CAPITOLO UNDICI "Hazel"

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Tony pov

"Vi avevamo avvisati. Ci è stato saldata solo la metà dei soldi richiesti, ora la pagherete. Vi diamo altri cinque giorni, poi cominceremo dalla coppietta felice. Il riccio e la castana sono morti. Cinque giorni.

Vicktor & Paul O'Neil"

Merda.

Quei bastardi dovevano averci seguiti almeno nel primo pomeriggio per sapere di Ondreaz ed Emanuela, di conseguenza la sera avevano dato quel biglietto a Lil.

-Cosa facciamo?- chiesi il ragazzo mezzo ucciso.

-Non lo so. Non li abbiamo tutti quei soldi.-

-Cazzo!-

-Parla piano, che svegli i fidanzatini.-

-Beati loro che stanno nel mondo dei sogni.-

-Dovresti dormire anche tu, Tony.-

-Ah, non ci riesco.- mi lamentai, iniziando a girovagare per la stanza.

-Provaci, no? Piuttosto, che ti ha detto Igor?-

-Non sono autorizzato ad utilizzare termini di quel genere.- scherzai.

-E' stata davvero così dura?-

-Direi.- mostrai a Lil il segno della fibbia di una cintura che avevo stampato sulla schiena.

-Porca troia...Tony. Senti, noi scapperemo.-

Mi sorpresi a quanto aveva appena detto Lil.

-Scapperemo?-

-Sì, e vivremo una vita migliore. Promettilo...-

Vidi gli occhi del ragazzo che si inumidirono.

Con Lil avevo sempre avuto un rapporto particolare. In ordine di arrivo io ero il più vecchio, e lui il più giovane. Lil era sempre stato il sognatore della banda. Aveva sempre desiderato andarsene, vivere una vita migliore, trovarsi una ragazza. L'amore era uno dei suoi più grandi sogni. Me l'aveva sempre raccontato. Parlava di un amore fantastico, difficile da capire. Ne parlava solo con me, diceva che avendo vissuto quell'esperienza con Hailey ero l'unico in grado di capirlo.

-Te lo prometto.- gli spettinai i capelli con la mano: -Ma ora ti conviene dormire. Sono le nove.-

-Va bene.-

Lil pov

Perfetto.

Erano le tre di notte e tutti dormivano.

Tony era seduto a terra appoggiato al muro con la testa a penzoloni, mentre Manu era in braccio ad Ondreaz che dormiva tranquillamente.

Il problema era che io avevo un gran bisogno di andare in bagno. Porca troia.

A fatica mi allungai fino al bottoncino della campanella, e grazie a Dio riuscii a farlo scattare, e questo si illuminò per qualche istante. Non riuscivo nemmeno a tirarmi su dal letto col gesso tutto intorno a me, in più avevo una flebo attaccata al braccio, e avevo paura di staccare qualcosa. Sentii bussare appena: -Avete chiamato?-

Affilai gli occhi nel buio, ma stranamente era una voce molto più giovane del previsto.

-Hem...sì.-

-Lil, giusto?-

-Giusto.-

Accese una piccola lucetta vicino al mio letto. E credo che la sorpresa fu la più grande di quasi tutta la mia vita.

Rapitore o Sindrome Di Stoccolma?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora