Capitolo 23 - Il mare e una telefonata

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Domenica 2 agosto 2020

Eindhoven mi ha lasciato tanto. Ho scoperto nuovi lati di me, sono riuscita ad adattarmi in fretta a quel mondo. Ho conosciuto colleghi carinissimi con cui ora la collaborazione continuerà via Skype, ma non escludo nuovi incontri per convegni e congressi. Questa è un'esperienza che mi ha lasciato tanto. Ogni viaggio di lavoro, lungo o breve che sia, mi fa scoprire una nuova me. Sono ancor più sicura di me stessa, più fiera, più consapevole delle mie capacità.

Come tutte le belle esperienze, anche questa trasferta è terminata con un volo che mi ha riportata a casa ieri sera, nel mio Veneto. Dalla mia famiglia e dai miei amici con cui, finalmente, oggi posso festeggiare il mio 30° compleanno che a malincuore ero stata costretta a posticipare di una settimana.

Eppure...ho avuto la possibilità di arrivare a questo traguardo, quel 23 luglio, con un uomo che mai e poi mai avrei immaginato accanto in quel momento. Non lo avrei mai immaginato all'inizio dell'anno, quando ancora non lo conoscevo. E non lo avrei mai immaginato una settimana fa, quando ero convinta con quel dolore che mi attanagliava ancora, di averlo perso per sempre.

Invece Giuseppe si è spogliato della sua maschera, si è messo a nudo come mai aveva fatto. Ha preso un aereo per raggiungermi. Mi ha detto "Ti amo".

Lui ama me.

Lui. Il Presidente del Consiglio, uno degli uomini più potenti del nostro Paese, che potrebbe avere qualunque donna, una donna migliore di me...ha detto che mi ama.

Ora sono qui in spiaggia, che timidamente dopo l'emergenza Covid si sta riempendo. Dopo aver offerto come da tradizione un aperitivo agli amici di sempre per festeggiare il mio compleanno, alcuni sono rimasti sotto l'ombrellone a riposare, altri hanno deciso di fare una passeggiata. Io e Francesca, sedute sul bagnasciuga, a prendere il sole e ad osservare l'orizzonte mentre lei legge un libro.


La mia mente invece è tornata ad una settimana fa, agli ultimi istanti passati con Giuseppe.

Ricordo ancora quel mattino, dopo aver fatto l'amore, quando mi sono svegliata a letto con lui. Il lenzuolo a coprire parte dei nostri corpi ancora nudi. Le nostre gambe intrecciate. Io appoggiata a pancia in giù sul suo torace e lui, che ancora stava dormendo, con il braccio sinistro a cingermi teneramente la vita, come per non lasciarmi andar via.

Ricordo di aver alzato impercettibilmente la testa per osservarlo, ma non in maniera brusca, per non svegliarlo. Era ancora presto per lasciarlo tornare in aeroporto, così volevo godere ancora un po' di quella visione, con l'alba che faceva capolino dalla finestra che avevo dimenticato di chiudere la sera prima.

I timidi raggi di sole che gli illuminavano il viso, quel profilo che avevo imparato a conoscere a memoria. I capelli scompigliati, qualche ruga, un lieve accenno di barba. La bocca socchiusa. Mi bastava solo osservarlo per sentire il cuore battere all'impazzata. Non potevo credere di averlo di nuovo per me. Con me. Non potevo credere di essermi innamorata di un uomo di quasi 56 anni, non avrei mai pensato che uno come lui potesse stravolgermi la vita.

Eppure era successo. Si era insinuato nella mia quotidianità, con piccoli gesti, con le sue parole, con i suoi sguardi. Tutto ormai nelle mie giornate era collegato a lui, in un modo o nell'altro.

Mentre ero persa ad osservarlo, lui con gli occhi ancora chiusi e con la voce da sonno cominciò a parlare: «Da quant'è che mi stai fissando?».

Sorrisi a quella frase sussurrata, divertita dal fatto che se ne fosse accorto.

«Non lo so, ma potevi anche dirmelo che eri sveglio».

Il sole torna a splendere || Giuseppe Conte FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora