odioso? Non incontro neanche i nostri condomini al supermercato»
«Magari si è appena trasferito in zona» suggerisce scrollando le spalle.
«Speriamo dalle parti di Termini, così lo accoltellano nel bel mezzo della notte» borbotto irata, rivivendo ogni secondo del nostro incontro e la mia figuraccia.
«La stai prendendo un po' troppo sul personale, Amà. In fondo avete avuto un picco screzio, e non vi conoscete affatto. Magari aveva avuto una giornata storta» ipotizza con noncuranza.
«Forse» acconsento. «Ma è un maleducato comunque»
«Sei impossibile»
«Già» replico scrollando le spalle. «Ad ogni modo, domani mattina mi sveglio prima per prendere il bagno per mezz'ora, devo arrivare in orario al-»
«Al tuo primo giorno di lavoro, lo so. Lo ripeti da due settimane. Ti ho pure fatto un regalo» confessa agitando il coltello mentre cerca di togliere i semini a uno spicchio.
Io non vorrei dire, eh.
Ma di questo passo ci arriviamo mutilate al primo giorno di lavoro.
«Che regalo?» chiedo curiosa.
«Niente di che, sai, sono passata dal padre di Giovanni, ieri» mormora arricciando il naso.
Aspetta cos-
«Quel Giovanni? Ha aggiustato la mia bambina?» trillo battendo le mani. Grace ride e indica il cestino per le chiavi con il coltello.
Afferro il contenitore di vimini e sgrano gli occhi vedendo le chiavi della mia amatissima Fiat 500.
«Tu sei un'angelo! Devi sposartelo quel ragazzo» urlo abbracciandola.
«Vedi di non fare altri incidenti» borbotta lei, con un sorrisino.
Io annuisco ridacchiando e poso le chiavi nel cestino, riprendendo a tagliare mele. L'ultima volta che ho guidato la mia amata macchina è stato a metà luglio, a Nettuno, dove si è fermata di punto in bianco per strada e la macchina dietro di me mi ha preso in pieno. Ne sono conseguiti litigi e parecchie imprecazioni da parte dell'uomo che mi ha tamponata, distruggendo così i miei piani per un paio di giorni in santa pace, lontana dal traffico di Roma. Per fortuna il padre del ragazzo di Grace è abituato da anni ai miei incidenti improbabili.
«Hai sentito Edoardo?» chiedo poi, con una smorfia.
Se c'è una persona con cui mio fratello si degni ancora di parlare, quello è Giovanni. Il sorriso di Grace muta subito.
«No, l'ultima volta che si sono visti è stato per saldare il conto per la sua moto» risponde smettendo di mescolare.
Brutto stronzo.
Chissà dov'è finito.
«Capisco. Beh, ne hai ancora per molto con quella roba? Vorrei uscire a comprare-» comincio io, prima di essere interrotta da un tonfo. Ci voltiamo entrambe verso la porta d'ingresso, mentre questa accusa un paio di colpi.
Oddio.
Ditemi che non sono i ladri.
Non sono pronta a morire giovane.
«I sicari»
«I ladri». Mormoriamo all'unisono, scambiandoci occhiate stranite quando ci accorgiamo di cosa abbiamo detto.
«Prendi il coltello» mi sussurra lei, impugnando il manico di una padella.
Corro vicino all'ingresso, tenendo tra le mani il primo coltello che ho trovato.
«Non quello, quello grande!» mi fa gesticolando.
«Ah, certo» sussurro prima di correre verso l'isola della cucina.
Che dire.
Tutto questo zucchero mi ha rincoglionita.
Afferro un coltello più grande e torno ad accovacciamoci all'angolo del corridoio, accanto alla porta.
«Io lo sapevo che dovevamo far mettere la doppia serratura» piagnucolo accovacciata contro il muro.
Giuro che non muoio adesso smetto di prendere in giro Grace per le sue fisse con gli assassini.
Avrei dovuto ascoltarla.
Lo aveva detto pure l'oroscopo.
«Taci, Amanda» sibila lei, con un'occhiataccia. Il rumore delle chiavi che entrano nella serratura mi costringe a prendere in mano il cellulare e a comporre il 911z
Cazzo, siamo in Italia.
Perché non c'è NCIS versione italiana?
Cos'era, il 112?
La porta si socchiude, mentre dei respiri affannati riempiono il silenzio.
Un'ombra entra in casa, mentre Grace si alza in piedi, nascosta dalla libreria.
Compongo il 112 mentre lei salta addosso all'intruso. Un rumore sordo della padella contro il cranio dell'intruso mi riempie le orecchie. Il suo corpo crolla a terra, e Grace mi guarda con gli occhi sgranati.
«Tu legalo, io chiamo la polizia!» urlo nel panico, mentre il cellulare mi scivola dalle mani finendo a terra.
«Amanda, io-»
«Veloce, Grace, prima che si riprenda»
«Amy-»
«Cosa?»
«A me sembra tanto tuo fratello» mi fa lei, con una smorfia. I miei occhi saettano fino alla figura maschile estremamente familiare a terra.
Ecco, parli del diavolo e spuntano le corna.

Ho altri sette capitoli da pubblicare di fila e poi saremo in pari con l'altro profilo😂

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