Mi trovavo lì, sull'orlo del precipizio. L'aria calda ed umida dell'inferno, mi ustionava il viso così come mi seccava gli occhi. Seduta sul bordo, mi tenevo le ginocchia fra le braccia. La testa viaggiava. Aspettavo che l'ansia mi divorasse di nuovo, non ero in cerca di conforto...volevo che mi colpisse, come un bastone in testa. A volte pensavo che fosse proprio l'ansia stessa a non vedere l'ora di mangiarmi. Il panico e la tristezza di prima mi aveva bloccata, arrivati al settimo cerchio, mi ero letteralmente lasciata andare. Non sapevo quanto tempo fosse passato, ma sapevo che Virgilio non si era avvicinato neanche per un istante. Io gli dissi che volevo stare da sola, lui ovviamente esitò: voleva starmi accanto. Rispettò comunque la mia decisione.
Riflettevo su quello che mi era successo. Cavalcanti, gli insulti, le lacrime. Virgilio mi aveva fatto pensare. Davo fin troppa importanza a mio padre, non che fosse sbagliato, ma tenendo in considerazione solamente la sua storia, non riuscivo ad intravedere la mia. D'altronde quello era il mio viaggio, non quello di Dante Alighieri. Chi aveva domato le tre fiere? Io. Chi aveva messo a tacere un cane gigante a tre teste? Io. Chi aveva convinto un'intera città di diavoli, a lasciarci passare? Sempre e comunque io! Ma chi ero IO? Una donna senza dote, condannata alla clausura? La figlia di un esiliato che spera in una redenzione simbolica? O semplicemente una povera illusa che crede all'immortalità della poesia? Queste domande mi frullavano in testa...chi ero io, veramente? Forse lo sapevo, o forse no? Una vita spesa girovagando per l'Italia, per poi ritrovare la mia famiglia agli sgoccioli. Cosa era stata la mia vita? Una scelta o un sacrificio? La questione era abbastanza seria. Non capivo cosa fosse veramente importante per me, per la mia famiglia...per il mio viaggio.
Mio padre...un visionario. Un poeta in cerca di un'ispirazione. Un uomo adultero simbolicamente. Il mio babbo. Ero consapevole che quella persona fosse fantastica, in ogni possibile maniera. Conoscevo tutto di lui: il suo colore preferito, il libro che aveva letto cento volte, le sue paure...i suoi segreti. Quanti ne aveva! Quanti me ne aveva confidati! Pensava non mi ricordassi nulla, ma io registravo tutto.
Probabilmente conoscevo più lui che me stessa. Ma era effettivamente un problema? Cosa era la vita se tanto sarei dovuta stare alle decisioni dei grandi, dei maschi...degli uomini. Loro imponevano legge, ovunque una donna fosse. In verità non capivo nulla dei loro sistemi. I padroni del mondo, ecco quello che credevano di essere. Sei una donna...fai il bucato, accudisci i figli e cose così. Ma chi diceva che una donna non potesse diventare un architetto, un'esploratrice, una poetessa! Nessuno poteva decidere, eppure gli uomini imponevano il loro dominio. Il vaso debole, dovrebbe essere protetto e non chiuso in cantina.
Forse questo era il mio problema. Mi sottomettevo all'autorità, ma così tanto da scomparire dietro ad una tenda trasparente. Ero invisibile a tutti, nonostante fossi figlia di un genio. Ma cosa potevo farci? Non era colpa mia se mio padre era un guelfo bianco. Non era colpa mia se tutti lo chiamavano traditore. Cosa c'entravo io col suo esilio? Mi ero dovuta allontanare dalla mia famiglia, dalla mia Firenze, dal mio mondo...per seguire chi? Mio padre, che era stato con me solo per i primi sei anni di vita. Cosa aveva fatto per me lui? Mi raccontava le sue storielle sull'inferno, su Beatrice. Ma cosa aveva fatto per me di concreto? Nulla. Lui scriveva, scriveva e basta. Tutti i giorni, ad ogni ora. Se si concedeva cinque minuti...parlava con me. Ma mai qualcosa di così profondo. Per la prima volta, la vidi in una prospettiva diversa... mio padre non mi sembrava più così mitico. Forse lo era, ma ora non aveva più così tanta importanza. Quello che contava ora, ero IO. Avrei fatto le mie scelte, i miei sbagli, qualunque cosa. Il mio viaggio all'inferno cominciava in quel momento. Ora sapevo chi fossi. Io sono Antonia Alighieri e sono una poetessa.
Virgilio interruppe i miei pensieri.
"Tutto bene, ragazzina?"
Non risposi, mi limitai ad annuire.
"Sei molto loquace..." disse Virgilio.
"Pensavo a quello che mi hai detto...ed hai ragione."
Mi guardò perplesso: "su cosa?"
"Su tutto. Questa storia parla di me non di Dante."
"Allora vai a dimostrarlo al mondo" disse sorridendo.
Balzai in piedi esclamando: "Antonia Alighieri non si limiterà a ripetere il pellegrinaggio spirituale... lo renderà ancora più fico!" Intanto agitavo il braccio su e giù, per poco non ficcavo un dito nell'occhio di Virgilio. Lui fece una risatina divertita e poi si alzò in piedi: "A proposito..."
"Dica duca"
Fece una smorfia e poi mi disse: "Che significa fico?"

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Questa non è una commedia. "Inferno"
Tarihi KurguUna volta scelta la vita monastica, Antonia Alighieri, la figlia di Dante, decide di dedicarsi alla poesia per continuare la tradizione dell'amato padre. Un giorno però, caduta in uno stato di trance, Antonia si ritrova nella selva oscura e incontra...