Capitolo 17

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Riconoscerei quella macchina dovunque!
Winchester!
appena vidi la mitica Impala di Dean, saltai giù dalla moto che Rufus, il migliore amico di Bobby, mi aveva regalato per i miei 18 anni,e corsi in fretta e furia alla porta.
Dio quanto mi sono mancati.
Aprì e chiusi subito la porta e con aria contenuta mi diressi in cucina: -Ciao ragazzi!- Sam e Dean si voltarono all'unisono. Cavolo, era passato un anno dall'ultima volta che i nostri sguardi si sono incrociati, ma è come se ne fossero trascorsi mille: entrambi erano cambiati molto, non intendo fisicamente (anche se i capelli di Sam erano sempre più lunghi e la fronte di Dean sempre più aggrottata) intendo che sembravano più adulti. Ma una cosa non era cambiata, il loro sguardo penetrante che sapeva di casa, di famiglia. Nel momento in cui si alzarono dalle rispettive sedie mi lanciai verso di loro abbracciandoli: tutto questo mi era mancato. -Phobe! ci sei mancata da morire!- disse Dean con tono esplosivo -Anche voi ragazzi mi siete mancati moltissimo! Ammettetelo, senza di me le vostre giornate sono state ultra noiose- dissi io ridendo -Ma che cosa avete combinato in questi 12 mesi di puro silenzio?- -Oh beh, nulla di che, solo fatto amicizia con un angelo che porta sempre l'impermeabile e liberato Lucifero dall'Inferno- disse ironicamente il maggiore dei due -SERIAMENTE? Certo che con voi Winchester non ci si annoia mai- terminai io la conversazione, invitandoli a spostarsi in salotto.

In quell'anno anche io mi ero data da fare... Avevo iniziato a controllare quasi del tutto i miei poteri e  imparai a controllare persino le mie visioni, purtroppo però gli incubi rimanevano. Io e Bobby ormai ci comportavamo come padre e figlia, e finalmente, lui cominciò a notare in me un talento nascosto nell'utilizzare la balestra, tanto che da quel momento mi portò sempre con lui a caccia. Anche io ero diversa... I miei lunghi capelli rossi fuoco continuavano a crescere, cambiò il mio temperamento e il mio coraggio, la mia determinazione e il mio sesto senso. Ero più forte, avevo imparato a combattere e a farmi rispettare. Ero diventata una donna ormai, o come amava definirmi Bobby, una leader. Bobby mi diceva sempre che tra le famiglie dei cacciatori c'è un detto che dice che i figli dei cacciatori nascono per diventare guerrieri, le figlie per essere leader. Non ero più quella ragazza insicura, arrabbiata con il mondo e che odiava la scuola, di quattro anni fa, non sono più Phobe Penelope Turner la carotina, ora sono Phobe Singer la cacciatrice o talvolta, la banshee. Anche sotto quell'aspetto ero migliorata di molto: aevo trascorso un anno intero a studiare dai libri chi sono le banshee imbattendomi in tante storie e leggende su di noi: per esempio, scoprì che quando le banshee al tempo dei druidi e delle rune morivano, il loro corpo veniva adagiato all'interno di una grande barca piena di fiori e oggetti legati alla vita della creatura, infine si lasciava che la corrente del mare la portasse a Valhalla, il paradiso delle anime. Scoprì di saper leggere le antiche rune e l'enochiano.Ero una nuova versione di me.

Io, Bobby, Dean e Sam trascorremmo quella sera attorno ad un falò a invocare vecchi ricordi, o meglio, loro lo facevano. Io non appartenevo a quei ricordi, non appartenevo realmente a quella famiglia: in me non solo era cambiato il modo di cacciare, in me era cambiato anche il modo di vedere quella famiglia... non fraintendetemi, io amavo quei ragazzi, ma quel senso di non appartenenza alla loro felicità era cresciuto in quell'anno. -Ho fatto delle ricerche circa 6 mesi fa, e ho trovato che la casa di Bobby si trova non molto distante da quella che a quanto pare, è la casa dove mia madre Eva mi ha partorito... dove tutto è cominciato. Non ho mai avuto realmente il coraggio di entrarci, perché sapevo bene che varcare quella porta avrebbe significato conoscere una nuova parte della mia storia, ma dietro ad essa ho scoperto una piccola laguna: è lì che mi dirigo quando voglio stare da sola. Ovviamente nessuno di loro ne era al corrente, era il mio piccolo segreto. Mentre pensavo a quanto in quel momento avrei voluto accanto a me Rachel, alzai lo sguardo verso i ragazzi... I miei uomini  pensai io sorridendo. Il mio sguardo si soffermò in particolare su quel bellissimo sorriso, genuino e unico di Sam. I suoi occhi verdi smeraldo venivano risaltati dal colore delle fiamme e la luce calda del fuoco creava delle ombre tenere sul suo volto, in quel momento Sam si voltò verso di me. Ci guardammo. Entrambi ci perdemmo nello sguardo dell'altro, era come se le nostre anime si fondessero insieme come due gocce che scorrono sullo stesso vetro, quelle gocce che non sai se si incontreranno, creandone una sola, o se prenderanno strade diverse, voltandosi senza voltarsi più. In quel momento capii che in Sam trovavo più di un fratello o un amico; in quel momento capii che quello era un vero e proprio colpo di fulmine.

Quella notte la passai insonne, in preda agli incubi e le mie più grandi paure.

Non ricordo bene cosa accadde quella notte, ma so che non riuscivo a svegliarmi da quel brutto sogno... urlai, stavolta però lo feci in un modo totalmente umano. 

Volevo svegliarmi ma non riuscivo, era come se tutto ciò che stavo sognando fosse reale, ed io ne ero intrappolata all'interno; piangevo ed ansimavo. Ad un tratto sentii la porta della mia stanza aprirsi violentemente e una voce a me familiare mi chiamava... volevo svegliarmi. Ad un tratto sentì due braccia robuste circondarmi con affetto e protezione: mi svegliai ricambiando l'abbraccio mettendogli le mani sulla schiena, facendole prima scivolare dalle spalle. Percepivo il calore del suo bacio sulla mia fronte calda, mi trattenne in quell'abbraccio forte e mi strinse a se con fare protettivo. Piansi -Shh... va tutto bene, ora ci sono io. Phobe, è tutto finito, era solo un brutto sogno- diceva lui accarezzandomi i capelli e lasciando che le gocce che uscivano dai miei occhi cadendo sulla sua maglietta, ammortizzando le sue parole. Piangevo, sperando che quei ricordi sparissero dalla mia mente, piangevo sperando che quell'abbraccio non finisse mai. Dean, il ragazzo dall'aspetto duro e tosto, dal cuore di pietra, in fondo era anche il ragazzo protettivo, che mi faceva le paternali come se mi conoscesse da sempre, il ragazzo che mi stava abbracciando e che stava cacciando i miei incubi. Alzai gli occhi piano e vedi Sam e Bobby accanto alla porta, e il loro sguardo perso e preoccupato... -Tornate a dormire, ci penso io a lei- diceva loro Dean rassicurandoli. Poco più tardi, dopo avermi portata del latte caldo si sedette sul letto accanto a me. Il mio sguardo era perso a fissare il vuoto. -Ti senti meglio?- mi domandò Dean appoggiandomi una mano sulla spalla -Non ne sono sicura...- -Questi incubi... ti capita spesso di farli?- -Purtroppo sì, ma solitamente li riesco a gestire, ma a quanto pare non stavolta- -Phobe sei cambiata dall'ultima volta che io e Sam ti abbiamo vista, tutti lo abbiamo notato, Bobby è preoccupato che sia la caccia a farti questo effetto e...- -Dean- lo interruppi io -C'è una cosa che ti devo dire- dissi io, decidendo che quello era il momento giusto per affrontare la realtà. 

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