Capitolo 27 - La coppia del momento

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«Grazie Rocco...non sapevo a chi altro potevo rivolgermi in quella situazione...».

Sono le prime parole che riesco a dirgli, mentre lui è alla guida della sua auto personale: è arrivato al mio studio con questa per dare meno nell'occhio, entrando dal cancello interno. "Fatti trovare giù tra 10 minuti": mi aveva detto semplicemente questo al telefono, mentre cercavo di spiegargli perchè stavo chiamando proprio lui.

Da quando sono salita in macchina non ci siamo detti nulla. Lui tiene la mascella serrata e gli occhiali da sole che indossa non mi permettono di studiarne lo sguardo. Ma è irritato, forse addirittura furioso...e probabilmente con me. E nonostante tutto, lo capisco. Sta guidando da un quarto d'ora e non ho idea di dove mi stia portando, anche se a me sembra stia semplicemente fancendo un giro a vuoto per depistare qualche paparazzo nel caso in cui mi avessero vista uscire dallo studio.

Odio questi silenzi imbarazzanti, li ho sempre odiati con chiunque. Ma ora ancor di più, perchè non capisco tutta questa situazione. Vorrei sapere perchè il portavoce di Giuseppe mi odi così tanto. Voglio sentirmelo dire.

«Ascolta Rocco. Io non so perchè tu ce l'abbia tanto con me. Non voglio parlarti con astio, vorrei solo capire perchè mi hai sempre evitato in questi mesi, soprattutto da quando hai saputo di me e Giuseppe. Io spero tu sappia che non farei mai nulla per fargli del male, per metterlo in una posizione di svantaggio. Quello che è nato tra noi è stato inaspettato, ed io...io non so come abbia fatto Matteo Salvini...io ho visto Giuseppe come ha reagito...e...io non so cosa fare ora...ed ho paura di quello che vuoi dirmi perchè non voglio lasciare Giuseppe...di nuovo...io non ce la faccio...».

Butto fuori tutte queste parole come un fiume in piena, cercando alla fine di trattenere a stento le lacrime, cosa che fallisco miseramente perchè alcune cominciano già a solcare le mie guance.

Lui accosta accanto ad un parco, lontano dal centro quel che basta e, dopo aver spento la macchina, rimane per qualche secondo impassibile a guardare la strada davanti a sè, con le mani ferme sul volante. Si volta poi verso di me, togliendosi gli occhiali da sole e parlandomi, finalmente.

Rocco: «Giada, io e te abbiamo iniziato col piede sbagliato e me ne assumo tutta la responsabilità, ma sai anche che devo proteggere l'immagine pubblica del Presidente del Consiglio. Forse è proprio per questo che fin dall'inizio sono stato diffidente nei tuoi confronti: perchè Giuseppe ormai lo conosco bene, si vedeva che era sempre più preso da te...e la cosa non mi piaceva affatto. Ma poi, quando tu hai lasciato Palazzo Chigi dopo quello che era successo tra di voi, ho visto come stava. Non l'ho mai visto così con nessuna. Era un morto che camminava in quei giorni, non so nemmeno se ha dormito ma era letteralmente distrutto...».

Mentre mi dice queste parole ho una stretta al cuore a pensare a quanto, anche Giuseppe, sia stato male in quei giorni, e a quello che Rocco può aver pensato di me.

Poi continua: «...ed è lì che ho capito che lui non poteva fare a meno di te. Credi che io lo abbia aiutato a trovarti solo perchè è il mio capo? Assolutamente no! Sono una persona piuttosto fredda e razionale, ma su queste cose mi faccio da parte, non potevo sopportare di vedere il Presidente...un caro amico stare così male. Ed ora non ho nessuna intenzione di allontanarti da lui: lui ha bisogno di te, lui ti ama davvero Giada».

Quello che mi ha appena detto mi conforta e torno a respirare, lasciandolo continuare.

Rocco: «So che tutto questo può farti paura, ma so anche che non sei affatto una ragazza stupida, sarebbe successo prima o poi...certo non così, non era di certo nei piani. Ma voglio ringraziarti per aver deciso di chiamare me oggi... Giuseppe sarebbe andato su tutte le furie e avrebbe fatto una scenata arrivando di corsa, te lo immagini?».

Il sole torna a splendere || Giuseppe Conte FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora