CAPITOLO DUE "Eccoci qui tutti insieme"

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Emanuela pov

Aprii gli occhi a stento.

Non sapevo dov'ero. Mi sentivo solo scaraventata a destra e a sinistra, quindi pensai di essere in macchina. Brontolai qualcosa, ma le parole non uscirono scandite, uscirono solo dei versi incomprensibili. Mi resi conto di essere stesa sul sedile posteriore, e mi bruciava terribilmente la mano appoggiata sotto la mia guancia per la posizione scomoda. Aprii gli occhi completamente, ma il mio cuore accelerò improvvisamente quando sui sedili anteriori non vidi Robin o mia sorella, bensì due ragazzi che non avevo mai visto. C'era silenzio tra di loro. Il mio respiro si fece irregolare, mentre mi mettevo cautamente seduta.

-Ti sei svegliata, finalmente.- era il ragazzo dai capelli chiari e corti a parlare.

-Chi siete?- chiesi, con voce tremante, mentre iniziavano a pizzicarmi gli occhi per la paura.

-Non ti deve interessare.- mi rispose bruscamente il moro. Invece si girò verso di me l'altro ragazzo dagli occhi color castano: -Tranquilla, non ti faremo niente.-

-Non sto tranquilla!- sbottai, provando ad aprire la portiera.

-Sono bloccate.- mi informò in uno sbuffo il ragazzo dai capelli corti.

-Fatemi scendere! Chi siete?!- le lacrime iniziarono a rigare le mie guance arrossate per la paura.

-Non frignare.- mi riprese ancora il ragazzo:-Io sono Ondreaz e lui è Tony.-

-Bene, ora mettetemi giù!- gridai.

-No.- continuavo a chiedermi perché dovevo parlare proprio con Ondreaz se Tony sembrava più socievole. Per quanto potesse sembrare socievole un sequestratore.

-Perché sono qui?! Chi siete voi?!-

-Di nuovo...- si lagnò Ondreaz:-...sei qui perché ti abbiamo sequestrata, ok? Ti è chiara la cosa? Non ti faremo niente se farai la brava, nel caso contrario abbiamo una pistola e un coltellino svizzero nuovi di zecca.- ghignò:-...ma siamo sicuri che non dovremo usarli. Adesso mettiti calma, non fare versi strani, tanto non puoi scappare. Il viaggio è abbastanza lungo.-

-Vi prego...- piangevo:-...mettetemi giù...- non ero mai stata più spaventata di così.

Ondreaz accostò violentemente sul ciglio della strada:-Tony?-

-Dimmi.- gli rispose il ragazzo riccio.

-Vai dietro con lei, e falla calmare.-

-Va bene.-

In pochi attimi mi ritrovai il ragazzo a pochi centimetri da me: -Non mi calmerò solo perché il mio rapitore è seduto vicino a me!- gridai, agitando i pugni, mentre Ondreaz ripartiva.

-Vedi di calmarti. Non ci servi per forza viva.- sibilò, imboccando una stradina che saliva su per una collinetta.

Rimasi muta, ma mi venne spontanea una domanda pochi secondi dopo: -Dove mi state portando...?- le lacrime ancora scivolavano sulle mie guance.

-Al luna park.- mi prese in giro il riccio.

-Vi prego...- li implorai:-...portatemi a casa.-

-Cazzo.- sibilò ancora una volta Ondreaz.

-Stai calmo, Dre.- gli sorrise Tony:-E te, Emanuela, non ti faremo niente. Prendila come una vacanza, ok? Non ti butteremo in una cantina con pane e acqua una volta al giorno, tranquilla, ci servi solo per chiedere un riscatto. Starai in una casa molto nascosta insieme a noi ed altri tre ragazzi.-

-Vaffanculo...- appoggiai la testa al finestrino, vedendo i riflessi dei miei capelli castani bagnati sulle punte a causa delle lacrime che continuavano a scendere. Volevo cambiare vita, ma non essere rapita. E non vedevo soluzioni, Ondreaz non mi sembrava tanto il tipo che scherzasse, se aveva detto di avere una pistola ed un coltello, io ci credevo, e dato il fatto che non si era fatto scrupoli a portarmi via da casa dubitavo sul fatto che avesse paura di puntarmi un'arma contro.

Rapitore o Sindrome Di Stoccolma?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora