Una volta all'interno ho iniziato a pentirmi di ciò che avevo appena fatto. Sono una vera idiota, nessuno sapeva che ero nell'edificio, solo il custode mezzo rimbambito sapeva dove mi trovassi, quindi la davvero nella merda.
Visto che il danno ormai era fatto decisi di darmi una mossa ed entrare a vedere come stavano gli ostaggi.
Uscita dalla porta cercai di fare meno rumore possibile, salii le scale e svoltare a destra, mi ritrovai davanti la porta che mi separava dagli ostaggi. Purtroppo la porta non aveva una finestra, quindi non avevo nessuna possibilità di vedere se la ragazza che aveva urlato stava bene oppure no. Non sapevo davvero cosa fare, avevo iniziato a pensare che l'unica cosa da fare possa entrare.
Caricai la pistola e mi preparai a sfondare la porta in legno, quando la tasca sinistra dei miei pantaloni iniziò a vibrare, qualcuno mi stava chiamando, era Jay.
Ero nel panico, cosa dovevo dirgli? Che ero all'interno della scuola, davanti alla porta che mi separava dal pazzo con la pistola? Dopo avergli pronunciato quelle parole potevo considerarmi morta. Forse la soluzione migliore era mentire.
"J, cosa posso fare per te?"
"Potresti dirmi dove sei finita, il custode venuto a prenderti alla finestra ma non ti ha trovato. Abbiamo bisogno del tuo parere di cecchino per capire se dal palazzo di fronte c'è l'angolazione necessaria per colpire solo una gamba al ragazzo, in modo da avere il tempo di disarmarlo mantenendo lo invita."
Merda, avevano bisogno di me, non potevo inventarmi una scusa qualsiasi, dovevo per forza dire la verità e firmare così la mia condanna a morte.
"Jay, al momento non posso proprio raggiungervi, mi trovo in una situazione piuttosto complicata."
"Complicata Charlotte? Più complicata di quella in cui stiamo noi, più complicata di essere davanti ad una cartina senza sapere cosa fare e come fare per salvare delle vite?"
L'avevo ascoltato fino a lì, dopo aveva iniziato a farmi una predica di cui non ricordo una parola.
"Senti J, non mi sto facendo i fatti miei, in questo momento sono nella scuola, davanti alla porta dell'aula magna dove ci sono gli ostaggi. Sono entrata dalla finestra perché ho sentito urlare una ragazza, ti prego di non uccidermi e di non arrabbiarti, perché ho capito di aver fatto una cazzata appena ho appoggiato i piedi nella scuola."
Dall'altro capo del telefono sentivo J prepararsi ad un urlo colmo di rabbia, ma forse non mi ero resa conto che, per tutta la durata della mia confessione il mio tono di voce non aveva fatto altro che alzarsi, arrivando alle orecchie di Liam che, ciliegina sulla torta, mi puntò la pistola tra le scapole e mi disse:
"Metti giù la pistola, chiudi la chiamata, alzati lentamente e vieni con me."
Ero fottuta, e che la giornata era iniziata nel migliore dei modi…
"Va bene, stai tranquillo, nessuno vuole farti del male."
"Non me ne frega un cazzo di quello che dici, sei uno sbirro, quindi spari solo cazzate."
Detto sinceramente mi sono offesa per quello che aveva detto, ma almeno si era distratto e io avevo colto quell'occasione per mettere in tasca al cellulare senza riattaccare la chiamata.
Nell'aula sembravano stare tutti bene, il che era una cosa molto positiva, nessuno era ancora morto, non mi restava altro da fare che comunicare la notizia alla squadra.
"Liam, io non credo tu sia cattivo, insomma tutte le persone in questa stanza stanno bene, non hai fatto del male a nessuno."
"Non ancora, tutti hanno fatto quello che ho chiesto, se qualcuno proverà a fare l'eroe scoprirete però come ci si sente ad avere un proiettile in testa!"
Si stava arrabbiando, dovevo provare a calmarlo ma non sapevo come fare, io non sono mai stata brava con le parole, ho sempre preferito l'azione.
Stavo andando in panico, quindi provai a chiudere gli occhi e a respirare, come facevo prima di sparare un colpo da una lunga distanza e mi ricordai così di ciò che mi aveva detto J quella mattina, fu così che smisi di pensare e inizia a parlare:
"Senti Liam, io sono un ex-cecchino degli Stati Uniti, ora sono un poliziotto della squadra più importante di Chicago, se vuoi qualcosa usami come moneta di scambio, ma lascia andare gli altri ostaggi, non sono importanti, non quanto me."
Notai che la sua espressione cambiò, come se stesse davvero valutando la mia proposta, alla fine dei conti era solo un ragazzo spaventato e marmato che andava fermato.
"Va bene sbirro, facciamo come vuoi tu, se mi farai ottenere ciò che voglio te ne andrai anche tu, ma per cominciare tutti voi idioti levatevi dalle palle, andatevene."
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Chicago
FanfictionCharlotte è una ragazza normale, un cecchino militare che torna nella sua città natale per stare accanto al suo migliore amico Will, traumatologo del Chicago MED. Inizia il suo nuovo lavoro nel distretto 21 della polizia di Chicago, nella squadra m...