Capitolo 7 - Dimenticare il passato

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Continuo a pensare a ieri sera. A quelle sue labbra morbide sulla mia fronte. Alla sua mano calda sulla mia guancia gelata.

Ai suoi occhi fissi sui miei occhi, dentro i miei occhi.

"Sveglia Giada. Ti stai perdendo in un bicchier d'acqua. Non è successo niente".

Ed in fondo, la mia coscienza ha ragione.

Per alcune scopate, in passato, sono stata molto meno in paranoia.

Ora, sono bastati dei gesti così semplici e naturali...e sono totalmente nel pallone.

Io non so cosa mi stia facendo, non so quale oscuro segreto abbia per occupare i miei pensieri così. So solo che ogni volta che cerco di far finta di nulla, in quell'esatto istante quell'uomo fa o dice qualcosa, e torno al punto di partenza.

Forza Giada, cerca di concentrarti: hai un articolo di diritto davanti agli occhi, e devi cercare di scrivere qualcosa di decente per condividere precisazioni con la stampa. Già, peccato che questo maledetto paragrafo mi sembra geroglifico: continuo a leggerlo e rileggerlo e non capisco nulla. Ogni volta peggio.

Presa dallo sconforto sbuffo esasperata e chiudo gli occhi, cercando di fare mente locale, tenendomi la testa tra le mani.

Conte: «Tutto bene? Non la vedo molto in forma oggi!».

Ah, pure spiritoso. Se ho dormito 3 ore, per dire tanto, è solo colpa tua caro mio!

«Scusi Presidente, ma questa parte è davvero difficile per me! Sul resto sono andata molto spedita e sicura, ed era interessante...ma qui non ce la faccio sto perdendo un sacco di tempo. Io mi chiedo chi ha avuto il coraggio di scrivere in questo modo...».

Conte: «L'ho scritto io, quando insegnavo in università». Ecco. Mazzata. Ma perchè non sto zitta.

Lui sorride sistemandosi i capelli. Ed io nuovamente non capisco più nulla.

Decide di alzarsi e fare il giro della scrivania, per capire direttamente quale sia il problema. Ora è accanto a me, e si è abbassato per avvicinarsi allo schermo del mio pc. Vicino, troppo vicino. E con solo la camicia addosso, il suo profumo è così inebriante che per un attimo perdo la minima facoltà mentale

Conte: «Mi legga le frasi che non le sono chiare, proviamo a risolvere assieme», e nel mentre le sue mani si appoggiano sulle mie spalle.

"Dai, cosa sarà mai. Si è solo sistemato per vedere meglio il testo".

Riesce a spiegarmi il succo del discorso, collegandolo all'articolo precedente che avevo già letto, e con qualche appunto in più ora mi è tutto più chiaro. Io l'avrei meritato un docente come lui.

L'aver superato questo piccolo scoglio mi ha tolto un grande peso e tiro un sospiro di sollievo, ringraziandolo per la sua pazienza e scusandomi per quello che ho detto poco prima sulla stesura di questo contributo scientifico.

Conte: «Nessun problema, signorina Conti! E comunque...La stavo prendendo in giro, non l'ho scritto io, ma mi diverte farle questi scherzi...».

Non è possibile. Oltre a spiritoso, anche bastardo. Mi giro lentamente per fulminarlo con lo sguardo, questa volta ha esagerato. Lui ha il viso ancora accanto alla mia spalla, ed ha un'espressione buffissima mentre cerca di trattenere la risata...ma poi non resistiamo e scoppiamo entrambi a ridere.

Appena riprendiamo fiato però...lui è ancora qui. Il viso vicinissimo al mio.

E gli occhi, quei maledetti occhi che non mi fanno ragionare. Il suo sguardo è una calamita. In realtà lo è sempre stato anche quando svogliatamente guardavo il tg, fino a pochi mesi fa, senza nemmeno conoscerlo, senza averlo mai avuto così vicino.

Il sole torna a splendere || Giuseppe Conte FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora