3. "La verità"

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Arrivammo davanti agli ignavi ovvero coloro che son sospesi. Chiesi a Virgilio come facessero i dannati a sopportare tutto quel dolore.
"Hanno alternative?" disse lui
"No in effetti no"
Proseguimmo e finimmo davanti al fiume Acheronte. Di Caronte nessuna traccia.
"Dov'è Caronte?"
"La sua nave si è incagliata la scorsa settimana. Ora è in fondo al fiume" disse quasi divertito.
"Allora come faremo a superarlo?"
Una barchetta galleggiava in mezzo al fiume.
"Ecco come..." dissi perplessa.
Arrivati all'altra sponda sentivo già dei lamenti...un po' strani.
I dannati urlavano ma non per il dolore. Sembravano protestare per qualcosa. Si spintonavano e urlavano. Cosa stava succedendo?
"Papè Satan papè Satan aleppe"
Conoscevo quel tizio. Pluto!
Era un demone conosciuto prima del girone degli iracondi e degli accidiosi. Avevo veramente timore che potesse accorgersi della mia presenza e infatti... appena mi vide mi corse incontro.
Virgilio lo rimproverò "Stai lontano Pluto!!"
"Stai tranquillo Virgi, non farò del male alla bambina"
"Ehm no allora" dissi facendomi coraggio " io sono la figlia di Dante Alighieri e sono qui per risolvere la questione... almeno credo"
"Dante? Ah si mi ricordo di quel perdente" disse il mostriciattolo "Non ha fatto altro che creare guai! Sei qui per lo stesso motivo?"
"Taci oppure io..."
Misi una mano sulla spalla di Virgilio. Mi guardò torvo.
"Ti sto difendendo non lo vedi?"
"Posso anche farlo da sola!"
Mi rivolsi a Pluto
"Ascoltami bene, non sono qui per creare danni tantomeno per darti fastidio. So solo che sta succedendo qualcosa di orribile ed io voglio aiutarti... se me lo concedi."
Mi guardò serio. Poi mi strinse la mano.
"Allora è meglio che ti dia da fare" poi fece un sorriso convinto.
Virgilio mi guardava a bocca aperta. Forse era sconvolto dal fatto che potessi domare un demone senza insultarlo.
Ci dirigemmo verso la folla. I dannati si accorsero di me stranamente, mi guardavano male. Sentivo i loro occhi su di me, la sofferenza di una vita che si riversava su una persona sola. Sentivo quel peso e quella frustrazione che provavano quelle persone che, colpevoli o non, si sentivano schiacciate da un regime fin troppo crudele. Me lo chiedevo sempre, per quale motivo l'inferno fosse così... infernale. Era ovvio che quel regime totalitario e diretto esclusivamente da un'entità superiore, fosse del tutto ingiusto.
Era reale? O era solo frutto dell'immaginazione di mio padre? Stavo avendo una visione...falsa? Non ne avevo idea.
Un paio di dannati, una coppia, mi venne incontro. Si tenevano per mano. Erano troppo famigliari... Paolo e Francesca!
"Noi ci conosciamo!" disse Francesca.
"No mi dispiace, voi non conoscete me ma mio padre."
I due si guardarono perplessi, un lampo negli occhi Paolo. Aveva compreso qualcosa.
"Sei sua figlia?"
Annuii sorridendo. Ricambiarono il sorriso poi Francesca mi abbracciò.
"Siamo contenti che tu sia qui" disse piangendo "Qui è tutto sbagliato"
Continuavo a non capire. Cosa era sbagliato? Visto che Virgilio non voleva darmi spiegazioni chiesi ai due.
Stavolta fu Paolo a prendere la parola.
"Vedi, tuo padre ha creato questo posto perché si aspettava una punizione per tutti i dannati. Ma il punto è... che tuo padre ha inventato questo posto non Dio! L'inferno sta crollando perché i dannati non devono soffrire, non è questo il progetto divino! La chiesa ha trasformato un racconto in realtà. Ma Dio non voleva questo. I morti, i peccatori, tutti coloro che sono stati ingiusti... Dio non aveva progettato un posto di sofferenze per loro! La realtà non è questa! Noi tutti sappiamo che non dobbiamo meritarci tutto ciò. Questo posto come la visione che stai avendo... non è reale."
"Stai dicendo che l'inferno..."
"Non esiste! Come non esiste il purgatorio. Solo il paradiso esiste! Ma non capiamo cosa ci attende veramente."
"E io cosa dovrei fare?"
Paolo e Francesca si guardarono. Non avevano una risposta.
"Cercare l'unica fonte di verità" disse una voce alle mie spalle.
Virgilio aveva sentito tutto ma non sembrava contrariato. Aveva capito che volevo sapere.
" E quale sarebbe?" chiesi incuriosita
"Il libro più famoso di tutti ma anche il meno letto... la Bibbia."
Strabuzzai gli occhi, come era possibile? Quel libro era stato proibito per anni. Non si voleva nemmeno tradurre in volgare ma non avevo mai capito il motivo. Come mai un libro così famoso... voleva essere nascosto? Forse conteneva davvero la verità.
"Virgilio...dove la troviamo una Bibbia?"
"In Paradiso"
"Allora andiamo cosa stiamo aspettando?" provai a dirigermi verso l'ingresso dell'inferno ma Virgilio mi trattenne. Mi girai infuriata.
"Che cosa significa? Perché mi trattieni? Queste persone anche se hanno fatto del male non devono soffrire per l'eternità!! L'hai sentito anche tu! Se nella Bibbia c'è la verità... allora voglio trovarla!!"
Virgilio fece una smorfia e poi mi disse: "So che vuoi aiutarci ma l'inferno è troppo pericoloso! Ed ora lo è ancora di più... la strada non è più accessibile. È rischioso intraprendere un viaggio simile!"
Mi liberai dalla sua presa.
"Cosa ti fa pensare che io non sappia quanto è pericoloso? Cosa ti fa pensare che tutto questo...non sia una bugia?! Sono pronta a rischiare la mia vita per questo. La gente deve sapere!!"
Respiravo affannosamente, avevo gli occhi lucidi... dovevo almeno provarci. Non per me, ma per l'umanità intera. Una menzogna li aveva tenuti incatenati ad un dogma... inesistente. Le fiamme e la dannazione? Se Dio è amore... perché dovrebbe dannare la gente in eterno?
Virgilio era rimasto in silenzio, Paolo e Francesca se ne stavano a distanza con la bocca aperta; perfino Pluto non osava dire nulla.
"Allora avrai bisogno di una guida" disse infine il poeta. Sorrisi trionfante.
Francesca si avvicinò a me con fare preoccupato, mi appoggiò una mano sulla spalla.
"Ascolta cara, devi stare molto attenta, l'inferno era terribile già prima, ora sarà ancora peggio, l'ordine è stato totalmente compromesso. I gironi sono scombussolati, è molto probabile che rimarrete bloccati per molto tempo. Ricorda... tu sei l'unica che può salvarci. Noi crediamo in te."
Le presi le mani: "Tranquilla farò del mio meglio"
La vidi sorridere e poi si girò piangendo, andando ad abbracciare Paolo.
Virgilio mi guardava serio, sembrava molto preoccupato.
"Allora, sei pronta a lasciare ogni speranza o tu che entri?"
Lo guardai facendo un sorrisetto forzato.
"Si, tanto so che usciremo a riveder le stelle."
Ci incamminammo verso il primo cerchio, il limbo, Virgilio non disse una parola, sapevo che fosse un tipo silenzioso ma non così tanto.
Capivo i suoi dubbi e le sue ansietà, non era la prima volta che si metteva un peso sulle spalle del genere. Potevo percepire il senso di responsabilità di una vita. Esiliato in un limbo senza speranza non era decisamente la cosa migliore per il poeta più grande di tutti i tempi (dopo mio padre ovviamente). Arrivammo di fronte al secondo cerchio. La vista era desolante. Il girone dei lussuriosi era totalmente distrutto, non sapevamo come arrivarci. Il vento continuava a soffiare e non sembrava fermarsi per noi. Non voglio mentirvi, avevo timore ma soprattutto paura di fallire. Cosa sarebbe successo all'umanità se fossi morta? Dovevo farlo, per la verità.
"Sei sicura di volerlo fare?"
"Mai stata così sicura"

Questa non è una commedia. "Inferno"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora