14. Bolgia tre: Bonifacio

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La domanda sorgeva spontanea, come fare per comunicare col paradiso? Era un'idea bizzarra, di sicuro non avrebbe funzionato. C'erano due valide ragioni per crederlo:
Uno- era impossibile vedere oltre la coltre di fumo dell'Inferno.
Due- L'Inferno era sotto terra, come si poteva raggiungere l'alto luogo?
Di sicuro avevo intenzione di escogitare un piano efficace, ma le possibilità di riuscita erano minime. Mi immaginavo cosa avrebbe detto Virgilio: "Mi sorprenderai anche stavolta vero?"
Avrei voluto averlo accanto in quel momento, ma dovevo andare avanti con o senza di lui.
La terza bolgia, una distesa di simoniaci che avevano reso la chiesa una spelonca di corrotti, i dannati stavano a testa in giù con i piedi in fiamme. Tutte quelle "candele" mi fecero venire in mente un episodio con la mia famiglia.

Era tardi, circa le sette di sera, una gelida notte d'inverno avanzava rapidamente nella nostra casa. Ero alla finestra, con la testa appoggiata sulle braccia.
"Cosa guardi piccola mia?"
Il tono allegro di mio padre mi fece balzare.
"Scusa non volevo spaventarti" mi disse con un sorriso "Cosa stai guardando?"
Gli indicai col dito del fumo, che si alzava da terra. I pochi raggi di sole rimasti, penetravano appena oltre quella nuvola nera. Mio padre mi guardò incuriosito:
"Cosa ti turba?"
"Perché accendono il fuoco a tarda sera?"
"Si bruciano i catasti di legno rimasti e l'erba secca..."
"Ma serve a qualcosa?"
"In realtà no"
Silenzio
"Ma il fumo serve ad altre cose"
"Ad esempio?" chiesi impaziente
"A mandare segnali. Quando qualcuno è in pericolo, accende un fuoco. Il fumo di certo attira l'attenzione e quella persona andrà a vedere cosa succede..."
La mia curiosità per il fumo mutò in uno strano interesse.
"Sai cos'altro brucia in questo modo?" chiese mio padre.
"L'inferno?" dissi io
"Non solo" sorrise "Ogni volta che le difficoltà incombono, c'è un fuoco interiore dentro di noi che ci fa andare avanti"
Lo guardai perplessa: "che intendi?"
"A volte devi difendere ciò in cui credi, ed è normale che ti venga un po' di timore a causa della paura dell'uomo. Ma quel fuoco dentro di noi, la fede, ci spinge a parlare agli altri di quello in cui crediamo. Quindi un giorno anche tu dovrai incendiare qualche cuore"
"Se lo dici tu papà..."
"Se sai che quello che fai è giusto, allora non c'è bisogno di avere paura"
Gli feci un sorriso, ma ero comunque confusa sul significato della sua metafora.

Tornai alla realtà, mi resi conto della difficoltà del mio piano. Come potevo fare un segnale di fumo se non si vedeva ad un palmo? Mi spremetti le meningi per un po'.
Pensa Antonia! Cosa può attirare l'attenzione?
Un paio di piedi infuocati, mi fecero venire un'idea. E se invece del semplice fumo usassi un fuoco? Mi precipitai verso una buca e cominciai ad urlare:
"Dannati ascoltate! Sono un'umile mortale che ha bisogno di comunicare col paradiso! Ho bisogno del vostro aiuto, vi prego!"
Nessuna risposta. Storsi la bocca delusa, perché non mi rispondevano?
"Dammi una buona ragione per aiutarti!"
La voce misteriosa veniva da una buca. L'unica cosa che potevo vedere era un paio di piedi. Mi avvicinai incuriosita, sbirciai allungando il collo e vidi un signore anziano a testa in giù.
"Chi siete?" chiesi al dannato
"Bonifacio VIII" disse lui
Strabuzzai gli occhi, certo che ne incontravo di personaggi!
"Non siete voi quello che ha portato la corruzione nel papato?"
"La corruzione c'è sempre stata" disse lui infastidito "E poi, per ottenere i favori di Dio, bisogna sempre trovare un modo per far funzionare le cose..."
Piegai la testa confusa: "Non penso che Dio fosse molto felice delle vostre azioni..."
"Non potete saperlo" urlò indignato
"Beh invece sì" dissi inarcando le sopracciglia "Siete all'Inferno"
L'ex pontefice cominciò a sbraitare e ad accusarmi di essere un'indemoniata. Erano parole taglienti, ma non ci diedi molto peso.
"Non vi conviene creare così tanto scompiglio, potrebbero intervenire gli ang..."
Mi bloccai un secondo, ma certo! Gli angeli accorrevano nell'inferno ogni qualvolta succedeva una disgrazia o un'insubordinazione. Ma cosa inventarsi da creare tanta confusione? Mi venne un'idea.
"Dunque, voi sostenete di aver portato l'ordine all'interno del Vaticano..."
"Esattamente ragazzina"
"Allora perché la odiavano tutti a Firenze?"
Detto fatto, Bonifacio cominciò a protestare lanciando ingiurie contro la città e diffamandola. Per lui, i Fiorentini erano una massa di ingrati, che nonostante lui avesse protetto con la sua stessa vita, lo avevano tradito e avevano preferito il governo umano a quello divino.
"Non c'è dubbio che il governo di Dio sia più giusto rispetto a quello terreno" incalzai "ma voi l'avete reso peggio di prima"
Inaspettatamente, altri dannati cominciarono a concordare con me.
"Ha ragione!"
"Rovina della chiesa!"
"Verme, infido ecclesiastico!"
Gli insulti riempirono l'aria, e la risposta di Bonifacio non si fece attendere. Si tirò su dalla buca in cui era collocato, e con i piedi ancora in fiamme continuò ad infuriarsi.
"L'eresia! È quella di cui dovete avere paura tutti voi! Non c'è luogo dove siete al riparo dal diavolo, e voglio che voi lo sappiate, verrete maledetti...tutti voi!"
La sua furia risuonava come tuoni durante un temporale, le sue parole, come frecce, si conficcavano nelle anime sparpagliate. Bonifacio aveva mostrato a tutti di che cosa fosse veramente fatto. Solo ipocrisia e menzogne, e tutto ciò che Firenze scagliava contro di lui, ritornava indietro con il doppio del peso. Le accuse erano reali e lui lo sapeva perfettamente.
Nonostante ciò continuava imperterrito nella sua autodifesa, il che scaturì una pletora di commenti da parte degli altri simoniaci.
"Tacete! Voi siete colpevoli quanto me!"
"Ma non vi rendete conto dello schifo che avete fatto?" dissi alzando la voce "Denaro per un privilegio! Dato da chi poi? Dall'uomo? Dov'è l'umiltà, la modestia, in mezzo al lusso sfrenato che vi circonda? E che dire della fratellanza e dell'uguaglianza? Guardatevi attorno, tutto ciò che dicevate agli altri di fare, voi non facevate altro che capovolgerlo. E come pensavate di darlo l'esempio? Avevate una forma di santa devozione ma vi mostravate falsi alla potenza di Dio."
Bonifacio era furibondo, stava per scagliarsi contro di me quando, il cielo si aprì. Una luce abbagliante ci accecava, scese un angelo che si posò sul primo masso che trovò.
"Cosa succede qui?" esclamò con voce tuonante. Bonifacio cominciò a tremare e balbettò qualcosa. L'angelo prima lo squadrò e poi lo rimise nella buca a testa in giù. Prima che la creatura celeste potesse fare lo stesso con me, urlai: "Vi prego fermatevi! Non sono una dannata!"
L'angelo si posò a terra e acquistò le sembianze di un uomo, nonostante ciò, si poteva comunque capire la sua essenza spirituale.
"Sono un'umile ragazza che è stata convocata qui da Dio. Beatrice deve avervene parlato..."
Rimase a pensare un attimo e poi mi chiese: "Sei per caso la figlia di Dante?"
Annuii e poi continuai: "Devo accedere al paradiso, potete aiutarmi?"
"Mi dispiace ma Dio ha dato ordini precisi al riguardo."
"Non capisco..."
"Noi angeli possiamo scendere all'Inferno, ma qualsiasi essere che risiede qui non può assolutamente accedere al paradiso, mi dispiace."
Andai in panico: "Ma non posso resistere qui ancora a lungo, la mia guida se ne è andata, e io non posso affrontare Lucifero da sola!"
"Sono desolato madamigella, ma non posso disobbedire agli ordini divini"
Abbassai lo sguardo, inevitabilmente, l'ansia salì. Come avrei fatto?
"Posso almeno sapere il vostro nome?"
"Gabriele"
"Potete riferire a Beatrice che mi sto incamminando verso il paradiso?"
"Certamente!"
Detto questo riprese il volo, e mi lasciò sola.
"Sei la figlia di Dante?" disse Bonifacio mentre bruciava nella fossa.
Non risposi.
"Quel brutto figlio di..."
Mi allontanai velocemente. Ora la paura si fece più intensa.

Questa non è una commedia. "Inferno"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora