CAPITOLO OTTO "Sei il mio angelo con la pistola, Ondreaz."

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Michael pov

Eravamo seduti a tavola per la colazione.

Finalmente vedevo Emanuela mandare giù qualcosa di mattina, fino a quel giorno non aveva toccato cibo. Solo e solamente the. Si vedeva che cominciava a prendere un po' di confidenza, perciò si sentiva anche più libera. Anche nel parlare era decisamente più sciolta, e vedevo che con Tony aveva stretto davvero una bella amicizia. Anche se eravamo appena al quinto giorno di convivenza.

Verso le dieci di mattina Tony e Lil uscirono per andare a fare spesa, così io rimasi con Manu.

-Michael?- spuntò dalla porta del salotto con due o tre asciugamani in mano.

-Dimmi.-

-Vado a fare la doccia.-

-Ok. Se preferisci puoi riempirti la vasca...non so, se vuoi un po' di relax.-

-Sicuro che non disturbo?-

-Se è per questo che ti preoccupi, c'è un tappetino nuovo sotto il lavandino.-

Arrossì leggermente: -Beh, grazie...vado.-

-Vai vai.- le sorrisi, mentre lei sparì di sopra.

Ne approfittai della sua assenza per mettere un po' di ordine nello studio.

C'erano carte di tutti i tipi: fogli, bollette, fatture, ricevute, entrate, uscite. Igor era davvero un uomo incasinato. Il più ordinato tra di noi era senza dubbio Tayler, lui odiava vedere le cose fuori posto, anche se a volte era proprio lui a buttare a soqquadro la stanza. Poi vidi un foglio con la scrittura di Ondreaz:

"Emanuela Volpicella, 25 dicembre. Capelli castani, occhi castani. Morris street, 23."

Doveva essere la scheda che Igor gli aveva fatto compilare sulla prossima "vittima". Non avevo la minima idea che fosse nata il giorno di Natale. Mi immaginavo come poteva essere la sua vita. Lei diceva che era uno schifo, che nulla andava bene. Poi facevo il confronto con la nostra vita, e mi chiedevo quale fosse la peggiore. Non avevo la minima idea di come ci si sentisse ad essere ignorati dai propri genitori, sorella e fratello, perché per quanto riguardava Igor potevo dire che mi considerava fin troppo, i miei fratelli poi, beh ...eravamo una cosa unica, ed ero sicuro che nulla ci avrebbe mai diviso.

Presi un grosso contenitore e sistemai tutti i fogli che conoscevo, gli affari di Igor restavano suoi.

Così passai una buona mezz'ora, poi mi rimisi in divano.

Stavo guardando tranquillamente la tv quando un tentativo di urlare il mio nome da parte di Emanuela mi fece alzare di scatto dal divano. Sembrava che avesse usato tutto il fiato a lei disponibile per chiamarmi in quel modo, c'era qualcosa che non andava. Corsi su in bagno, ma aveva la porta chiusa a chiave: -Emanuela! Stai bene?!-

Non ricevetti risposta, sentivo solo qualche respiro sconnesso.

-MANU!-

Ancora nessuna risposta.

Con il cuore a mille cercavo di aprire la porta, ma la chiave non scattava mai, così feci la cosa che mi venne più spontanea: sfondare la porta. Nel frattempo riuscii a capire il problema, c'era solo una cosa che si ricollegava a quel grido senza fiato e a quei respiri sconnessi: asma. Però sorse un altro problema, io non avevo la minima idea di dove fosse l'inalatore. Così finché continuavo a dare spallate alla porta chiamai Ondreaz.

-Cosa vuoi Michael? Stavo dormendo!- si lamentò.

-Dove cazzo è l'inalatore di Emanuela?!- gridai.

Rapitore o Sindrome Di Stoccolma?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora