Capitolo 20

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Dopo le parole di Castiel, decisi che il momento delle bugie era giunto a termine, in fondo prima o poi, lo avrebbero dovuto sapere in qualunque modo, e anzi, forse se lo avessi tenuto nascosto ancora, probabilmente lo avrebbero saputo da altri e ciò avrebbe fatto perdere loro la fiducia nei miei confronti. Presi un respiro profondo e mi diressi verso la porta d'entrata, lasciando cadere a terra il mio borsone. Nel momento in cui allungai la mano verso il pomello della porta, Dean la aprì dall'interno, ritrovandolo di fronte a me, con gli occhi sbarrati. Dean aveva parlato con Sam, e sapeva che lui aveva sentito la conversazione mia e dell'angelo, o meglio del mio protettore: non ci fu bisogno di parlare, entrambi avevamo capito ciò che era meglio fare. Entrai lasciandomi tutti i rimpianti fuori dalla porta, insieme alla mia voglia di scherzare. 

Arrivati in salotto Bobby e Sam stavano parlando, o meglio discutendo non so esattamente a proposito di che cosa, ma l'arrivo mio e del fratello maggiore interruppe la loro discussione: Sam mi guardava a stento, come se fosse deluso, come se fosse arrabbiato... beh come dargli torto, per tutto questo tempo gli avevo mentito pensando di evitargli i sensi di colpa per quella notte, ma ciò era stato un tentativo vano, un tentativo stupido e vano. Bobby si sistemò con la sedia a rotelle rivolta di fronte a me e Dean dopo avermi sussurrato che quella era la cosa giusta da fare, si andò a sedere su una sedia presa dalla cucina. Mi sistemai una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro e cominciai a dire loro tutto: sembravo un fiume, il quale quando la diga si rompe, tutta l'acqua scorre, scorre e non ha pietà di chi incontra sul suo percorso, travolge tutto e tutti senza lasciare traccia, senza rimpianti o scuse, perché è questa la sua natura... è essenziale per vivere ma può essere letale, facendoti affogare nei tuoi sogni e nelle tue paure. Fu così che la mia verità, le mie parole li affogarono, tutti e tre, senza pietà alcuna. 

Bobby sospirò insieme ad un -Dannazione Phobe-. Dean aveva cambiato sguardo, poiché lui era convinto di saper tutta la verità, ma a quanto pare sembrava rassegnato, come se mi capisse. Sam, invece, aveva lo sguardo perso e guardava fuori dalla finestra senza dire nulla, senza lasciare che il suo sguardo incrociasse il mio. -Ragazzi, lo so, sono stata una stronza a nascondervi la verità, ma io l'ho fatto per paura che mi guardaste in modo diverso, per timore che per voi diventassi un mostro, ma io non ho scelto questa vita, e soprattutto non ho chiesto io di nascere con un'anima immortale mezza demoniaca, io... volevo solo risolvere questa cosa a modo mio...- -E come? Continuando ad uccidere gente, sperando che noi stupide persone che ti vogliamo un bene dell'anima avessimo continuato a ridere e a bere birra insieme a te, senza fare domande?...- Imprecò Sam alzandosi dalla sedia e venendo verso di me. -Sam, contieniti- disse Dean cercando di bloccare la sua ira, invano. Me lo ritrovai davanti, stavolta mi fissava con quei suoi occhioni e a stento tratteneva le lacrime mentre mi puntava il dito contro, urlando -Speravi per caso che fosse qualcosa facile da nascondere? Beh, alla fine che vuoi che sia se quelli che ti hanno dato una famiglia quando non l'avevi non sanno che rischiano la pelle a starti vicina!- In quel momento sentì un dolore al petto come se quelle parole mi avessero trafitto il cuore, come se mi avessero trafitto l'anima, facevano male proprio perché stavolta erano le sue parole il fiume che straripava, ed io ci stavo affogando dentro. -Vacci piano ragazzo!- gridò Bobby. 

Mi fissava, con una aria delusa, arrabbiata e impaurita: un arcobaleno di emozioni, solo che in bianco e nero. Sentivo il suo respiro che sfiorava le mie ciocche rosse. Non avevo il coraggio di guardarlo, perché sapevo che in quegli occhi avrei visto solo ripudio nei miei confronti. -Ragazzo, perché non ti vai a prendere una boccata d'aria e ti calmi?- prese di nuovo parola il cacciatore in sedia a rotelle -Sì, hai ragione... forse è meglio che me ne vada- disse Sam tenendo incollati i suoi occhi sul mio viso ormai pallido, e costellato di quelle odiose lentiggini. Nel momento in cui si voltò, sentì il suo profumo inebriante e delicato di camicia di flanella e di caffè, con una nota leggera di dopobarba al muschio bianco, quel profumo che riconoscerei ovunque, quel profumo che sapeva di casa e di amore; sentì sbattere la porta e in quel preciso istante cominciai a piovere lacrime, come un temporale fa. Piansi in silenzio, piansi perché ero arrabbiata ma allo stesso tempo avevo paura, avevo paura di aver perso per sempre il ragazzo di cui mi sono innamorata. 

ANOTHER ME  // SupernaturalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora