CAPITOLO DICIASSETTE "Goodbye"

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Emanuela pov

Non era per niente facile guardare Tony piangere. Non solo lui, piangevano tutti: Lill, Michael, Coreen, Hailey ed io.

Fuori dall'ospedale, dopo ore ed ore, stavamo piangendo e non c'era modo di fermare le lacrime. Ero riuscita a finire il discorso di Ondreaz in ben dieci minuti, era troppo difficile pensare che non l'avrei mai potuto rivedere.

Lui era la mia vita.

Lui era il ragazzo che amavo.

Lui era il ragazzo che mi aveva fatta innamorare.

Lui era il ragazzo antipatico ma tenero.

E lui non poteva morire.

Ma, oltre ad Ondreaz, sorse un altro problema. Ora che Igor era stato sistemato, che fine avremmo fatto noi? Lì, appoggiati alla panchina esterna dell'ospedale, mille domande tormentavano la nostra mente. Io mi chiedevo cosa avrei fatto da quel momento in poi, senza Ondreaz. Per quasi un mese era stato lui ad accendere le mie giornate: facendomi ridere, piangere, arrabbiare, innervosire, urlare, amare. Però in quel momento lui non c'era, e dovevo rendermi conto che non ci sarebbe più stato.

-Emanuela?-

Mi girai lentamente verso Tony, quasi del tutto calmo.

-Dimmi.-

-Dove...dove dormirai stanotte?-

-Tornerò a casa...però non da sola. Non è che qualcuno potrebbe venire con me? Sapete, non ho il coraggio di parlare ai miei genitori da sola, ora...ora è tutto diverso. Forse, con Ondreaz...sarebbe stato più facile.- sorrisi amaramente, avrei voluto che lui fosse lì per dirmi che sarebbe andato tutto bene, che nulla ci avrebbe mai separati veramente. Ma non tutti i suoi calcoli erano perfetti.

-Se vuoi, vengo io.- fu Tony a parlare.

Mi rivolsi prima a Hailey:-Per te va bene?-

-Certo.- mi mise una mano sulla spalla:-Non devi nemmeno chiedere.-

-Grazie...- mi strinsi a lei, a cui poi si unirono tutti gli altri. Tutti insieme, come una famiglia. Coreen inizialmente restò fuori, ma Michael la chiamò dentro con la mano, e la strinse insieme a tutti noi. In quel momento eravamo una cosa unica, tutti a sostenerci a vicenda, perché avevamo subito un colpo davvero troppo duro da superare.

I dottori, poco prima, ci dissero di tornare la mattina seguente per la notizia definitiva.

Rimanemmo lì fuori quasi un'ora prima di riuscire a calmarci tutti quanti, anche se nessuno era veramente calmo. Tutti a pensare a quel fantastico riccio che non avremmo più rivisto. Coreen avrebbe perso il suo unico vero fratello senza nemmeno conoscerlo; Hailey avrebbe perso un amico; Tony, Tayler, Lil e Michael avrebbero perso un fratello, un migliore amico, un compagno di avventure; io avrei semplicemente perso la mia vita.

Alle nove di sera ero davanti a casa mia. La macchina di mia madre era parcheggiata appena dentro il cancello, e la luce accesa in cucina e in salotto mi faceva pensare che fosse tornata a casa. Erano quasi due mesi che non vedevo mia madre e la cosa cominciava a farmi agitare.

-Sei pronta, Manu?-

-Più o meno.-

Suonai così il campanello. Si aprì la porta d'ingresso e uscì Rosie, e per poco non svenì. Chiamò immediatamente mia madre a gran voce, facendo echeggiare il "Cynthia" per tutto il quartiere. Ed ecco che la vidi. Mia madre se ne stava incredula a metà giardino, un vestito elegante le copriva fino a metà ginocchio quasi, e lo scialle le proteggeva le spalle.

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