Capitolo 16 - ...solo per il gusto di fare pace

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Ore 21:00

Sono a casa sul mio divano, nella mia comoda tuta pantaloni e maniche corte e con una birra fresca a farmi compagnia, quando sento bussare alla porta. Alzo gli occhi al cielo, perchè dopo una giornata simile, non può che essere lui.

Ed avevo ragione, il mio intuito non sbaglia mai.

Conte: «Ti prego fammi entrare, parliamo...».

Lo lascio entrare e richiudo la porta, solamente perchè qualcun altro potrebbe vederlo, ma lo avrei lasciato volentieri sulle scale.

«Ah, adesso vai anche a far visita da quelle che sono solo delle semplici "botte e via"?» gli dico sarcastica e arrabbiata, mordendomi il labbro e tenendo le braccia incrociate.

Conte: «Lo so...hai ragione...mi sono comportato da vero stronzo, non te lo meriti».

«Bene, l'inizio mi piace, secondo me se inizi così tutti i tuoi discorsi alla nazione avrai l'Italia intera dalla tua parte», gli rispondo mentre andiamo verso la cucina ed io mi accomodo su una sedia, mentre lui rimane in piedi.

Sorride a ciò che ho appena detto e poi torna a guardarmi. I suoi occhi sono più buoni rispetto a come mi ha guardata oggi. Lo lascio continuare.

Conte: «Ascolta, non volevo dire quello che ho detto...e tu lo sai benissimo. Sai quanto sto bene quando siamo soli, sai che faccio sempre di tutto per passare del tempo con te anche solo per una cena o un film sul divano...e lo sai che non sei solo una delle tante scopate del mio passato. Perchè è proprio lì che voglio lasciare quel Giuseppe, nel passato».

Rimango zitta a fissarlo, anche se sono ancora ferita per oggi, ora vedo come mi sta parlando. Questo è il mio Giuseppe.

Si abbassa davanti a me, appoggiando le mani sulle mie ginocchia e guardandomi fisso negli occhi.

Conte: «Credo sia proprio per questo che sono scoppiato, sbagliando, oggi. Perchè stai diventando importante Giada. Lo stai diventando da quando ci siamo baciati timidamente in ufficio mesi fa, e lo diventi ogni giorno, ogni notte che passiamo abbracciati a dormire, e ogni notte che non ti ho vicino e non ci sei. E proprio perchè sei importante, ho paura per Niccolò. Ha già sofferto per la separazione tra me e sua madre, poi la rottura con Olivia alla quale si era affezionato. Quando gliel'ho spiegato, è rimasto molto deluso, l'ho visto nei suoi occhi».

Ricordo con dispiacere e tenerezza quando mi ha raccontato questa cosa di Niccolò, e abbasso la testa, mortificata e con un velo di tristezza per ciò che quel ragazzino ha passato in questi anni.

Io non voglio essere un problema.

Giuseppe mi riporta alla realtà, sollevandomi il mento e tenendo la sua mano ferma e dolce sulla mia guancia.

Conte: «Con te intorno, lo sai, non riesco ad essere risoluto come vorrei, e mio figlio lo capirebbe subito che per me non sei solo una collega come le altre. Voglio dare del tempo a questo, a me e a lui, non voglio che soffra o che tu non gli stia simpatica perchè, lasciata Olivia, mi sono buttato a capofitto in questa cosa con te. Se mi perdoni, un giorno, presto, sarà tutto più facile. Se riesci ad aspettare me e tutto il mio casino di vita...».

Io sorrido e prendo la sua mano lasciandogli un leggero bacio.

«Mi piacerebbe entrare nel tuo casino di vita, Presidente» gli dico, finalmente sorridendoci a vicenda.

Lui ci avvicina di più, arrirandomi a sè.

Conte: «Ci sei già dentro ormai Giada...» e mi bacia, prima dolcemente e poi in maniera sempre più spinta.

«No Presidente, mi spiace ma non l'avrà vinta così facilmente. Scherzi a parte, mi hai fatto davvero soffrire oggi. Mi sono sentita meno di zero...quando tu per me non sei così, lo sai. Ora ti sei spiegato, ho capito...ma non finirò a letto con te stasera dopo questo...».

Lui ride rialzandosi in piedi e porgendomi la mano per farmi alzare.

Conte: «Ci ho provato, ma mi va bene anche un film se sei d'accordo...e comunque...vedremo...» mi dice ammiccando, mentre ci accomodiamo insieme sul divano davanti la tv.

Lui arrotola le maniche della camicia fino al gomito e si accoccola su di me, sul mio petto.

Dopo un po' le sue mani finiscono sotto la mia maglietta, mentre cerco di resistere a quel tocco.

Lui ormai l'ha capito come farmi cedere, e continua ogni tanto a lasciare piccoli baci e morsi sul mio collo.

In pochi minuti la mia maglietta e i miei pantaloncini volano sul pavimento, mentre cerco di spogliarlo a mia volta, e mi lascia fare, guardandomi dall'altro in basso con uno sguardo pieno di desiderio.

Inutile dire che il film è andato avanti senza la nostra attenzione, mentre noi stavamo facendo pace a nostro modo su quel divano, abbracciandoci poi esausti ma felici, col le sue dita che percorrono la mia schiena

Conte: «Scusami...non ti farò più soffrire piccola, te lo prometto».

Io alzo leggermente la testa e lo osservo stupita: «Cosa hai detto?».

Conte: «Te lo prometto?» ha capito cosa voglio sentirmi dire, ma sta giocando col fuoco. Gli lascio uno schiaffo sul petto.

Conte: «Ahia! Mmmm....Scusami?» e ripeto lo stesso trattamento, più forte.

Conte: «Ok ok va bene...piccola».

Detto da Lui, con quella sua voce roca e profonda, sussurrato.

Guardandomi negli occhi con i capelli spettinati...è un momento che difficilmente riuscirò a eliminare dalla mente.

***

Come dicevo in fondo al capitolo precedente, questo è più ridotto rispetto agli altri per esigenze di titolo.

Ma l'ho pubblicato insieme con il precedente per non lasciarvi questo breve capitoletto tra una settimana, e poi il vuoto 😁

Buon sabato!

❣️

Il sole torna a splendere || Giuseppe Conte FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora