Dopo aver avuto quella strana conversazione con quella mietitrice decisi di raggiungere gli altri anche se non sapevo bene dove li potessi trovare, un'idea molto azzardata mi farfugliò in testa. Chiusi gli occhi e mi concentrai su odori e profumi. Ad un tratto fui investita da un insieme di odori così forti da farmi girare la testa. Sentivo l'odore del corpo di molte persone diverse, vive e morte, sentivo l'odore dei loro capelli, del loro sudore, della loro paura, della loro felicità. Sentivo l'odore del folto pelame, del fiato, delle zampe e della coda di un cane maschio, un Labrador Retriever. Sentivo l'odore della pelle di un bambino piccolo, della carne cotta al fuoco di un coniglio, dei fogli bruciati, del fumo della legna, l'odore del motore e della benzina delle macchine. Sentivo l'odore della neve nell'aria, della pioggia e del vento, degli aghi d'abete della casa che si trova dietro l'angolo svoltando a destra, sentivo l'odore del pane appena sfornato di una panetteria a circa 2 isolati da me, dell'acqua libera in movimento; e poi mi giunse una zaffata dell'odore caldo, dolce, solleticante del cappuccino e l'ebrezza della cannella al suo interno, era vicinissimo a me ma non nel tempo. C'erano troppi odori, ed io avevo troppo poco tempo. Concentrati Grace! Concentrati sull'odore ammaliante dell'acqua di colonia di Dean, dell'odore della schiuma da barba al muschio bianco di Sam, dell'inebriante sapore al cocco dei capelli di Jo o al buon sapore di birra della giacca di Ellen. Concentrati sul sapore delle loro emozioni: paura, rabbia, ansia, imbarazzo, nostalgia, amore... Poi avvertii un formicolio tra le scapole, e gli occhi mi si spalancarono: avevo fiutato una traccia, una traccia debole, inconfondibile dell'odore di un demone; una ragazza sulla ventina, probabilmente già morta, sul cui corpo era rimasto l'odore del fuoco e della polvere dell'inferno, l'odore della dannazione, quell'odore però si mischiò subito ad altri odori simili a quelli di un cane, o meglio di un Cerbero. il suo odore era simile al mio quando avevo la forma di lupa, erano tanti odori uguali, otto per la precisione,otto Cerberi ed erano intorno al demone. Quella fu la mia traccia, e fu anche la traccia che mi fece capire che i miei amici non erano soli. Mi diressi seguendo l'odore sgradevole di quel demone il quale cominciava a mischiarsi con l'odore della polvere da sparo del fucile di Dean. Bingo! Li ho trovati!
-Ehi puttana!- gridai io a gran voce verso il demone. Tutti gli altri si voltarono, ma io mi non volsi loro alcun sguardo poiché avevo gli occhi fissi su quel dannato mostro e sui Cerberi che si era portato con sé. Le puntai la mia balestra sapendo bene che non le avrei fatto più di un misero taglio se l'avessi colpita con una freccia: -Perché non riporti il tuo dannato culo demoniaco all'Inferno insieme ai tuoi fastidiosi cagnolini?!- Meg rise -Non ci posso credere, è una balestra quella che mi stai puntando? Wow, non ne vedevo una dal tempo delle streghe di Salem, devo ammettere che hai stile- -Già me lo dicono in molti- risposi io superando Ellen, Jo e Sam, posizionandomi accanto a Dean il quale mi domandò -Phobe, che ci fai qui?- -Creo un diversivo e vi salvo il culo- dissi io con affare serio. Smisi di guardare Meg per osservare più a fondo i Cerberi. I loro odori erano un misto di rabbia e paura delle anime di cui si cibavano, avevano sete di vendetta e di sangue. Erano poco più piccoli della mia forma da lupa, avrei potuto distrarli e occuparmi di loro mentre gli altri sarebbero corsi al riparo. Mi soffermai sui rumori e sentì le urla delle anime provenire dalla bocca di questi ultimi, sentivo il loro cuore pompare sangue misto al fuoco e al veleno della dannazione. Sentivo le loro unghie sfregare contro quell'asfalto ormai corroso, sentivo la loro saliva scendere sul loro pelame sudicio, sentivo il rumore del loro respiro, anch'esso bramava sangue. Sentivo il rumore dei ciottoli e dell'acqua sotto le loro zampe demoniache. Sentivo il rumore dei loro latrati trasformarsi in voce molto nitide nella mia testa le quali chiamavano il mio nome, mi dicevano di unirmi a loro, mi dicevano che da sola non potevo batterli tutti. Avevano ragione: da sola probabilmente avrei potuto ucciderne forse uno, massimo due ma gli altri mi avrebbero poi schiacciato sotto la presa dei loro canini. I loro occhi rossi mi studiavano, come se non mi conoscessero, il che è strano visto che in vita loro erano banshee. Essi cominciarono ad abbaiare e ringhiare più forte, avevano paura di me, la percepivo. Erano otto, cinque intorno a Meg, e tre sparsi intorno a noi. -Non ci posso credere! Avete portato una banshee qui a Carthage? E a quanto vedo non è una banshee qualunque, tu sei la figlia di Crolwey ed Eva giusto?- -Esattamente. Sembra che le tue bestioline non siano più spavaldi come prima...- -Così li riesci a vedere... sai è la prima volta che hanno l'onore di parlare con una banshee, e saranno anche i primi che ne uccideranno una- -Sai Meg, forse hai ragione, la balestra non servirà...- dissi io passando la mia balestra a Sam. -Pensi che un grido di morte possa fermare queste amorevoli bestioline? Lo sai vero che ben presto sarai una di loro...- disse Meg sorridendomi spavaldamente -Nah, passo.- -Mi stupisci banshee...- -E non hai ancorai visto niente-. -Che cosa dobbiamo fare?- mi domandò Dean sussurrandomi all'orecchio -Reggimi i vestiti, poi scappate... correte più veloci che potete e nascondetevi nel minimarket vicino all'incrocio- -Quanti sono Phobe?- -Otto, sono più piccoli di me, quindi posso tenerli occupati, ma voi dovete correre- -Sei impazzita? Ti farai uccidere...- -Dean, non avete altra scelta- dissi guardandolo con i miei occhi neri. Non avevo notato che quei occhi mi permettevano di vedere la vera anima di Meg attraverso i suoi occhi: vedevo il nulla. Cominciai a spogliarmi rimanendo in intimo, tempo fa avrei avuto vergogna a mettermi a nudo davanti ai miei amici, ma ora quello era l'ultimo dei miei problemi. I Cerberi cominciarono ad abbaiare più forte, in modo disordinato. Abbassai la testa e mi chinai al suolo. Non so esattamente come avrei fatto a controllare la mia nuova forma, ma ci dovevo provare: feci un respiro profondo, inspirai quell'insieme di odori e sensazioni e me ne cibai. Sentì di nuovo quell'atroce dolore alla mia colonna vertebrale e alle mie ossa, ma stavolta fu proprio quel dolore che mi caricò. Potevo percepire le mie orecchie diventare appuntite, la mia pelle diventare una pelliccia morbida e folta, sentivo il mio viso allungarsi e le mie zanne spuntare, come i miei artigli. Una miriade di odori mi investì ed io per qualche secondo avevo in mente solo l'odore della carne tra le mie zanne, carne umana. Ma poi, non appena voltai lo sguardo verso Dean, ricordai quale era il mio compito. Senza esitare egli sparò ad uno dei Cerberi per poi urlare agli altri di correre. Sentivo il mio sangue scorrere più velocemente nelle mie vene, come se stessero per esplodere da un momento all'altro. Potevo percepire il vento che mi scompigliava quel pelame bianco a cui dovevo ancora abituarmi. Due dei Cerberi si scagliarono contro di me con violenza, ma io presi per il collo il primo e lo spinsi lontano, mentre il secondo mi mordeva una zampa. Ringhiai contro tutti loro cercando di spaventarli, lo erano, ma ciò non li fermava a battersi contro una lupa più grande e forte di loro. Mi scaraventai contro il più grande degli otto e strappai con violenza ad esso la giugulare e sporcandomi di sangue: quella sensazione, mi piaceva e ne avevo bisogno. Avevo sete di sangue e di anime, quella sensazione di carne sotto i miei denti, del loro sangue che scorreva nella mia fredda e secca gola, quella sensazione mi faceva sentire viva. Uno di loro mi urtò così forte da farmi slittare molto lontano. Io di istinto, una volta ritornata in piedi, mi lanciai verso quest'ultimo facendolo cadere sotto il peso del mio corpo, tenendolo fermo con i miei artigli, strappandogli il cuore dal petto con un solo morso. Due di loro erano morti, ed io mi sentivo così forte e così potente che avevo scordato degli altri 6. Mi voltai e uno di loro mi si scaraventò addosso piantando nella carne viva della mia spalla le sue zanne, erano arrivate talmente in profondità da impedirmi di respirare; ebbi solo la forza di accennare un mugolio di dolore e di sofferenza. Voltai lo sguardo e vidi poco più distanti da me gli altri miei amici, vidi che Dean era stato attaccato da uno dei Cerberi. Quell'immagine mi diede la forza di riprendermi e di ribaltare il Cerbero che mi stava uccidendo, scaraventandolo contro una macchina, talmente forte da rompergli la colonna vertebrale. Ne rimanevano solo 5, ma io non ero in grado di continuare, era il momento di ritirarsi, altrimenti sarei diventata la loro cena. I miei amici erano entrati dentro nel minimarket come avevo detto loro. I superstiti dei Cerberi erano tutti attorno all'edificio, avevano fiutato il sangue umano, sangue che avevo fiutato anche io... Jo. Prima di ritirarmi, avrei dovuto portarli via da lì, e avrei dovuto farlo più in fretta possibile, così corsi verso di loro, fermandomi poco prima: tutti loro si voltarono ed io ululai talmente forte da spaventarli, tanto da metterli sulla difensiva. Mi fissavano ed io feci lo stesso, mostrando loro le mie zanne ormai insanguinate. Fedi capire loro che se ne dovevano andare, perché quello era il mio territorio, e non intendevo cedere alle loro minacce. Dopo qualche minuto di continui latrati e sguardi, se ne andarono. Ne fui sollevata, ma sapevo che sarebbero tornati. Il mio cuore iniziò a rallentare e i miei occhi ora erano concentrati sulle carcasse dei Cerberi che avevo ucciso. Le mie ferite erano profonde e sapevo che una volta ripresa la mia forma umana sarebbero state letali: avevo bisogno di qualcosa che mi facesse recuperare le forze per poi guarire, avevo bisogno di anime e di sangue. Zoppicando mi diressi verso i corpi dei Cerberi e uno ad uno li feci a pezzi, cibandomi di loro: pezzo per pezzo, goccia per goccia, anima per anima li feci sparire, lasciando solamente le ossa le quali li facevano sembrare creature umane, ma non lo erano, e nemmeno io. Mentre terminavo l'ultimo spuntino alzai lo sguardo verso una vetrina e fu lì che mi vidi: una grossa lupa bianca, imbrattata di sangue, del sangue dei suoi nemici, con due grandi occhi neri come l'oscurità, e zanne affilate, facevo paura persino a me stessa. Sapevo bene che quella sete di sangue non si sarebbe fermata, sapevo bene che qualunque scelta avessi fatto, avrei avuto le mani sporche del sangue di innocenti. Una voce lontana e angelica però mi fece tornare alla realtà... Castiel chiamava il mio nome. Non so dove lui fosse ma la sua voce mi fece capire che era il momento di ritornare alla mia forma umana, prima che facessi altre stragi, così una volta essermi assicurata che le mie ferite stessero guarendo mi diressi verso il minimarket. Poco a poco quel pelo, quelle zanne, quegli artigli e quegli occhi cominciavano a sparire ed io in poco tempo tornai in piedi, nella mia forma umana, nuda ma umana. I miei capelli rossi si mischiavano con il sangue che ricopriva la mia pelle pallida a tratti, pareva un buffo abito. Bussai alla porta e Dean mi aprì: mi passò la sua giacca, in modo da coprirmi e non farmi sentire il vento che colpiva la mia pelle come spade, e si voltò di scatto per rispetto. Entrai e la vidi... -no... non può essere...- dissi io con gli occhi pieni di lacrime... la mia voce, era così dolce e gentile rispetto al mio ululato -Phobe, hai fatto tutto il possibile e questo non è colpa tua- disse Jo. Le lacrime cominciarono ad attraversare il mio viso, mi voltai e mi nascosi dietro agli scaffali a piangere e ad incolparmi per non aver fatto tutto il possibile per salvare Jo. Sam mi seguì. Mi voltai e quando lui mi vide piangere notai che anche lui aveva gli occhi rossi e le guance scavate dalle lacrime, così lo abbracciai e lui ricambiò quell'abbraccio di conforto -Phobe, non è colpa tua... tu hai evitato un massacro, insomma senza di te non saremmo nemmeno qui...- -Jo però sta morendo...- -Erano in otto e tu eri sola... talvolta il nostro lavoro ci mette davanti a delle scelte e non sempre abbiamo la possibilità di salvare tutti, fidati hai fatto la cosa giusta e Jo lo sa bene questo- lo abbracciai e una voltai finito quell'abbraccio mi feci passare i vestiti. Lui si voltò ed io, una volta vestita dissi lui che si poteva rivoltare. Arrivò anche Dean guardandomi spaventato, sospirò e si lanciò verso di me abbracciandomi talmente forte che potevo sentire il suo battito che rallentava -Dean...- -Io... Ho creduto di perderti... ho creduto che non ti avrei più rivisto e ho creduto di aver infranto la mia promessa e...- -Shhh, Dean, sono qui e sono viva...- dissi io accarezzandogli il volto e raccogliendo quella piccola lacrima che stava percorrendo il suo viso -Sei ferita? che cos'è tutto questo sangue?- mostrai loro la ferita sulla spalla che pian piano si stava ricucendo -Come... come ci sei riuscita?- domandò esterrefatto il più giovane -Non lo so, ma so che questa ferita non sarebbe guarita così rapidamente se non mi fossi cibata di loro...- -con loro intendi i Cerberi?- domandò Dean -Sì esatto, sono riuscita ad ucciderne solo 3, e mi sono cibata di loro per poter recuperare le mie forza per poter guarire da queste ferite; sarebbero state mortali nella mia forma umana- -Gli altri 5 dove sono?- -Sono riuscita a spaventarli e a farli fuggire, ma torneranno, non abbiamo molto tempo...- dissi io sapendo già che la mia visione si sarebbe avverata. Decisi di non dire nulla di quella visione, percepivo che ciò che avevo detto loro li aveva già turbati fin troppo.
Sapevo bene quale fosse il mio compito, Billie me lo aveva mostrato ed io dovevo rispettare i piani al mio destino. Accompagnai i fratelli alla porta di uscita e dissi loro una mezza verità -Ragazzi, io devo rimanere con Ellen e Jo- -PHOBE NO!- dissero insieme -Ragazzi, non morirò, devo occuparmi delle loro anime...- -Phobe non puoi sapere se sopravviverai o meno... non fare questa stronzata- -Dean non potete negarmi di farlo, si tratta della mia natura, del mio compito. Jo ed Ellen devono essere portate in un posto migliore...- sapevo bene che mi sarei dovuta occupare solo di Jo, di fatto Ellen compiendo un suicidio sarebbe andata all'Inferno - Questa cosa si chiama suicidio!- -Non se uscirò prima che Ellen prema il bottone -Dean, Phobe ha ragione... non possiamo andare contro la sua natura, dobbiamo avere fede di lei... io ho fede in lei...- disse Sam abbassando lo sguardo. Entrambi mi abbracciarono forte: nessuno di noi sapeva se sarei sopravvissuta, ma sapevo che quella era la mia natura che mi chiamava. -Ci vediamo fuori- dissi io abbozzando un sorriso. Una volta chiusa la porta mi diressi verso Jo ed Ellen, i miei occhi tornarono ad essere di quel viola intenso. Jo mi guardò spalancando gli occhi, mentre Ellen sembrava non vedermi, forse non essendo la sua banshee non mi poteva vedere... -Phobe... sei, sei venuta a prendermi?- domandò con voce sottile la ragazza -Sì Jo, non avere paura... Devi solo lasciarti cullare dal mio canto...- e così dicendo mi avvicinai alla sua bocca e la baciai, liberando la sua anima. Dalle sue labbra uscì una piccola scia blu, luminosa la quale entrò nel ciondolo che mia sorella mi aveva regalato. Lo guardai e fu in quel preciso istante che capì che in quel ciondolo vi erano tutte le anime di cui avrei dovuto occuparmi. Lo strinsi forte a me dicendo -Mi prenderò cura io di te Jo, riposa in pace- mi voltai verso Ellen che quando capì che la figlia era ormai morta cominciò a piangere ed io capì che me ne dovevo andare, così mi incamminai velocemente verso la porta -Sei venuta a prendermi?- disse Ellen. Mi girai pensando parlasse con me ma parlava con un'altra ragazza, una ragazza alta, con i capelli corvino e con due grandi occhi viola come i miei, indossava un vestito nero, lungo fino alle ginocchia. Le sue labbra erano messe in risalto da un rossetto viola. Aveva al collo anch'ella un ciondolo, diverso dal mio: il ciondolo con una spada d'argento... si stava illuminando di rosso ed io capì che lei era una banshee e in quel ciondolo avrebbe riposto l'anima di Ellen. La ragazza mi guardò, entrambe eravamo scioccate nel vedere che entrambe eravamo simili. -Devi andartene- disse la ragazza misteriosa -Chi sei?- ma a quella domanda ricevetti solo un -Vattene!-. Così mi voltai e uscì dalla porta. Sam e Dean erano lì fuori, mi aspettavano con la paura che non mi avrebbero più vista.Corsi fuori lasciandomi l'esplosione alle spalle.
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ANOTHER ME // Supernatural
FanfictionPhobe conduce una vita del tutto normale agli occhi degli altri ma in realtá nessuno, nessuno tranne i suoi genitori, sa chi é realmente. Il segreto dei suoi sará al sicuro fino all'arrivo di due strani ragazzi in cittá... Sam e Dean Winchester che...