"Hai davvero visto i tuoi genitori?"
"Si perché dovrei mentirti?"
Virgilio continuava a chiedermi i dettagli della visione. La cosa che non capiva era perché ci fosse proprio delle Vigne nel sogno. Che cosa rappresentava? Le mie spiegazioni non lo convincevano affatto, secondo lui c'era qualcosa sotto.
Inoltre, la mia guida non si dava pace sul fatto che fosse per colpa sua che subivo tutto questo male. Come poteva sentirsi colpevole di una cosa del genere?
"Sono uno stupido, è colpa mia!"
"E di cosa dovresti sentirti in colpa?"
"Beh ecco io..."
Virgilio sbiancò leggermente, non riusciva a guardarmi negli occhi. Stava per rispondere qualcosa quando, un tuono assordante rimbombò, ci mettemmo poco a realizzare l'accaduto. Non era un tuono, bensì una specie di roccia di fuoco caduta dal cielo.
"Fuoco e zolfo?"
"Abbiamo camminato troppo! Siamo nell'altra bolgia."
"Non potevi avvertirmi prima?"
"Non ce n'era motivo!"
"Certo che..."
Non feci in tempo a terminare la frase che un getto di fuoco mi sfiorò una treccia,stava letteralmente andando a fuoco. Mente cercavo di spegnere la fiamma, Virgilio mi trascinò in un punto sicuro.
"Resta qui, è l'unico punto in cui possiamo rimanere..."
"Grazie ancora eh" dissi guardando i miei capelli bruciacchiati.
"Scusami, non sapevo fossimo già arrivati. Come avrai ben notato, questo è il terzo girone e..."
"Posso parlare con uno di loro?"
Virgilio fece uno faccia preoccupata, diede un'occhiata ai "proiettili" sparati dal cielo. Mi spinse verso la bolgia, rimanendo a cinque centimetri da me.
"Se devo proteggerti, rimarrò qui appiccicato".
Senza rispondere, camminai verso i pochi dannati rimasti, non erano esposti alle intemperie ma si erano rifugiati in un posto riparato. Scorsi subito un gruppo di persone sedute in cerchio.
Un anziano signore dalla barba bianca e il corpo ossuto, parlava eloquentemente alla folla. Le sue parole ben scelte e ricercate, gli davano un'aria intellettuale. Avevo scelto la persona da interrogare.
"Perdonatemi messere, posso porvi una domanda? "
Il signore si girò verso di me, non sembrava molto entusiasta del fatto che l'avessi interrotto. Con aria seccata, ritornò a parlare con gli altri.
"Lascia stare Antonia, non ha importanza"
Non lo ascoltai, forse sarebbe stato meglio farlo.
"Signore, vi prego, una domanda veloce..."
L'uomo scattò in piedi, avanzò verso di me mettendomi spalle al muro.
"Ascoltatemi voi, chi siete per interrompere i miei discorsi filosofici? Non vi picchio solo perché siete una donna, inoltre non ho tempo da perdere con una ragazzina"
Non gliela feci passare liscia, aveva preso il toro per le corna.
"Voi siete davvero irrispettoso! Messere, sarò pure una donna, ma posso conversare civilmente con voi. E se non siete in grado di interrompere i vostri discorsi per rispondere ad una fanciulla, allora voi avete un problema!"
Il signore mi squadrò da capo a piedi. Forse era la prima volta che una donzella osava mettersi fra lui e i le sue conversazioni importanti.
"Credete di essere superiore agli altri per un po' di cultura? Guardatevi, siete nell'inferno...a cosa vi serve la cultura se non avete l'approvazione di Dio?"
"Almeno so pensare con la mia testa."
"E questo va bene... ma chi vi dice che quello che pensate sia giusto?"
"Finché non esprimo il mio pensiero, nessuno può giudicarmi"
"Ma se non esprimete i vostri dubbi, non saprete mai la verità..."
"E a che serve? Siamo destinati a soffrire, non cambierebbe nulla..."
"E chi dice che soffrire sia l'unica cosa che ci attende post mortem?"
Rimase a pensare un istante.
"Guardati attorno,a te cosa sembra?"
Serrai la mascella.
"Sapete io sono qui per cercare un libro, un libro che potrebbe cambiare la vita di tutti. Pensate che l'unica cosa che so di questo libro è che dice: la verità vi renderà liberi, quindi non pensate che valga la pena cercarla questa verità?"
Non rispose, si voltò verso gli altri dannati, che mi osservavano.
"Chi siete voi, esattamente?"
"Mi chiamo Antonia, sono un'umile monaca e aspirante poetessa."
Mi guardò torvo per un po'. Aveva il viso stanco, un volto pieno di rassegnazione e vita spesa in dottrine e filosofie antiche. Per cosa poi? Per una vita all'Inferno?
Finalmente mi resi conto di quanto effimera fosse quella che ritenevo la conoscenza. Crediamo di sapere, fingiamo di sapere...ma chi sa veramente? Conoscenza. Che cos'era quella parola? Un concetto relativo o qualcosa che sfiorava leggermente le nostre facoltà mentali? Ovunque cercassi, la conoscenza sembrava solo approssimativa. Lo vedevo con mio padre. Lui passò anni alla ricerca del sapere, del giusto governo, di qualcuno che potesse usare la conoscenza per il bene. Ne rimase sempre e comunque deluso.
Capire chi fossi veramente, mi fece realizzare di quanto fossero fragili le certezze di mio padre. La fede, la speranza, non sono ereditarie. E questo l'avevo capito. Quello che mio padre pensava di conoscere su Dio, l'aveva solo percepito. Ora avevo una coscienza, ora avevo un'identità.
Un'illuminazione eclissò sulla mia mente, era quella la verità che dovevo afferrare, per arrivare al vero obbiettivo della missione. La conoscenza. Quella non l'avevo. Né io, né mio padre, né nessun altro. Ma chi poteva darmi quella conoscenza? L'avrei scoperto.
"Voi mi ricordate uno studente che ebbi in giovane età. Era molto curioso, ma amava pensare con la sua testa."
"Immagino fosse molto diligente"
"Lo era. Durante Alighiero degli Alighieri, lui si che sapeva ragionare."
"Dio ci ha creati appositamente con la capacità di pensare, tutti possono sviluppare con il tempo uno pensiero critico"
"Si ma, lui era veramente incredibile."
Virgilio mi rivolse uno sguardo confuso. Io gli sorrisi.
"Posso sapere il vostro nome messere?"
L'uomo sembrava essersi addolcito, mi rispose tranquillamente: "Ser Brunetto Latini."
Il mio cuore fece un sobbalzo. Era veramente quel Brunetto? Il maestro di mio padre? Resistetti alla tentazione di rivelare la mia identità.
"A Firenze si parlava molto di voi..."
"Siete di Firenze?"
"Ero...venni esiliata a causa dello schieramento politico della mia famiglia. Ora vivo a Ravenna."
Ser Brunetto mi guardò con gli occhi che gli brillavano. La sua Firenze si ricordava ancora di lui.
"Signore, voi potreste indicarmi il modo di uscire dall'Inferno?"
Brunetto si avvicinò a me, mi sussurrò: "Potete scommetterci"
Virgilio e io ci sedemmo per terra vicino al maestro.
"L'Inferno purtroppo va percorso tutto, non c'è modo di trovare scorciatoie. Ma questo non deve spaventarvi, se Dio è con voi, siete al sicuro."
Sorrisi, ero consolata dal fatto che avremmo avuto un aiuto concreto.
"Ma dovrete fare attenzione a Lucifero. Se dovesse scoprire il vostro intento, potrebbe essere la fine."
"È libero?"
"Nessuno lo sa. Da quando l'inferno è stato sballato, non conosciamo la condizione del Diavolo"
Mi venne la pelle d'oca. Il pensiero che Lucifero potesse libero, mi paralizzava.
"L'unica cosa che posso consigliarvi, è non farvi ingannare. Il Diavolo fu il primo ad ingannare, e sarà disposto a farlo ancora."
"Ser Brunetto, non potremmo mai ringraziarla mai abbastanza!"
"Ma no, sono io che vi ringrazio giovane poetessa, spero riusciate nella vostra missione"
Gli strinsi la mano e proseguimmo il nostro cammino.
La vista desolante della spiaggia stracolma di carboni ardenti, era la rappresentazione vivente di come un posto, normalmente visto come meraviglioso, potesse diventare un terribile cunicolo di sciagure.
La pioggia di fuoco non cessò, ma diminuì notevolmente. Non sapevo il perché.
Questo mi fece tornare in mente il mio antico dubbio: Dio sapeva che fossimo lì?
Virgilio in qualche modo mi aveva risposto, ma non ne ero sicura.
Un'ansia terribile mi assalì, e se stessi facendo tutto quello per nulla? E se tutto ciò che avevo passato, fosse solo un scherzo della mia crisi epilettica?
"Cosa stavi per rispondere prima?" chiesi a Virgilio.
Non mi guardò, si limitò a guardare il suolo. Si morse il labbro inferiore facendo finta di non aver sentito.
"Sto parlando con te!"
Il Vate si girò indignato verso di me: "Non parlarmi in questo modo, porta rispetto!"
"E tu rispondimi" dissi serrando i pugni.
"Se dobbiamo affrontare Lucifero, dovremo collaborare"
"E lo faremo...ma tu dovresti mostrare rispetto verso un poeta sapiente! Ricordati che è solo grazie a me che non sei ancora morta!"
"Solo grazie a te?! Ma senti!" sbraitai "È da quando siamo finiti qui che ci capita di tutto e di più, e chi ha dovuto risolvere tutto? Io! E non parlarmi di sapienza, perché neanche tu sai cosa sia veramente!"
"Questo non è vero Antonia! Smettila!"
"Ti prego...secondo te perché non puoi accedere al paradiso? Perché la conoscenza umana non basta! Ma tu ti ostini a pensare di sapere tutto, anche se non sai niente!"
Le parole uscirono come una fonte d'acqua inesauribile. Non ero riuscita a controllarmi, e mi pentii di questo. Era troppo tardi per rimediare. Virgilio ora mi guardava con sdegno, l'avevo disonorato, insultato. Ero riuscita ad allontanare l'unica persona che credeva in me. E per cosa? Per la mia superbia. Il maledetto peccato che affliggeva la mia famiglia da secoli.
"Sai una cosa? Visto che sei in grado di salvarti da sola, non hai bisogno del mio aiuto."
Ora guardavo la mia guida tra la mortificazione e la durezza. Sapevo cosa sarebbe accaduto.
"Vai Antonia! L'Inferno è tutto tuo..." disse il poeta girando i tacchi "Buona fortuna"
Mi ritrovai sola in mezzo alla tempesta.
Se ne era andato.

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Questa non è una commedia. "Inferno"
HistoryczneUna volta scelta la vita monastica, Antonia Alighieri, la figlia di Dante, decide di dedicarsi alla poesia per continuare la tradizione dell'amato padre. Un giorno però, caduta in uno stato di trance, Antonia si ritrova nella selva oscura e incontra...