Capitolo 27

93 5 0
                                    

Erano passati ormai tre giorni da quando avevo lasciato spazio ai fratelli per cacciare da soli, mentre io mi prendevo una "pausa". Bobby era partito per dare una mano ad una coppia di suoi amici cacciatori, Ben Collins e sua moglie Kate Bennet, in Minnesota. Mi aveva detto che sarebbe tornato appena possibile, ma sapevo che non lo avrei rivisto prima di una settimana.
In quei giorni mi sentivo profondamente sola ed annoiata, ma soprattutto sola. Certo, ogni sera la trascorrevo al telefono con Sam, ma avevo bisogno di averlo al mio fianco, di averli entrambi qui con me.
Castiel, invece, non si era più fatto vivo, ma d'altronde era un angelo, sicuramente aveva problemi più grandi che badare ad una ragazzina.
Mi annoiavo tremendamente e se davvero dovevo sfruttare quei momenti di solitudine per essere produttiva e schiarire il caos che celavo all'interno della mia mente, il modo migliore per farlo era camminare.
Passeggiare mi ha sempre aiutato a mettere ordine nella mia testa complessa ma soprattutto mi ma ha sempre donato sollievo. Era come se per qualche ora il mondo fosse in modalità off ed esistessimo solo io e la natura.
Così indossai la mia solita giacca di pelle e le mie snickers e uscì di casa.
Portai con me anche il mio coltellino... solo per sicurezza.
Camminai per circa un'ora in direzione della statale. La statale di Sioux Falls si riversava su una bellissima pianura, la quale si estendeva fino ai confini dell'orizzonte. Erano circa le 3 di pomeriggio e mi stupiva il fatto che quella strada fosse così deserta...
Vi era solo una macchina più avanti, ma era ferma.
Un brivido mi percorsse la spina dorsale arrivando fino alle tempie: qualcosa aveva mi aveva attirato lì.
Continuai a camminare sapendo che se mi fossi fermata probabilmente avrei incontrato solo guai.
La macchina che avevo intravisto prima ormai era vicina e notai che accanto alla ruota anteriore sinistra vi era un giovane, un ragazzo che stava cercando di sistemare la ruota, probabilmente dopo aver forato. Ormai ero praticamente davanti a lui, ma lui non mi aveva neppure notato: era troppo concentrato a sistemare la ruota per farlo.
Feci attrito con la suola delle scarpe per potergli parlare... ero troppo timida per chiedergli "ehi scusa, sai ho un presentimento da banshee e probabilmente se sei sulla mia strada vuol dire che sei in pericolo, o lo sono io".
Alzò gli occhi dalla ruota e mi fissò quasi esterefatto.
-Ehi... scusami ma non ti avevo vista- aveva due grandi occhi azzurro cielo e i capelli biondi, con qualche ciuffo più scuro. Era in ginocchio sull'asfalto ma ciò non mi aveva impedito di notare il fatto che fosse alto e slanciato.
- Perdonami non volevo spaventarti... - dissi io sorridendo -Hai bisogno di una mano?- chiesi indicando la ruota -Oh, in realtà sì... non sono molto bravo a cambiare le ruote sgonfie, non lo sono mai stato. In effetti una mano mi farebbe comodo- notai un certo imbarazzo da parte sua, probabilmente perché si era appena reso conto  di aver ammesso qualcosa che andava contro il suo "orgoglio maschile". Mi inginocchiai accanto a lui e lo aiuti a cambiare quel pezzo della macchina ormai rotto. Ormai ci avevo fatto l'abitudine, con tutte quelle lezioni di Dean su come aggiustare una macchina, avrei potuto persino aprire un'officina di riparazioni.
Una volta terminato il lavoro mi rialzai pulendomi le ginocchia dalla ghiaglia. Il ragazzo misterioso fece lo stesso. -Ti ringrazio moltissimo...- -Nessun problema- dissi io, accorgendomi che quella sospensione probabilmente era dovuta al fatto che mi stesse chiedendo il mio nome. Sono sempre stata una frana con gli approcci di persone sconosciute.
-Come mai da queste parti? Per caso ti sei persa?- chiese lui interrompendo quel silenzio imbarazzante che si era formato nel frattempo -Passeggiavo- -Beh è una bella camminata- incise lui indicando la strada alle mie spalle con la chiave inglese che aveva ancora in mano.
Un altro brivido mi percorse, ma stavolta fu più intenso e tempestante. Mi voltai verso la strada che avevo percorso e notai che non pareva essere la statale che ricordavo.
-tutto bene?- chiese il giovane avvicinandosi -oh sisi, solo che... penso di aver perso la cognizione del tempo e del luogo... non pensavo che la statale fosse così estesa- risposi io voltandomi di scatto e indicando la strada alle mie spalle -la Statale?- -Sì esatto...- -Perdonami, non vorrei rovinare la tua passeggiata, ma  Statale è decisamente lontana da dove siamo noi... questa è la 253th di South River, vicino a Garretson- -Come?- chiesi io scioccata... come diavolo ci ero arrivata lì? insomma erano circa 7 ore di camminata a piedi, eppure mi pareva di aver viaggiato solamente per un'ora scarsa. Probabilmente ero sbiancata in viso visto che il ragazzo, poggiò la sua mano sulla mia spalla chiedendomi di nuovo se stessi bene. Fu in quel momento che ebbi un sussulto e il brivido scaturì in me in modo più vivido... Qualcosa ci stava osservando. Voltai il mio sguardo da tutte la parti, iniziai ad ansimare sentendo mille voci bisbigliare nella mia testa. Mi allontai di poco dell'autovettura per cercare di affinare il mio udito, il mio olfatto, i miei sensi per capire che cosa stesse succedendo il quel momento.
Ad un tratto sentì un suono davvero forte che mi fece tornare alla realtà: la chiave inglese che cadeva rumorosamente al suolo e le urla di dolore del ragazzo della macchina.
Mi voltai di scatto, e vidi che un uomo era appena apparso davanti a lui e stava premendo la sua mano sporca di terra sul petto del giovane, facendolo contorcere dal dolore... quell'uomo era sicuramente un fantasma.
Mi scaraventai ai piedi del giovane: in pochi frazioni di secondo afferrai la chiave inglese e la rivoltai contro al fantasma, il quale sparì nel nulla.
-Dobbiamo andarcene- dissi io allo sconosciuto cercando di aiutarlo a rialzarsi. Una volta in piedi entrammo in macchina sperando partisse. Aveva paura e ansia, stavolta lo si capiva dai suoi occhi e da come cercava in modo ossessivo e tremante di inserire la chiave nella serratura per mettere in moto l'auto. Il rumore del motore in partenza lo tranquillizzò un pochino, ma questa sua quiete interiore venne subito interrota dal mio - VAI VAI!- che urlai non appena vidi che quel fantasma era appena apparso davanti a noi. Sfrecciammo via investendo lo spettro e sperando che non ci seguisse. Mi voltai verso il retro della macchina cercando di vedere se fossimo fuori pericolo; fortunatamente non vidi alcun fantasma, ciò mi tranquillizzò.
-Oh mio Dio! Che cosa diavolo è appena successo? Chi era quello? L'ho investito? Dovremmo fermarci?- sputò il ragazzo cercando di trovare una spiegazione logica a tutto ciò che era successo. Io però non risposi, per vigliaccheria o per proteggerlo dalla realtà, non so.

Verso sera ci fermammo ad una stazione di servizio per staccare da ciò che era successo quel pomeriggio. Il ragazzo dell'auto si allontanò per prendere una boccata d'aria, mentre io rimasi all'interno della vettura. Non so che cosa volesse quel fantasma, ma sapevo bene che gli spettri hanno sempre un motivo per uccidere. Il rumore dei miei pensiero però venne frantumato dalla vibrazione del mio cellulare, e sul display apparve il nome di Sam in grande.
Forza che aspetti, rispondi Phobe!
Non ora... sto lavorando ad un caso.

ANOTHER ME  // SupernaturalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora