CAPITOLO TREDICI "La chiamano Sindrome di Stoccolma.."

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Ondreaz pov

Ero seduto sul bancone della cucina, Emanuela stava sfogliando un ricettario.

Si era fissata con la storia della torta e voleva a tutti i costi farne una. Mi aveva legato i capelli in una piccola coda all'insù con uno dei suoi elastici e mi aveva anche messo una fascia marrone. Aveva paura che un capello potesse cadere nell'impasto...e naturalmente i suoi li lasciò sciolti. Giustamente, aggiungerei.

-Red Velvet.- sorrise soddisfatta, indicandomi una torta rossa e bianca.

-E come lo fai il rosso?-

-Beh, colorante. Ne avrete un po', no?-

-Beh...no. E comunque se ci vede Igor siamo fottuti.-

-E come facciamo?- fece gli occhioni dolci, così mi vidi costretto a cedere.

-Allora ho un piano. Igor va via alle quattro per affari, quindi dalle quattro abbiamo casa libera. Resta il fatto che manca il colorante.-

Si sedette anche lei sul bancone, appoggiando la testa sulla mia spalla: -Beh, c'è il discount aperto, no? E' sempre aperto. E aspettando le quattro potremmo andare a prendere il colorante.-

-Vedi che quando vuoi ti applichi?- la presi in giro, scendendo dal ripiano.

-Vaffanculo.- mi sorrise, lasciandomi un piccolo bacio sulla punta del naso.

In pochi minuti raggiungemmo il discount, così dopo essere stati dieci minuti a discutere sul colorante da prendere finimmo per prendere quello fucsia perché il rosso era finito, anche se io avevo proposto il verde. Sarebbe stata tipo la torta di Shrek, ma avremmo inventato una Shrek Velvet. Versione alternativa.

Una volta arrivati a casa nascondemmo la busta e andammo a letto, facendo finta di dormire.

Cercai la sua mano, ma invece della mano mi ritrovai a stringere il suo intero corpo tra le mie braccia. Aveva appoggiato la testa al mio petto e le gambe le aveva intrecciate alle mie.

Così le diedi un bacio sulle labbra nel silenzio, quasi avendo paura di fare rumore. Nessuno dei due si decideva a parlare, e questo mi andava bene. Tutti e due zitti, stretti l'uno contro l'altra, con i battiti del cuore che correvano parallelamente. Il suo respiro caldo si appoggiava delicatamente sul mio collo, solleticandolo appena, mentre con le mie dita giocavo con le punte dei suoi capelli.

Stavo per prendere sonno quando sentii la stretta sulla mia maglietta aumentare improvvisamente per poi indebolirsi nel giro di pochi secondi, e il suo petto iniziò a muoversi irregolarmente. Non ci misi molto a capire che si trattava di un attacco d'asma.

-Tieni duro, Manu.- saltai giù dal letto, andando a prendere l'inalatore. Subito poi glielo spruzzai in bocca, nella speranza che si calmasse. Ero inginocchiato sul letto, e lei stesa su di me, sorretta dalle mie braccia. Continuava a respirare sempre più velocemente, gli spruzzi non stavano facendo effetto. I miei occhi si velarono di lacrime per il panico, mentre continuavo a scuoterla leggermente.

-Emanuela, ti prego, riprenditi!-

Spinsi per la terza volta il bottone sopra l'inalatore appena in mezzo alle sue labbra, e finalmente il respiro tornò normale.

Il suo corpo si abbandonò tra le mie braccia, e la mano che prima era stretta al collo scivolò sul fianco. Lentamente provò a tirarsi su, mugugnando ogni tanto.

-Resta qui.- le imposi, riportandola tra le mie braccia.

-Ondreaz, sto bene. Capita. Ma, aspetta...stai piangendo?-

Rapitore o Sindrome Di Stoccolma?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora