Ondreaz pov
Io e Tony eravamo seduti in divano nella snervante attesa dell'arrivo di Igor.
Erano le tre di notte, era scaduto da poco il tempo disponibile perché i genitori di Emanuela rispondessero. E Igor doveva arrivare con l'esito da lì a pochi minuti.
Se avessero risposto, lei se ne sarebbe andata dopo due giorni. Nel caso contrario, se ne sarebbe andata. Del tutto, però.
Sentimmo la porta aprirsi, io feci per alzarmi ma Tony mi trattenne.
-Ciao ragazzi.-
Quel mostro entrò in salotto facendo un cenno con la mano.
Mi feci subito avanti, non riuscivo più a starmene zitto: -Allora hanno risposto?-
-No.-
Mi sentii morto per qualche istante.
-Tony, lasciaci da soli un attimo.-
Il ragazzo lasciò il posto a Igor, che si mise di fronte a me.
-Sai già cosa devi fare, Ondreaz.-
-No, non lo so.-
-Tu parti tra quindici minuti e per mezzogiorno di domani sei a Londra. E la uccidi. Chiaro?-
Uccidi Emanuela.
Si era sicuramente accorto di quello che stava succedendo tra me e lei, tanto da ripetere la storia di Tony. Come al tempo aveva affidato a lui il compito di fare del male a Hailey a causa del loro rapporto, stavolta era il mio turno. Ma sapevo che non sarei mai riuscito a fare una cosa del genere. All'inizio ero convinto che tutto sarebbe finito come se nulla fosse, ora solo la mia partenza mi era costata una mano viola e un paio di guance solcate dalle lacrime che in quel momento cercavo di reprimere. Non riuscivo a capire se tutto ciò che avevo fatto con Emanuela fosse stato solo uno sbaglio.
In fondo, se avessi preso posizione avrebbe potuto dormirci Tony con lei, invece no, era toccato a me. La prima notte, quando mi chiese la mano, io non la capivo. Ero la persona che stava odiando di più in quel momento ma aveva lo stesso bisogno di un contatto fisico per riuscire a dormire. Ricordavo perfettamente come mi sentii quando capii che soffriva di autolesionismo. E mi diedi la colpa per ciò che fece la sera stessa in cui arrivò, perché cosa poteva fare una vittima di rapimento in bagno quasi cinque minuti? Anche se non la conoscevo, anche se non la potevo soffrire, anche se mi seccava guardarla negli occhi, quella notte cercai di stringere più che potevo quella piccola mano intrecciata alla mia. Anche per le notti seguenti feci così, fino a sentire il suo corpo avvicinarsi sempre di più al mio, di giorno in giorno.
Ricordavo del primo vero sorriso che le rivolsi: entrando nello studio di Frankestein, quando dissi di essere il suo ragazzo. Lì le sorrisi per la prima volta, e mi divertì molto la sua occhiataccia quando mi rifiutai di girarmi. In fondo, la recita non sarebbe durata sennò...o sbaglio?
Comunque sia, non potevo nemmeno sfiorare l'idea di fare del male a quella ragazza, perché da quando avevo imparato a conoscerla era diventata una parte fondamentale della mia vita. Anche se litigavamo ogni giorno per nulla, io non potevo dire addio a quegli occhi nocciola che mi guardavano seccati, a quei capelli scuri spesso disordinati, a quel sorriso malizioso che ogni giorno mi facevano ricordare perché la amavo.
-Non credo di poterlo fare. Non sono pronto.-
-Sei nato per questo. Ora ti prepari un revolver e con un colpo la fai fuori.- si avvicinò a me, abbassando la voce: -Io verrò con te. Se la tua amata non muore entro quarantotto ore sarai costretto a subire la sua morte in prima fila.-
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Rapitore o Sindrome Di Stoccolma?
AdventureRapitore o Sindrome di Stoccolma? Emanuela, una ragazza di Londra, distrutta da tutto ciò che le circonda, verrà rapita da Ondreaz, un giovane ragazzo che è stato trascinato, all'età di dieci anni, nella vita criminale da un adulto che lo accolse ne...