CAPITOLO QUATTRO "Non ti lascio sola."

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Emanuela pov

Sentii dei rumori confusi. Ero parecchio intontita. Realizzai di avere la mano ancora intrecciata a quella di Ondreaz. Era bellissimo. I capelli gli ricadevano sul naso, aveva un'espressione rilassata. Le labbra erano dischiuse e il respiro era lento e regolare. Non potevo negare che non fosse un bel ragazzo. Sentivo il mio avambraccio bruciare e ne capii il motivo: quello di Ondreaz era appoggiato sul mio. Speravo che i tagli non si fossero riaperti, altrimenti sarebbero stati guai. Lanciai un'occhiata alla sveglia alle spalle del ragazzo, erano le otto e un quarto. Senza pensare gli appoggiai una mano sulla guancia, e iniziai a chiamarlo. Ci andavo piano, non volevo che si arrabbiasse se mi mettevo ad urlare:-Ondreaz...? Ondreaz?-

-Mmmh...- aprì lentamente gli occhi:-Buongiorno.-

-Buongiorno. Sono le otto e un quarto.-

-Porca miseria...dai sbrighiamoci, abbiamo un po' di cose da fare.-

-Ok...- mi affrettai a nascondere le braccia scoperte sotto le lenzuola, dovevo ricordarmi di mettere i braccialetti per dormire. Lui si alzò in fretta, prendendo dall'armadio un paio di vestiti.

-Ho controllato ieri sera.- iniziò Ondreaz: -Cambiati pure in bagno, i tuoi vestiti sono pronti.-

-Ok, grazie.-

Mi guardò, indifferente, mentre io mi dirigevo verso il bagno, dopo aver ovviamente infilato tutti i braccialetti.

Alle otto e mezza scendemmo entrambi per la colazione. Trovammo solo Michael in cucina.

-Buongiorno principessa.- mi sorrise lui.

-Buongiorno.-

-Cosa vuoi da mangiare?-

-The.-

-The?-

-The.- riconfermai.

-E da mangiare?-

-Niente.-

-Non mangi?- mi guardò stranito.

-Mi basta il the, tranquillo.-

-Come vuoi...-

Alle nove uscimmo di casa, in borsa avevamo un foglio col mio codice sanitario e alcuni dei miei ultimi esami che erano riusciti a scaricare. Con Ondreaz il dialogo era inesistente, come sottofondo c'era solo la musica della macchina. Non sapevo nemmeno io perché non parlavamo, d'accordo che tra rapitore e rapita in genere non si instauravano rapporti troppo amichevoli. Fatto sta che salimmo le scale di un edificio schifosamente bianco, fino ad arrivare ad una porta di legno. Bussai alla porta ed aprì un uomo sulla sessantina: -Emanuela Volpicella- sorrise lui: -Da quanto tempo!-

-Eh sì.- risi:-E' da un po' che non ci si vede, vero Alfred?-

-Eh già...come sei diventata grande...-

-Grazie. Hem...mi servirebbe la ricetta per l'inalatore.-

-Certo, ti faccio la solita visita.- si girò verso Ondreaz: -Lui chi è?-

-Sono...- vidi Ondreaz un attimo in palla, ma subito si riprese: -Sono il suo ragazzo. Il signor Parker non ha potuto venire per impegni di lavoro e ha mandato me.-

-Capisco...beh, entrate pure.-

Ondreaz pov

Entrammo nell'ambulatorio ancora più schifosamente bianco. C'era un lettino affiancato al muro, ed Emanuela si sedette tranquillamente.

-Bene, puoi toglierti la maglietta.- la informò Alfred. Lei mi guardò: -Ondreaz?-

-Sì?-

-Puoi girarti?!.- rise, rischiando di far saltare la recita.

Rapitore o Sindrome Di Stoccolma?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora