Vi assicuro che se solo potessi, impedirei a Grace anche soltanto di varcare la soglia della cucina. Non è umanamente possibile fare così tanto casino per preparare dei biscotti.
Sembra una scena post invasione zombie alla ciliegia.
Come ha fatto a far finire dell'impasto sulla porta della mia stanza?«Amy» mi saluta allegra. «Ho fatto i biscotti!» continua euforica.
Non si era notato.
Mops si alza in piedi sul divano, sventolando la coda scura.
«Giovanni ti ha chiesto di sposarlo?» alzo un sopracciglio, tenendomi alla larga dal bancone della cucina.
«Ho passato l'esame di Fisica Matematica, gruppo uno!» urla saltellando. «Ieri mi sono sbronzata, e stamattina ho preparato...beh, sembrano commestibili.» la sua felicità si spegne un po', mentre lancia un'occhiata a una teglia di biscotti informi farciti con quelle che credo siano ciliegie mezze sciolte.
Quando passerà Matematiche Complementari darà fuoco alla cucina.
È mezzo secolo che parla di quell'esame.
Da quando si è iscritta a Matematica per la precisione.«Bello» Edoardo compare dietro di me, a torso nudo. Lo fulmino con un'occhiataccia, incrociando le braccia al petto. A Grace scappa una risatina mezza isterica. È ancora ubriaca.
«Vuoi assaggiarli?» mi chiede con un sorriso dolce come il miele.
Quando è sbronza diventa la ragazza più dolce e ingenua del mondo.
E questa cosa diverte moltissimo sia me che Giovanni.
«Certo» replico avvicinandomi. Sposto un po' di ciotole sporche e mi ritaglio un posticino a sedere. Lei mi porge un paio di biscotti che ha travasato in un piattino, assieme a un bicchiere di latte.
Assaggio un biscotto, sotto gli occhi perplessi di mio fratello e quelli entusiasti di Grace.
Non è poi così male.
Manca solo di organizzazione.
Sembra un po' un sopravvissuto alla guerra in Vietnam.«Buono!» alzo un pollice, bevendo un po' di latte. Lei sfodera un'altro sorriso, battendo le mani.
«Tu ne vuoi?» chiede a Edoardo. Lui annuisce, e si siede sullo sgabello accanto al mio. Porge anche a lui un biscotto, barcollando un po'.
Edoardo addenta il sopravvissuto di guerra, con una smorfia.
Lo minaccio con lo sguardo, trapassandogli il cranio con gli occhi.
«Uhm...davvero buono» decreta con un'occhiolino. Grace ci scruta, spegnendo il suo sorriso.
Mio fratello è una banconota da sei euro.
«Avete litigato?» ci chiede addentando uno dei suoi biscotti.
«No» tuoniamo mentre lei contrae in viso in una smorfia.
«Ma fanno schifo» ridacchia abbandonando i resti della pasta frolla su un piatto. «Mi toccherà fare colazione per strada.» conclude con un sorso d'acqua.
«Che fai oggi?» mi chiede il mio consanguineo, in un blando tentativo di fare pace. Mi ha dato dell'accollo.
Non lo perdonerò così facilmente.«Fatti miei. Non t'accollà» ripeto le sue parole, prendendo un'altro sorso di latte.
«Amà, dai, scusami» biascica lui, continuando a mangiare un biscotto sopravvissuto.
«No» replico secca, distogliendo lo sguardo. «Arènitte» sbotto poi, mentre la pazza romana dentro di me tenta di prendere possesso del mio corpo.
Tranquilla e pacata, Amanda.
Come una pariolina.
Che poi, pacati, è un'eufemismo.«Daje, Amà» mi fa Grace, con una risata. Sta rinnegando il suo lato londinese ogni giorno di più.
Ridacchio anche io, scuotendo la testa.
«Non volevo darti dell'accollo. Sai che ti voglio bene» continua Edoardo, spargendo le briciole della pasta frolla in giro per il bancone.
«N'hai capito che tua sorella è incazzata con te. Devi fare qualcosa per farti perdonare» Grace scuote la testa con me, atteggiandosi nel suo pigiama azzurro.
«Te la stai a imbastì, Amà. Lo sai che sono scemo» mi fa lui, sporgendosi verso di me.
«Sì, infatti» replico amaramente.
«Davvero, scusami. Ho pagato pure la multa» mi fa sporgendo il labbro inferiore in un vano tentativo di sembrare innocente e dispiaciuto.
«Era il minimo, Edoà. Non mi piacciono tutti sti' misteri. Non so dove sei, con chi sei, però vivi con me e mi freghi la macchina» sibilo tamburellando le dita sul bancone.
«Lavoro a Testaccio. In un bar» mi fa inclinando la testa.
«Vabbè, senti, io devo andare» sbotto alzandomi. Lui mi tira per un braccio, fermandomi.
«Mi dispiace. So di essere un casino, faccio una cazzata dopo l'altra»
«Chiama mamma, per cominciare» gli dico con un'occhiata fredda. Lui sorride subito, capendo di aver fatto centro.
«Subito» mi fa schioccandomi un bacio sulla guancia. Si alza di scatto e se ne va in camera sua, lasciandomi perplessa con Grace, che ha osservato la scena in silenzio.
«Mah» pronuncia perplessa.
Già. Mah.
STAI LEGGENDO
Sugar lips
ChickLitAmanda non ha mai avuto una vita particolarmente semplice; non è esattamente fortunata, vanta la conoscenza di ottantaquattro ricette culinarie a memoria e nella sua sfigata esistenza perde e recupera suo fratello come se fosse un guanto. Riuscirest...