La mattina dopo avevo un male alla testa davvero fastidioso. Presi un'aspirina, mi cambiai ed andai al lavoro, era davvero presto, ma visto che non avevo sonno pensai fosse la scelta migliore.
Quando arrivai in centrale la Platt mi guardò come se fossi entrata in una gabbia di leoni, ma sinceramente non ci feci molto caso, insomma lei trattava sempre tutti male ed era scontrosa quindi la salutai ed entrai nel gabbiotto.
La sala era buia, pensavo che non ci fosse nessuno, ma senti un rumore provenire dalla saletta, qualcuno faceva del caffè e parlava al telefono.
Andai fino alla mia scrivania, poggiai la borsa e presi la mia bella tazza color nero opaco, e mentre mi preparavo per entrare in saletta, salutare e fare colazione, quello che mi sembrava il Sergente Voight pronunciò il mio nome.
"Charlotte, Charlotte Voight è nella squadra, nemmeno sapevo che fosse diventata un cecchino Justin, lei è qua, è a Chicago, lavora con me, lei lavora per me…"
Non ci capivo nulla, era ovvio che lavorassi qua e che avessi fatto il cecchino, ma perché parlava di me con un tono così scioccato e triste, sembrava mi conoscesse da molto più tempo, ne stava parlando con un certo Justin, ma chi cavolo è Justin?
Mi rendo conto che da quando lavoro nella squadra non capisco praticamente più nulla di ciò che succede nella mia vita, e tutto quello che succede nella mia vita è molto più caotico e problematico, dopo così poco nella squadra avevo già litigato con Will e con il mio partner, ma lasciamo perdere il momento di riflessione profonda, per svegliarmi la mattina avevo davvero bisogno di un bicchiere di succo d'arancia, quindi decisi di entrare nella stanzetta, anche se Voight stava parlando di me.
"Buongiorno, scusa se ti interrompo, ma per svegliarmi ho davvero bisogno di un bicchiere d'arancia, me ne vado subito giuro. "
"Nono, tranquilla Charlotte, me ne sarei andato comunque, devo andare a prendere Olinsky, la sua macchina si è rotta e lui non prende i taxi"
"Come non prende i taxi?"
"Non prende i taxi, non fare domande e goditi il succo."
"Va bene Henk, a più tardi"
Gesù quanto era strano Alvin.
Stavo finalmente bevendo il mio succo, era davvero delizioso, stavo vivendo il momento più bello della giornata, fino a quando alle mie spalle Jay non ha deciso di urlare come un pazzo:
"C'è qualcuno? Ehilà?? Bella gente?"
"Mio dio J smettila di urlare, ci sono solo io, ciao, buongiorno"
"Buongiorno anche a te mia splendida Scheggia, come stai?"
"Sto davvero benissimo ora che ho bevuto il mio succo, tu come stai?"
"Ora che ti vedo sto davvero molto meglio!"
Non l'aveva ancora guardato in faccia perché mi piaceva osservare la vista di Chicago dalla finestra mentre bevevo il succo, ma quando mi voltai e me lo ritrovai a 10 cm dalla faccia persi un battito e inizia ad avere la tachicardia.
Era davvero splendido quella mattina, i suoi soliti stivali da militare, jeans davvero consumati e una camicia nera che gli faceva risaltare il fisico, quella luce negli occhi mi rendeva la ragazza più felice del mondo, nessuno aveva quella luce e nessuno mi faceva annodare lo stomaco e tremare le gambe come faceva Jay.
Notai che la distanza tra i nostri nasi si stava accorciando perché J si stava avvicinando sempre di più, ero a 3 cm dalle sue labbra quando Voight entrò dalla porta strillando al telefono che avevamo un grosso caso e dovevamo andare di corsa alla scuola superiore.
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Chicago
FanfictionCharlotte è una ragazza normale, un cecchino militare che torna nella sua città natale per stare accanto al suo migliore amico Will, traumatologo del Chicago MED. Inizia il suo nuovo lavoro nel distretto 21 della polizia di Chicago, nella squadra m...